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 2013  marzo 12 Martedì calendario

LA GRECIA DEGLI STRACCIONI HA PETROLIO E ORO A PALATE

Un centinaio di chilometri a sudest di Salonicco, nella penisola Calcidica, immerso nei boschi di pini e larici c’è il Monte Kakavos sotto il quale, dicono, c’è un immenso giacimento di oro. Secondo la Hellenic Gold, che a dispetto del nome è per il 95% di proprietà della multinazionale canadese Canada Eldorado Gold e che ha ottenuto dai precedenti governi la concessione per l’estrazione nell’area, ci sono come minimo 3,6 milioni di once di metallo prezioso, pari a più di 100 tonnellate, che renderebbero la Grecia primo produttore europeo di oro davanti alla Finlandia. Le aziende canadesi insieme a quelle australiane che partecipano all’operazione hanno assicurato di essere in grado di estrarre in tutta la penisola Calcidica qualcosa come 425 mila once d’oro entro il 2016, per un valore di oltre 750 milioni di dollari al prezzo attuale di mercato, contro le 16 mila once prodotte dalla Grecia nel 2011.
Al largo di Patrasso, nella Grecia Occidentale a nord del Peloponneso vi sarebbero invece pozzi di petrolio che secondo le stime delle ricerche effettuate alla fine del 2011 potrebbero produrre a prezzi relativamente bassi almeno 200 milioni di barili. Lo stesso dicasi per le zone più a sud di Katakolo e più a nord di Ioannina dove si calcola si possano estrarre rispettivamente 80 milioni e 3 milioni di greggio. In pole position per lo sfruttamento ci sarebbero diverse compagnie, dalle greche Hellenic Petroleum e Energean Oil & Gas, che già sfrutta il giacimento di Kavala, alla britannica Melrose, passando per l’italiana Edison e l’altra inglese Chariot già impegnata nell’Epiro. Inoltre, secondo l’United States Geological Survey, nel mare tra Creta, Cipro, Israele e l’Egitto, ci sono circa 15 miliardi di metri cubi di gas naturale e petrolio che aspettano solo di essere estratti. Si ritiene che in totale il valore totale del petrolio in mare aperto nelle acque greche sia maggiore di 22 miliardi di barili nel Mar Ionio al largo della Grecia occidentale e più di 4 miliardi di barili nel Nord Egeo.
Tutto questo significa che se la Grecia dovesse dar fondo a tutte le risorse nascoste sotto il suo suolo e i suoi mari, in breve tempo potrebbe risolvere tutti i suoi problemi di debito e, senza esagerazione, diventare in altrettanto breve tempo una potenza economica europea. Ma in Grecia più che altrove la realtà rimane sempre ben nascosta sotto una montagna di parole, quelle dei dibattiti politici e televisivi, una montagna ancora più alta di scartoffie, quella della burocrazia, e tanta dabbenaggine, quella dei politici. Succede così che del petrolio finora non se n’è fatto nulla e che nella penisola Calcidica gli eventuali lavori di scavo nelle eventuali miniere siano fermi da un anno perché la gente del posto, che ha costituito una sorta di no - Tav locale e che l’ultima volta ha manifestato a Salonicco sabato scorso, non vuole che il loro bel paesaggio venga bucherellato dalle ruspe. In questo caso però è difficile dar loro torto, anche perché i proventi di quell’oro estratto per la maggior parte non finirebbero nelle tasche dei greci, i quali si dovrebbero accontentare di un paio di migliaia di posti di lavoro in più, che sono solo una goccia nel mare della disoccupazione.
Esemplare fu l’operazione che portò la società canadese Canada Eldorado al controllo delle miniere. Nel dicembre 2003 il governo greco rilevò il controllo della miniera dal vecchio proprietario, la TVX Hellas che chiuse il progetto dopo le proteste della popolazione locale, per poi girarne i diritti a una società greca, la Hellas Gold, fondata da tre giorni. Dopo pochi mesi il 95% delle azioni della Hellas Gold furono acquisite dalla Canadian Goldfields europea, diventata nel 2012 Canada Eldorado Gold.