Luigi Accattoli, Corriere della Sera 12/3/2013, 12 marzo 2013
Extra Omnes: escano tutti i non elettori. Secondo un rituale in uso da secoli, il Maestro delle Cerimonie alle 17
Extra Omnes: escano tutti i non elettori. Secondo un rituale in uso da secoli, il Maestro delle Cerimonie alle 17.30 di oggi intimerà l’uscita dalla Cappella Sistina a quanti non sono cardinali elettori. Poco dopo si svolgerà la prima votazione del Conclave che eleggerà il successore di Benedetto XVI: la Chiesa Cattolica ha davanti a sé una pagina bianca. Questa famiglia di aderenti a un Credo — la più antica e vasta sul pianeta — osa ancora affidare la propria guida a un’unica persona che sola è autorizzata a parlare e ad agire a nome di tutti. Il momento sensibile di svolta — o di conferma — nella linea di governo di questa famiglia è il cambio del pontificato. Lo è sempre e stavolta di più per tre motivi che vengono a sommarsi: il fatto inedito in epoca moderna di un Papa che rinuncia, la situazione conclamata di «crisi della Chiesa e della fede in Europa» (parole di Benedetto XVI), la chiusura del ciclo dei Papi del Concilio che già di suo apre a nuove prospettive. Cinquant’anni fa Giovanni XXIII convocò il Vaticano II, Paolo VI lo portò a conclusione e ne guidò la prima applicazione, i Papi che si diedero il nome di Giovanni Paolo e poi di Benedetto continuarono in quell’impresa, avendone assimilato il gene riformatore nell’aula conciliare: Ratzinger che non fu un «padre» del Concilio vi aveva però partecipato come «perito». Il prossimo Papa non apparterrà più a questa filiera generazionale. La crisi della Chiesa in Europa può spingere il Conclave a portare il papato fuori dal vecchio continente: sarebbe una scelta epocale paragonabile a quella che il secondo Conclave del 1978 compì con l’uscita dall’Italia e l’elezione di un cardinale polacco. La maggioranza dei cattolici non è più europea e non vive più nel Nord del pianeta. Un balzo verso le Americhe costituirebbe un passaggio quasi indolore a una nuova costellazione, stante la continuità culturale tra il vecchio e il nuovo mondo. Più arduo è immaginare l’elezione di un Papa africano o asiatico. Ma già la scelta di un latinoamericano — ipotesi oggi matura, che fu saggiata e poi scartata dal Conclave del 2005 — starebbe a indicare anche un passaggio dal Nord al Sud del mondo, di straordinario interesse in una fase storica che vede un rimescolamento planetario delle culture e delle economie. È certo tuttavia che anche tra i cardinali europei ve ne sono che possono farsi carico della migrazione del nome cristiano sulla Terra. Solo nel 1939 (Pio XII) e nel 1963 (Paolo VI) si ebbero dei Papi annunciati: c’erano la guerra incombente e il Concilio già avviato a determinare le volontà degli elettori secondo indicazioni rapidamente maggioritarie. Questo, come tutti gli altri dell’ultimo secolo, è invece un Conclave aperto a molte soluzioni. È un merito degli ultimi Papi averle predisposte con la chiamata al cardinalato di uomini di tutto il pianeta. La decisione che maturerà nelle prossime ore in cospetto del Giudizio di Michelangelo non è rilevante solo per i cristiani ma anche per il mondo secolare che ha più di un motivo di interesse a che la Chiesa di Roma accetti la sfida dei tempi nuovi con la combattuta ma comprovata fiducia nel Vangelo e nella storia che l’ha resa esperta in umanità.