Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  marzo 12 Martedì calendario

RATZINGER GHIOTTO DELLE MIE CIPOLLE

«Mi ricordo benissimo il giorno che lo hanno eletto. A pranzo avevamo preparato le cipolle e con il piatto di portata mi sono avvicinata per servirlo un po’ intimorita. Ratzinger era seduto con Tettamanzi, Bertone e Arinze. Eminenza, gli chiesi, oggi abbiamo cipolle ne gradisce? Ne prendo tante, fanno bene alla salute. Ecco Ratzinger è un uomo di una semplicità incredibile».
Suor Franca Rossetti durante il conclave del 2005 era una delle tante inservienti che aiutava nelle faccende l’albergo di Santa Marta, dove erano ospitati i cardinali. Assieme ad altre suore era incaricata della mensa. Apparecchiava, sparecchiava, serviva a tavola.
Che atmosfera c’era a Santa Marta in quei giorni?
«Sono stati giorni bellissimi. Era una grande famiglia».
Ma non c’erano complotti tra i cardinali?
(ride) «Macchè. Parlavano normalmente. Erano sereni. Quando venne eletto Ratzinger la sera a cena ci fu una specie di festa. Cantammo tutti quanti Oremus pro Pontifice. Lui che beveva sempre e solo aranciata fu costretto a brindare con un bicchierino di spumante. Disse che per quella volta poteva fare una eccezione».
Si ricorda anche il cardinale Martini?
«Benissimo. E’ quello che è arrivato con più valigie di tutti. Un carrello pieno. Ratzinger invece si presentò con una valigina piccola piccola».
Voi che eravate a lavorare chi in cucina, chi nelle stanze, come vi accorgeste dell’elezione di Ratzinger dato che vi avevano isolato da tutto?
«Abbiamo sentito suonare forte le campane e quello era il segnale. Poi un minuto dopo ripresero a funzionare anche i cellulari».
Era tutto oscurato?
«Si eravamo davvero isolati. Nemmeno la tv andava. Se l’accendevi vedevi i puntini. Nemmeno le pecorelle».