Gaia Piccardi, Corriere della Sera 11/03/2013, 11 marzo 2013
«MI ALLENO STUDIANDO GLI UOMINI E PATTINO PER RIMANERE NELLA STORIA»
Ne rimarrà solo una. Kim Yu Na o Carolina Kostner? È tempo di Mondiali (da oggi a domenica a London, Ontario, Canada) e il ghiaccio si arroventa. «Anche se sono la campionessa iridata, non mi sento la favorita» mette le mani avanti nostra signorina della patinoire, la pitonessa in tuta intera che l’anno scorso a Nizza (assente la Yu Na, che si era presa un anno sabbatico) si era messa il mondo in tasca.
L’asticella, in effetti, si alza. Rispetto all’Europeo di Zagabria di fine gennaio, dove fu quinto oro continentale respingendo l’assalto delle baby russe Sotnikova e Tuktamysheva (32 anni in due), la Kosnter in Canada — dove è volata senza Alex Schwazer («Non è importante che non mi abbia ringraziata pubblicamente nel suo blog: le cose importanti sono quelle che mi dice di persona») — ritrova il pianeta ghiaccio: le giapponesi (Asada, Suzuki), le americane (Wagner, Nagasu), la veterana russa (Leonova, argento in carica) oltre alle bambine e lei, la divina Yu Na.
Pane per le sue lame, Carolina.
«Quello a London sarà il mio undicesimo Mondiale. Chi l’avrebbe mai detto...».
Complimenti per la longevità. Stupirà la giuria con effetti speciali?
«Come mi dice sempre coach Huth: calma! Meglio fare bene le cose che so fare bene piuttosto che cambiare per il gusto di cambiare».
Quindi vedremo i salti di Zagabria (triplo Lutz e triplo-triplo nel «Bolero»)?
«Spero di sì! Nel lungo Huth mi fa scegliere e io non desidero complicarmi la vita da sola».
Stessi bellissimi vestiti?
«Quello bianco del corto è appena uscito dalla sartoria, dove ha subito piccole modifiche. A London sceglierò tra il bianco e il lilla degli Assoluti in base all’ispirazione del momento. Ma nel Bolero l’abito nero con la schiena nuda non si tocca: sa già fare, e bene, l’esercizio!».
Ha ritoccato almeno le coreografie?
«A metà febbraio Lori Nichol, la mia adorata coreografa, è venuta a trovarmi a Oberstdorf. È una persona fantastica e con lei ho trascorso tre giorni bellissimi. Mi ha fatto vedere dei disegni (stella, cuore, cerchi) che si possono fare sul ghiaccio con le lame: cose semplicissime che lasciano a bocca aperta. Abbiamo lavorato sulla consapevolezza dei movimenti ma gli esercizi no, non li abbiamo toccati».
In Canada ritroverà Yu Na.
«La più attesa a London sarà lei, e a me va benissimo così. Kim è talmente brava che faccio fatica a fare paragoni: la facilità con cui pattina appartiene a un altro pianeta».
Nel 2012, durante una tournée in Corea, ebbe occasione di passare del tempo con lei. Che tipo è?
«Speravo di riuscire a chiacchierare un po’ con Kim, ma non ci fu modo: è molto professionale e riservata, ed è sempre circondata da persone che fanno scudo».
Le due baby russe saranno ulteriormente cresciute rispetto all’Europeo. Ai recenti Mondiali Juniores la Russia ha fatto tripletta (Radionova oro, Lipnitskaia argento, Pogorilaya bronzo). Ai Giochi di Sochi saranno sfracelli.
«Sono rimasta impressionata. Le russe escono da un vivaio enorme e crescono alla velocità della luce. In vista di Sochi sta cambiando tutto: nel 2014 vedremo un pattinaggio molto diverso».
E lei, ancora una volta, a 27 anni, sarà la più attempata.
«Anche la più esperta, però...».
L’impressione è che non pattini più solo per vincere, ma che l’ambizione sia creare programmi-icona (come la mitica «Carmen» con cui Katarina Witt vinse l’oro a Calgary ’88) che rimangano nel tempo.
«Questa pressione non voglio averla ma di certo mi interessa che passi il messaggio che il pattinaggio non è solo tecnica: è creatività, è arte espressa sul ghiaccio».
Il «Bolero» dei record (sei «10» agli Assoluti, 130.52 punti a Zagabria) ha di certo fissato un nuovo standard.
«Grazie. Non so se tra dieci anni le giovani promesse lo prenderanno ad esempio ma mi piace pensare di aver creato qualcosa che resta nella testa del pubblico anche quando va a casa dopo la gara».
Quali erano i suoi programmi di riferimento, da ragazzina?
«Ho ammirato molto Katarina Witt ma il mio più grande idolo da bimba era Michelle Kwan. Il mio esercizio preferito in assoluto, però, è di un uomo: Naya di Kurt Browning. Non mi ricordo neanche i salti, ma è così bello...».
Si allena studiando gli uomini, cioè?
«Sì. Lori recentemente mi ha fatto rivedere gli esercizi di John Curry ai Giochi di Innsbruck ’76, dove conquistò l’oro. Era famoso per l’abilità nel combinare pattinaggio, balletto e danza moderna ed è stato il primo uomo a dare un certo peso ai movimenti con le braccia. Semplicemente fantastico».
E Plushenko, le piace?
«Ero più tifosa di Alexei Yagudin...».
Sacrilegio.
«I gusti sono gusti».
Gaia Piccardi