Federico Rampini, la Repubblica 12/3/2013, 12 marzo 2013
WALL STREET A PROVA DI URAGANI I COMPUTER SALVERANNO LA BORSA
I computer assumeranno i comandi e “salveranno” Wall Street, al prossimo disastro naturale. Sono gli umani a chiederglielo. È questo il nuovo piano d’emergenza adottato dal New York Stock Exchange per scongiurare la paralisi che seguì all’uragano Sandy nell’ottobre scorso. La prossima volta ci penseranno i computer, prendendo le cose in mano loro. All’avvicinarsi di un uragano o altra calamità, il New York Stock Exchange (Nyse) diventerà una Borsa automatica, tutta gestita dall’informatica, senza interventi umani. Il piano anti-paralisi è il frutto di una lunga preparazione, resa obbligatoria dallo shock di Sandy. Viene chiamato anche “piano Arca”, non per evocare l’Arca di Noè ma perché questo è il nome della piattaforma elettronica che già oggi assicura un “mercato parallelo” affiancando il Nyse. Il giorno in cui il prossimo uragano colpirà Manhattan, o qualche altro disastro costringerà i dipendenti di Wall Street a restare a casa, l’entrata in vigore del “piano Arca” consentirà di proseguire transazioni di ogni titolo, di fissare valori di chiusura, di stabilire i prezzi dei fondi comuni. E quel giorno, sarà la prima volta che la Borsa antica di 221 anni si affiderà al 100% ai computer, rinunciando a qualsiasi intervento umano. Già oggi naturalmente l’informatica è regina a Wall Street, basti pensare all’inquietante sviluppo dello high frequency trading — le contrattazioni massicce e ad altissima velocità che vengono gestite da software ad hoc — e tuttavia rimane cruciale la supervisione dei trader in carne ed ossa. Con il piano d’emergenza, anche la supervisione e il controllo passerebbero nelle mani dei computer. L’effetto- Sandy non perdona. A ottobre quell’uragano fu la prima calamità naturale in 120 anni a costringere l’evacuazione e la chiusura degli scambi al Nyse. (In precedenza, il Nyse come tutte le Borse Usa furono chiuse per quattro giorni lavorativi in seguito all’attacco terroristico dell’11 settembre 2001). Quel disastro mise a nudo l’inadeguatezza dei sistemi di emergenza. Il “piano Arca” si è reso indispensabile in previsione di una frequenza crescente di eventi meteo “estremi”, legati al cambiamento climatico. La Borsa più antica di New York, gestita dalla società Nyse Euronext, gestisce ormai solo l’11% delle transazioni di titoli, poiché quote maggiori sono emigrate verso altre piattaforme. Il Nyse resta uno dei mercati a maggiore intensità di manodopera umana, con circa 100 dipendenti la cui presenza è necessaria per assicurare l’operatività del trading. In prospettiva il sistema elettronico Arca, che finora assicura funzioni di supporto, potrebbe diventare il mercato primario e rendere superfluo il fattore umano, occupandosi da solo dei prezzi di apertura e chiusura, dell’elaborazione degli indici e dei valori delle quote dei fondi. Altre Borse hanno già provveduto a rendersi meno vulnerabili di fronte alla calamità naturali. Il Nasdaq oltre ad essere più automatizzato ha allontanato geograficamente i suoi “backup office” destinati a entrare in funzione nelle emergenze: ne ha uno in Virginia (a 400 km da New York) e un altro a Stoccolma in Svezia. Ora il Nyse sta attrezzandosi per aprire un centro “backup” a Chicago. Che si trova a quasi tre ore di volo da New York, ma in quanto a emergenze climatiche è perfino più sfortunata.