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 2013  marzo 02 Sabato calendario

MADAME BOSONE FABIOLA GIANOTTI, NEL 2012 “PERSONAGGIO” DI TIME, HA GUIDATO TREMILA FISICI IN UNA SCOPERTA ECCEZIONALE

Un’ora al telefono ed ero più confuso di prima. Avevo chiaro soltanto che Fabiola Gianotti era stata scelta da Time tra i personaggi del 2012 per aver guidato al Cern di Ginevra (un tunnel tra Italia e Svizzera lungo 27 chilometri) una squadra di tremila fisici nel più complesso esperimento di ogni tempo: la dimostrazione dell’esistenza del famigerato “bosone di Higgs”. Per riuscirci era stato utilizzato un macchinario ciclopico costato 7 miliardi di euro, battezzato LHC, Large Hadron Collider (Grande Collisore di Adroni), il più grande e potente acceleratore di particelle del mondo. Poi, il 4 luglio 2012, nel corso della conferenza dell’annuncio, un anziano signore era scoppiato in lacrime: era Peter Higgs, il fisico scozzese che per primo, nel 1964, aveva ipotizzato che il bosone esistesse. Fabiola Gianotti mi aveva anche raccontato di avere fatto il liceo classico a Milano (dalle suore Orsoline), amando greco, latino, filosofia e storia dell’arte, ma di aver poi scelto fisica, “con molti dubbi”, per l’Università. Si era diplomata anche in pianoforte al Conservatorio.
Ma cosa fosse il campo di Higgs non l’avevo ancora capito. Men che meno il bosone. Allora le ho chiesto, per favore, di spiegarlo a un bambino.
Mi ha risposto così: «Al momento del Big Bang le particelle elementari non avevano massa, erano pura energia e viaggiavano alla velocità della luce in un campo (il campo di Higgs) etereo e trasparente. Dopo un centesimo di miliardesimo di secondo, però, il campo si è raffreddato ed è diventato più denso (come il vapore diventa acqua e l’acqua ghiaccio), e le particelle, che prima viaggiavano indisturbate, si sono accorte di attraversare qualcosa di solido. Ora, immaginatevi che questo campo denso sia una specie di marmellata che permea lo spazio, e le particelle delle piccole biglie. Quelle più lisce hanno continuato a scivolare bene (il fotone è rimasto senza massa), mentre quelle più ruvide e irregolari sono diventate più cicciotte perché la marmellata gli si appiccicava addosso e le rallentava».
Le ho chiesto se non le fa paura muoversi così vicina alle verità. Mi ha risposto: «Guardi che siamo molto lontani. Conosciamo solo il 5% della materia che compone l’universo. Il resto è energia e materia oscura. La scienza non riuscirà mai a dimostrare l’esistenza o la non esistenza di Dio». Ora, cosa si può scoprire di più? «LHC è stato costruito per affrontare un certo numero di domande. Il bosone di Higgs era in prima fila. Le altre sono la materia oscura, riuscire a produrla, poi c’è la simmetria tra materia e antimateria e la ricerca delle nuove forze, oltre alle quattro conosciute. Vede, il genio isolato non esiste più, non è più nemmeno concepibile. Ormai è necessario il lavoro per decenni di migliaia di persone, e il contributo di tanti Paesi».
«La cosa più entusiasmante del mio lavoro è vedere insieme israeliani e palestinesi, taiwanesi e cinesi. Mi sembra un esempio concreto di pace possibile».
E che cos’è l’armonia, professoressa?
«È ordine e allo stesso tempo eleganza. È un insieme di leggi fisiche che hanno anche una componente estetica. E questo è vero sia in musica sia in fisica». Vale anche per la vita? «Sì, assolutamente. Vale anche nella cucina. Ci vogliono regole, e rispetto delle leggi fisiche, altrimenti il soufflé non tiene. Ma anche fantasia e senso artistico».
Quanto a me, onestamente, ho capito due cose: la prima è che il campo di Higgs permea l’intero universo e che, eccitandolo, si produce un tipo particolare di particella, il bosone, grazie alla quale le altre particelle elementari - quindi ogni cosa, anche noi - acquistano una massa. È per questo che attraversiamo un universo che ci resiste. La seconda è che è stato emozionante farsi dare ripetizioni.