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 2013  marzo 12 Martedì calendario

IL PROCESSO FARSA A DEL TURCO CROLLA TRA BUGIE E FALSE PROVE

La farsa è finita, datevi pace. A cinque anni dalle manette al­l’ex governatore abruzzese Ot­taviano Del Turco e alla disarti­colazione della sua giunta re­gionale di centrosinistra, la veri­tà su quest’inchiesta senza stracci di prove viene fuori dal­l’esame della memory card del­la macchina fotografica con la quale il supertestimone Vin­cenzo Angelini e il suo autista certifi­carono - a loro dire - il passaggio delle mazzette diretta­mente a casa Del Turco. Foto in veri­tà poco visibili, in quanto nessuna delle persone ripre­se era riconoscibi­le. Foto che già allo­ra non di­mostrava­no nulla ma che al­la procura serviro­no per ottenere gli arresti a riscontro di quanto l’impren­ditore delle clini­che private Angeli­ni aveva dichiarato a verbale insieme ad altri testimoni che con lui oggi po­trebbero rischiare l’incriminazione per false dichiara­zioni al pm prima, in tribunale poi. Fo­to che analizzate in dibattimento dall’avvocato Ca­iazza, difensore di Del Turco, e mai in cinque anni dall’accusa, certificano come quelle «pro­ve » definite «decisive» da un eu­forico procuratore capo Tri­fuoggi (insistiamo, nessun vol­to si riconosceva all’epoca) in realtà decisive sembrano esser­lo a questo punto per l’innocen­za di Del Turco.
L’analisi della numerazione progressiva delle immagini oscure, secondo quanto emer­ge dalla memoria informatica dell’apparecchio Panasonic,di­mostra che le stesse sono state scattate non quel famoso 2 no­vembre 2007, nemmeno due giorni o una settimana prima, men che meno uno, due, tre me­si addietro, bensì a più di un an­no di distanza, probabilmente a settembre 2006. Di fronte al­l’esposizione della consulenza tecnica difensiva redatta dal pe­rito Giacomo Gloria, i pm, il consulente dell’accusa e finan­co il presidente del collegio so­no rimasti visibilmente spiazza­ti. La novità che manda all’aria un processo dalle fondamenta d’argilla,che non ha trovato un euro fuori posto agli imputati, con un supertestimone rinvia­to a giudizio per bancarotta a Chieti che già i carabinieri di Pe­scara volevano arrestare, è per certi versi definitiva. Perché? Seguiteci.A verbale l’imprendi­tore Angelini racconta che do­po un anno e mezzo di incredi­bili vessazioni da parte degli amministratori della giunta Del Turco, con contestuale ver­samento di mazzette ai politici (6 milioni solo all’ex governato­re) aveva confessato all’ignara e preoccupata moglie quanto gli andava accadendo. In aula la consorte ha confermato la versione del marito, aggiungen­do che una volta venuta a cono­scenza dell’«estorsione» (sia­mo ad ottobre 2007) lo aveva convinto a documentare il tut­to. Cosa che il marito farà di lì a poco,il 2 novembre 2007. L’au­tista e le due segretarie di Ange­lini, fornendo ulteriori dettagli specifici, avevano riscontrato quella doppia versione, e cioè che per il giorno dei morti del 2007 i soldi erano stati impac­chettati e portati a casa di Del Turco a Collelongo. A doman­da della difesa (che già sapeva di avere in mano la cronologia esatta delle foto nella macchi­netta) i testimoni si erano dilun­gati nell’esposizione di circo­stanze riferibili solo a quel gior­no di novembre del 2007, arri­vando addirittura a compilare una dichiarazione scritta tre giorni dopo l’asserita dazione di denaro e giustificando il «ri­tardo » con le feste e il week end di mezzo. La foto di oltre un an­no prima spacciata per «prova regina» del novembre 2007 ri­schia di costituire non solo la prova della falsità dell’accusa ma anche quella dei testimoni. Perché può accadere che un te­ste si sbagli, anche se è difficile confondere non un giorno, ma un anno per l’altro. Più difficile è che tutti e cinque cadano in er­rore dopo aver detto perché il giorno «incriminato» era sicu­ramente il 2 novembre 2007. Ma c’è di più. Non bastasse la cronologia delle foto la difesa ha convocato il titolare dell’im­presa edile che realizzò una se­ri­e di lavori nella clinica di Ange­lini, lavori ripresi da ogni ango­latura in altre foto temporal­mente successive a quelle delle tangenti. Il teste ha riferito di aver svolto quei lavori tra l’esta­te e il novembre 2006, come pe­raltro riscontrato da fatture e at­ti giudiziari estrapolati da altre inchieste, mentre un architetto nel confermare che i lavori si svolsero nel 2006 ha aggiunto di aver visto l’autista di Angeli­ni scattare alcune foto con un macchinetta. Tutto torna. Per Angelini il peggio,però,potreb­be arrivare con l’interrogatorio del perito dell’inchiesta di Chie­ti dove l’imprenditore è a pro­cesso per bancarotta ( e dove so­no state documentate spese mi­lionarie a dir poco folli). Se l’esperto in contabilità finanzia­ria dovesse dimostrare che i sol­di prelevati dal re delle cliniche sui conti delle sue società inve­ce di terminare nelle tasche di Del Turco&Co. finivano nelle sue, allora bisognerebbe inizia­re a porsi seriamente qualche domanda sul perché si è dato credito totale alle sue parole. E perché si è indagato a senso uni­co, anche sui viaggi di Angelini a Collelongo e non su quelli di Del Turco nei giorni «incrimina­ti », visto che sempre ieri in aula, gli autisti dell’ex governatore,ri­scontrando vecchi rapporti di servizio, hanno dimostrato che il governatore abruzzese non poteva fisicamente essere dove Angelini ha giurato fosse. Il pre­sidente, sempre più esterrefat­to, ha accolto la richiesta della difesa di chiedere alla società Telepass gli estratti dell’auto di servizio di Del Turco. Così, giu­sto per offrire una prova in più alla vergogna degli scatti post datati a imperitura memory card .