Marco Ansaldo, la Repubblica 11/3/2013, 11 marzo 2013
LOMBARDI, CAMERLENGO DEI MEDIA “CHE FATICA CINQUEMILA GIORNALISTI MA CON VATILEAKS È STATO PEGGIO”
CITTÀ DEL VATICANO — Padre Federico Lombardi ha ritrovato il sorriso. L’annus horribilis di Vatileaks, il caso delle carte trafugate dall’Appartamento del Papa e arrivate sui media, sembra alle spalle. E con l’arrivo del nuovo pontefice, il portavoce del Papa emerito è tornato ad avere, nelle sempre più folte conferenze stampa con cinquemila inviati di tutto il mondo, il guizzo ironico e l’arguzia sottile che contraddistinguono la sua formazione di gesuita.
L’altro giorno, apparendo in forma, con battute misurate ma sempre a segno, ha inaugurato il consueto briefing pre-Conclave con un «quasi mi dispiace avvicinarci alla conclusione», sollevando un applauso generale. L’8 marzo si è presentato galantemente in sala stampa con mazzi di rose e mimose per le giornaliste. Garbato, cortese, fermo, questo piemontese di Saluzzo di 70 anni, inondato di sms e chiamate persino nel cuore della notte, è pronto a offrire il suo servizio anche al pontefice che sta per arrivare.
Padre Lombardi, lei sembra trovarsi più a suo agio con la complessa elezione del nuovo Papa, che con lo spinoso caso Vatileaks, definizione peraltro da lei inventata…
«Sto vivendo questo periodo con intensità, ma pure con serenità. In passato i momenti complessi non sono mancati: il viaggio di Benedetto XVI in Terra Santa, quello a Cuba, la beatificazione di Giovanni Paolo II, e la fase
difficile riguardante appunto l’informazione con il processo all’ex maggiordomo del Papa».
Le dimissioni improvvise di Joseph Ratzinger non l’hanno turbata?
«No, perché la sua decisione mi è parsa coerente con quanto aveva detto con chiarezza nel suo libro-intervista “Luce del mondo”, riferendosi a un’ipotesi del genere».
Insomma, nessuno stupore.
«Io ho l’impressione che le persone che conoscono di più il Santo Padre siano quelle che sono rimaste meno stupite e turbate, proprio perché avevano colto la riflessione profonda sulle proprie forze in rapporto al suo ministero ».
Lei quando ha saputo delle dimissioni del Papa?
«Non molto prima. Però, quando l’11 febbraio scorso, proprio un mese
fa, Benedetto ha pronunciato quel discorso, ho avuto il tempo di prepararmi per poter far fronte alle richieste di informazione».
Difficile far fronte alla massa d’urto del mondo per questo evento inedito?
«Io avevo davanti a me il discorso del Papa sulle sue motivazioni, e non dovevo inventarmi altre cose se non quelle che mi aveva detto una persona cristallina e sincera come Ratzinger».
Durante la fase del processo al maggiordomo e il caso Vatileaks lei però appariva più a disagio.
«Era la lettura di una situazione dolorosa rispetto a quella di oggi, che è invece un evento ecclesiale di portata cruciale. Anche le dispute sugli abusi sessuali le ho vissute con l’impegno di appoggiare il Papa e la Chiesa nell’opera di purificazione».
Mai pensato di lasciare?
«Non l’ho mai pensato. Continuerò il mio servizio fino a quando me lo chiederanno
».
Il rapporto con il nuovo consigliere per la comunicazione della Segreteria di Stato, Greg Burke?
«Siamo in contatto continuo. Ogni giorno ci scambiamo molte mail. È una collaborazione che si è sviluppata bene ».
Domani il Conclave si apre: c’è qualcosa che sfugge all’opinione pubblica?
«Occorre capire che la realtà della Chiesa è una dimensione soprattutto religiosa e spirituale. Questa è la lettura corretta. Nel momento in cui viene eletto un Papa si tiene conto di fattori come l’annuncio del Vangelo, la santità della Chiesa, la testimonianza della carità. Perché altrimenti riduciamo tutto a una lettura di carattere politico, a scontro di poteri».
E non c’è forse anche questo?
«Non nego che esistano aspetti di portata limitata e di peccato nella Chiesa. Ma non c’è solo questo. Perché se la Chiesa vive da duemila anni, piuttosto, è perché ci sono santi e pastori che vivono il Vangelo».
Come sarà il nuovo Papa?
«Se ci soffermiamo solo sulle elezioni del secolo scorso, vediamo che è sempre stata una persona di livello spirituale altissimo. I cardinali cercano questo: un uomo di grande autorevolezza ed esempio che nella sua testimonianza abbia il consenso del popolo cristiano».