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 2013  marzo 12 Martedì calendario

DA PIO X A PAPA WOITYLA IL SECOLO DEI CONCLAVI BREVI

In realtà la situazione che la Chiesa sta vivendo è straordinaria. E non solo perché oggi si apre un Conclave per eleggere un papa, mentre il suo predecessore assiste, sia pure da lontano, all’evento. È straordinaria perché il parterre di credibili candidati al Soglio di Pietro è ricco come mai lo è stato nell’ultimo secolo.

Andiamo a ritroso. Nell’aprile del 2005 i cardinali elessero Benedetto XVI. Ma a parte il cardinale argentino di origini piemontesi Bergoglio, che si trovò ad essere l’avversario del candidato tedesco, e – secondo ricostruzioni attendibili – a un certo punto chiese ai suoi elettori di desistere, non c’era un’alternativa a Joseph Ratzinger; che accettò, e solo Dio sa quanto a malincuore, di assumersi l’eredità di Giovanni Paolo II. Ratzinger, che aveva già chiesto in almeno due occasioni a Giovanni Paolo II di potersi ritirare a vita privata, era pronto alla morte del papa a dedicarsi ai suoi studi, nella casa che condivideva con il fratello in Baviera, o nella casetta dei Castelli.

E subito siamo al 1978, l’anno dei due Conclavi. Nel primo, quello seguito alla morte di Paolo VI, nell’agosto, Siri e Luciani duellarono per soli quattro scrutini, prima che il patriarca di Venezia venisse eletto; chi ne ha scritto diverge sui voti (da 102 a 96). Secondo Andreotti furono 98.

Nell’ottobre dello stesso anno fu la volta di due grandi personalità, a emergere in una battaglia epica. Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, e Giovanni Benelli, di Firenze. Siri era il candidato favorito; e come tale lo consideravano molti cardinali. Ma commise un errore forse determinante. Concesse alla «Gazzetta del Popolo», quotidiano torinese di orientamento cattolico progressista, un’intervista, che avrebbe dovuto uscire quando le porte della Sistina fossero chiuse. Ma i brani più politicamente «scorretti» furono anticipati, e i cardinali ne vennero a conoscenza. Non è improbabile che questo gli sia costato voti decisivi. Neanche il suo antagonista però riusciva a superare la cifra «critica», e fu giocoforza trovare un candidato nuovo. Che risultò Karol Wojtyla, prima papa slavo e primo papa straniero da oltre quattro secoli.

In almeno due casi il vecchio detto – chi entra papa in Conclave ne esce cardinale – è stato smentito. Giovanni Battista Montini è entrato da super favorito nel Conclave del 1963, e ne è uscito Papa. Ma il suo percorso non è stato agevole. Si era nel pieno dello scontro fra conservatori e progressisti, a Concilio aperto. Dal nuovo papa ci si aspettava che avrebbe indicato la strada che il Concilio, interrotto dalla morte di Giovanni XXIII, avrebbe dovuto prendere. Paolo VI fu eletto dopo sei scrutini; ottenne, secondo alcune fonti, 574 voti; cioè solo tre in più di quelli necessari all’elezione. Segno che l’elezione, prevista, fu contrastata; e il suo pontificato travagliato.

Il Conclave più rapido del secolo fu quello che portò al soglio di Pietro, nel marzo del 1939, Eugenio Pacelli, con il nome di Pio XII. Tre soli scrutini – un record – bastarono per portare sul Soglio di Pietro il braccio destro di Pio XI, l’ispiratore della politica anti-dittature del Papa della Conciliazione. In realtà ci sarebbe stato chi avrebbe preferito un pontefice non politico (Elia Della Costa) ma la situazione del mondo era tale che, straordinariamente, i cardinali scelsero il Segretario di Stato del pontefice scomparso.

Il caso del «papa Buono», Giovanni XXIII, è lievemente diverso; ma anche allora – siamo nel 1958 – le candidature a succedere al papa della Seconda Guerra mondiale erano poche. E anche se al patriarca di Venezia Angelo Roncalli i cardinali curiali opposero l’armeno Krikor Agagianian, e la scelta non fu facilissima, dal momento che ci vollero quattordici scrutini. Pure questo pontefice di origini contadine, e dal tratto pieno di bonomia era tutt’altro che un ingenuo. Secondo Giulio Andreotti, che lo conobbe e lo frequentò prima e dopo l’elezione il patriarca di Venezia si attendeva l’esito del Conclave. E possiamo ricordare, per analogia, che anche un altro papa di origini contadine del secolo XX, Giuseppe Sarto, salito al trono con il nome di Pio X, lasciò che lo si pensasse ingenuo. Main Conclave non lo fu affatto Il cardinal Ferrari, che era suo sostenitore, ricorda che Sarto disse in conclave: «Per l’ Austria garantisco io». Lo storico Giorgio Rumi scrive che forse «Sarto era meno celeste di quanto si creda, il candidato di Berlino e quindi di Vienna, e non il buon parroco mansueto dipinto da tanta apologetica».