Franca Giansoldati, Il Messaggero 12/3/2013, 12 marzo 2013
RATZINGER GHIOTTO DELLE MIE CIPOLLE
«Mi ricordo benissimo il giorno che lo hanno eletto. A pranzo avevamo preparato le cipolle e con il piatto di portata mi sono avvicinata per servirlo un po’ intimorita. Ratzinger era seduto con Tettamanzi, Bertone e Arinze. Eminenza, gli chiesi, oggi abbiamo cipolle ne gradisce? Ne prendo tante, fanno bene alla salute. Ecco Ratzinger è un uomo di una semplicità incredibile».
Suor Franca Rossetti durante il conclave del 2005 era una delle tante inservienti che aiutava nelle faccende l’albergo di Santa Marta, dove erano ospitati i cardinali. Assieme ad altre suore era incaricata della mensa. Apparecchiava, sparecchiava, serviva a tavola.
Che atmosfera c’era a Santa Marta in quei giorni?
«Sono stati giorni bellissimi. Era una grande famiglia».
Ma non c’erano complotti tra i cardinali?
(ride) «Macchè. Parlavano normalmente. Erano sereni. Quando venne eletto Ratzinger la sera a cena ci fu una specie di festa. Cantammo tutti quanti Oremus pro Pontifice. Lui che beveva sempre e solo aranciata fu costretto a brindare con un bicchierino di spumante. Disse che per quella volta poteva fare una eccezione».
Si ricorda anche il cardinale Martini?
«Benissimo. E’ quello che è arrivato con più valigie di tutti. Un carrello pieno. Ratzinger invece si presentò con una valigina piccola piccola».
Voi che eravate a lavorare chi in cucina, chi nelle stanze, come vi accorgeste dell’elezione di Ratzinger dato che vi avevano isolato da tutto?
«Abbiamo sentito suonare forte le campane e quello era il segnale. Poi un minuto dopo ripresero a funzionare anche i cellulari».
Era tutto oscurato?
«Si eravamo davvero isolati. Nemmeno la tv andava. Se l’accendevi vedevi i puntini. Nemmeno le pecorelle».