Mario Ajello, Il Messaggero 12/3/2013, 12 marzo 2013
L’ARRIVO DEI GRILLINI A MONTECITORIO: NON AVRETE IL NOSTRO IBAN
Non si siedono sui divanetti del Transatlantico, perchè fa troppo casta. Cercano di non affacciarsi alla buvette («Abbiamo pure i corn flakes biologici», li attira un barista) per non dare l’impressione che apprezzano i piaceri del Palazzo ma alcuni di loro cedono per un attimo alla demoniaca tentazione del privilegio alimentare. E poi devono ammettere, quasi vergognandosi come fa il grillin-vegano Paolo Bernini: «Pensavo che i parlamentari godessero di prezzi di favore. E mica è vero che gli regalano le brioche!». Pensierino che se finisse in Rete provocherebbe subito una rivolta dell’elettorato 5 Stelle al grido: «E’ bastato un giorno e i nostri sono già passati dall’altra parte!».
GLI ALBERI E LA CRAVATTA
Sono tutti un po’ zelanti o un po’ intimoriti, i grillini al debutto nel tempio della «malapolitica», al punto che a Montecitorio l’uso della cravatta non è obbligatorio ma tutti loro il primo giorno la sfoggiano. «Pensavate che vivessimo sugli alberi?», s’inalberano educatamente Walter Rizzetto e Aris Podrani, che sfoggiano un look più da Alfano che da Casaleggio. Loro e gli altri 107 onorevoli-manonchiamatecionorevoli a 5 stelle sono arrivati per farsi fare il tesserino da indigeni del Palazzo, il fotografo dice loro «fate un leggero sorriso mentre scatto», loro lo fanno e si vede subito che qui dentro si trovano bene. Hanno toccato il Paradiso, che chiamavano Inferno, ma non se lo possono godere davvero, sennò scatta la sindrome del tradimento, e allora non firmano l’accettazione del conto corrente privilegiato nella banca di Montecitorio. Dicono, come fa Mauro Dell’Osso e tutti quanti, «non dichiaro il mio codice iban, altrimenti mi arrivano soldi che non voglio e che nessuno deve volere». Per sentirsi a posto con la coscienza alcuni fanno la spola tra Montecitorio e la sede della Banca etica. Affermano che «prenderemo solo 2.500 euro al mese», ma non sono pochi quelli che aggiungono: «Però bisogna pure calcolare che a Roma la vita costa tanto».
I MUTI
Tutti fanno gli alieni (le piace questo Palazzo, onorevole? «Mi chiami cittadino attivo». Ma qual è il suo nome? «Il mio nome è boh»), qualcuno è Alice nel Paese delle meraviglie, molti sono stile non vedo non sento non parlo e così è il primo arrivato (con scoppola da rock star in testa) ossia Cosimo Petraroli, il quale si esprime a gesti. E’ venuto in bici? Cosimo apre le braccia. Le piace questo Palazzo? Cosimo alza gli occhi al cielo. E’ vegano? Cosimo gira la testa dall’altra parte, incrociando lo sguardo dei volti marmorei di due padri della patria: Francesco Saverio Nitti e Pasquale Stanislao Mancini. Se non fosse muto, il grillino esclamerebbe: «E questi chi sono?». E loro risponderebbero, se non fossero delle statue: «Si presenti prima lei». Intanto passa Arianna Spessotto, altra «cittadina eletta. Indossa un elegante piumino (biologico?) con pelliccetta (equo-solidale?) come fosse una Prestigiacomo o una Carfagna e dice: «Non fatevi ingannare dal mio look rassicurante. Noi siamo qui per cambiare tutto». Ma hanno il timore che, mostrandosi un po’ cedevoli verso la comodità del luogo, Grillo s’arrabbia e Casaleggio scatena l’apocalisse come nel suo video sul mondo di Gaia. E allora, per assisterli in questo momento strano e in questo passaggio pericoloso, quasi tutti si sono subito dotati di un portaborse ma di nuovo tipo. Così descritto da un biondino con la barbetta, venuto da Torino, al fianco di un neo-eletto: «Noi fungiamo da assistenti psicologici». Insomma, se Grillo li becca che godono troppo a stare nel Palazzo e se loro si adattano eccessivamente all’ambiente, entra in azione il pronto soccorso delle coscienze in bilico, questa sorta di improvvisato terapeuta parlamentare (che poi è un amico d’infanzia, nella gran parte dei casi) e tenta di ristabilire l’equilibrio. Funzionerà?
GLI SPRECHI
Scherza il Bernini: «Grillo mi ha infilato un microchip nelle dita che lo avverte subito se io voto male e così lui arriva qui e mi taglia la falange». Non scherza e confessa il calabrese Sebastiano Barbanti: «Essere qui è bellissimo». Adriano Zaccagnini, fisico da modello e capello che sembra mesciato, cerca di trovare un difetto: «Qui troppi sprechi. Troppo personale in giro». Licenziare i commessi? «Ma noooo». Di sicuro imparerà ad amarli. Anche perchè i commessi sono amorevoli con gli alieni in via di adattamento e li scortano da piano a piano: «Vado a fa’ ’n altro carico de grillini», dice uno di loro. Poi ne raccoglie tre o quattro e li porta a fare il rilascio delle impronte digitali. Prima di arrivare nel cuore del Palazzo, passano davanti a un dipinto raffigurante il martirio di San Sebastiano. E vorrebbero martirizzare la politica così come gli suggerisce quel quadro. Gia qualche ora dopo, però, si vede che i cattivi stanno diventando più light. Sarà per questo che Grillo, per tutta la giornata, fa piovere grida di guerra: «Mai con il Pd». Teme che i suoi ragazzi finiscano per trovarsi troppo bene in questo Palazzo.
Mario Ajello