Ivo Caizzi, Corriere Economia 11/3/2013, 11 marzo 2013
RCS E L’ERRORE RECOLETOS CHE NON VA REPLICATO NEL PIANO DI RILANCIO DEL GRUPPO
Puntano sulla redditività per recuperare gli effetti finanziari negativi dell’acquisizione del gruppo mediatico Recoletos di Madrid, che nel 2007 generò un debito miliardario e poi svalutazioni e perdite per centinaia di milioni. Ma l’amministratore delegato, Pietro Scott Jovane, e gli altri manager di Rcs MediaGroup dovrebbero fare anche tesoro di quel grosso errore in Spagna, ora che stanno elaborando il piano di rilancio del gruppo editoriale italiano con maggiore prestigio ed enormi potenzialità (soprattutto grazie al controllo del Corriere, gran produttore di ingenti utili nell’ultimo ventennio). Nelle società quotate l’autocritica sul passato, spesso, deve estendersi a tutte le componenti - dai dipendenti fino ai vertici decisionali - se si vuole riavviare lo sviluppo.
In particolare andrebbe valutato se gli azionisti del Patto di sindacato Rcs (Mediobanca, Fiat, Intesa SanPaolo, Generali, Fondiaria, Pirelli, Pesenti e altri noti gruppi) possano essere condizionati da potenziali conflitti d’interessi e da altri loro business. In Recoletos, per esempio, apparve emblematico il ruolo del gruppo Fiat (secondo azionista del Patto), da cui proveniva l’amministratore delegato di Rcs Antonello Perricone, molto vicino al presidente del gruppo di Torino Luca Montezemolo.
John Elkann, nipote dello scomparso Gianni Agnelli e ora presidente Fiat, risultava in Rcs nel comitato esecutivo e nel consiglio di amministrazione. In più gli Agnelli inserirono Elkann tra gli azionisti e nel cda della Banca Leonardo di Gerardo Braggiotti (ex di Mediobanca e figlio del ben più noto Enrico), partecipata di altri azionisti di Rcs e scelta come advisor proprio per Recoletos.
Braggiotti era ex collega nella banca Lazard e partner d’affari dello spagnolo Jaime Castellanos, il presidente/venditore di Recoletos, che è cognato del banchiere del Santander Emilio Botin, a sua volta in ottimi rapporti con Montezemolo e padre di Ana Botin, che vendeva una quota di Recoletos a Rcs (tramite Banesto) e sarà per un periodo nel cda di Generali, azionista del Patto Rcs.
Il secondo advisor avrebbe potuto garantire maggiore indipendenza di giudizio. Ma si scelse Mediobanca, principale azionista del Patto, che aveva nel comitato esecutivo e nel cda di Rcs il suo alto dirigente Renato Pagliaro, molto autorevole su due ex di Mediobanca come Braggiotti e Giorgio Valerio, il manager Rcs a lungo attivo in Spagna.
Gli atti ufficiali Rcs chiariscono che il comitato esecutivo svolse su Recoletos «una funzione istruttoria, tenuto conto della rilevanza dell’operazione, analizzandone preventivamente gli elementi di rilievo ed esprimendosi positivamente». Poteva poi non condividere l’opinione favorevole di advisor come Mediobanca e Banca Leonardo? Il cda Rcs approvò così «con delibera unanime» l’esborso di ben 1,1 miliardi di euro per Recoletos, che aveva un fatturato 2006 stimato in soli 304 milioni.
Le regole formali sui conflitti d’interessi saranno state certo tutte rispettate. Ma Recoletos fa supporre che in Italia garantiscano soprattutto trasparenza, non la redditività e la competitività aziendale.
Per Rcs anche altri precedenti fanno riflettere. Dovette pagare un prezzo ingente agli Agnelli per la casa editrice Fabbri e ne ricavò forti perdite. Da Torino inviarono Montezemolo come manager, che promosse l’acquisto negli Usa di una quota della Carolco film rivelatasi un «bagno». Il supermanager della Fiat Cesare Romiti, quando ottenne come buonuscita la guida del gruppo con controllo sul Corriere, insieme al figlio Maurizio (ex di Mediobanca) diversificò in un «Polo del lusso», che provocò pesanti perdite.