Agostino Paravicini Bagliani, la Repubblica 12/3/2013, 12 marzo 2013
DALLE SCHEDE NELLE STUFE AL COMIGNOLO ECCO COME NASCE LO SHOW DELLE FUMATE
LE FUMATE, prima nere, poi finalmente bianca, sono da secoli l’elemento più spettacolare di ogni conclave. È forse uno degli eventi più seguiti dai media di tutto il mondo. Lo ha ammesso lo stesso Osservatore Romano quando, annunciando la data d’inizio del conclave, scrisse che “gli occhi del mondo saranno puntati su questo comignolo, di forma tipicamente cinese, dal quale si attendono le fumate che annunciano l’esito delle votazioni per la nomina del successore di Benedetto XVI”.
Di questo “comignolo” il giornale della Santa Sede — e anche questa è una notizia — fornisce informazioni tecniche precise. Alto circa 30 metri, si compone di 32 tra tubi e curve, seguiti da una ventina di metri circa di canna pre-montata fissa, che arriva fino al sottotetto. La parte superiore, quella che esce all’aperto, è lunga un metro e mezzo ed è naturalmente anti-pioggia. È una struttura complessa, che deve garantire che i colori (bianco e nero) delle fumate possano essere visti nel modo più chiaro possibile. Non si verifichino più, insomma, fumate dal colore indistinto, come anche in alcune elezioni del secolo scorso. Per far ciò si è costruita una canna fumaria di rame (all’esterno) e acciaio (all’interno). E la si è dotata di un dispositivo elettronico di riscaldamento per facilitare il tiraggio immediato del fumo che uscirà da due stufe. La prima del 1938, dove vengono bruciate le schede, la seconda, del 2005, dove viene creato il fumo nero o bianco. Ma come sono le schede sulle quali i cardinali scriveranno il nome del loro candidato? E come avviene lo scrutinio?
Dopo che i cardinali hanno preso posto nella Sistina, il più giovane (di nomina) dei cardinali diaconi sorteggia tre scrutatori e tre revisori. Poi i cerimonieri distribuiscono le schede ai cardinali. Sono rettangolari e recano le parole “Eligo in Summum Pontificem”. Mentre votano, i cardinali sono soli. Lo scrutinio può infatti iniziare soltanto dopo che il Maestro delle cerimonie liturgiche pontificie ha pronunciato il famoso Extra omnes, dopodiché la porta della Cappella verrà chiusa dal Camerlengo, dall’interno. Dopo avere scritto il nome dell’eletto, ogni cardinale si reca all’altare dove si trovano i tre cardinali scrutatori e sul quale é stata posta l’urna. Il cardinale presenta la sua scheda piegata in due, la posa sul piatto che si trova sull’urna e poi dal piatto la fa scivolare nell’urna. Sono tutti gesti destinati a garantire la trasparenza del voto. Prima di iniziare la conta dei voti gli scrutatori devono verificare se il numero delle schede nell’urna corrisponde al numero dei cardinali presenti. In caso di disaccordo, si procede ad un nuovo scrutinio. Lo spoglio delle schede è compito degli scrutatori. Due di loro verificano il nome dell’eletto poi passano ogni scheda al terzo scrutatore che pronuncia ad alta voce — per motivi di trasparenza — il nome che è scritto sulla scheda. Questi fa poi un foro nella scheda all’altezza della scritta “Eligo in Summum Pontificem”. Alla fine potrà annodare tutte le schede per farle bruciare. Lo scrutinio termina quando la conta dei voti è stata attentamente verificata dai tre cardinali revisori. Dopodiché, il Camerlengo fa entrare il segretario del conclave che con i cerimonieri bruciano le schede. Così avviene a ogni scrutinio. Prima di lasciare la Cappella Sistina, i cardinali devono consegnare ai cerimonieri loro eventuali annotazioni, che vengono anch’esse bruciate.
Ma da quando esiste la fumata, che ancora nell’Ottocento veniva chiamata “sfumata”? Almeno da quando i papi vengono eletti nella Sistina, ossia dagli ultimi decenni del Quattrocento. Sappiamo però che la tradizione fu rispettata anche nelle elezioni papali avvenute al Quirinale (l’ultima volta nel 1846, per l’elezione di Pio IX). Anche lì veniva allestito, dietro l’altare, un caminetto di ferro con un tubo che faceva uscire il fumo attraverso un foro nella facciata esterna del palazzo. Le schede venivano poste nel caminetto su una graticola e bruciate con della paglia umida. La sfumata bianca, dal Quirinale, poteva essere vista dal cannoniere che si trovava a Castel Sant’Angelo, il quale, con le salve dava l’avviso a tutta la città che un nuovo papa era stato eletto. Ora invece, i fedeli in Piazza San Pietro — e il mondo intero attraverso i media — potranno assistere comodamente a tutte le fumate, prima nere, poi bianca. Perché la paglia è stata sostituita da ineccepibili accorgimenti tecnici moderni. Speriamo.