Maria Serena Natale, Corriere della Sera 11/03/2013, 11 marzo 2013
L’ANELLO D’ONORE AL PERSECUTORE DI EBREI. I SEGRETI (SVELATI) DELLA FILARMONICA
Il 30 settembre 1966 la folla aspetta fuori dal carcere fino a sera, quando due auto nere escono dal portone e sfilano davanti ai giornalisti giunti a Berlino Ovest per documentare il ritorno nel mondo di Baldur von Schirach e Albert Speer, liberi dopo vent’anni. Dei gerarchi nazisti processati a Norimberga e imprigionati a Spandau, resta dentro solo Rudolf Hess. Poco dopo il rilascio, nel pieno della dolorosa rielaborazione storica che impegnerà la Germania ancora per decenni, un emissario da Vienna raggiunge in segreto von Schirach per consegnargli la reliquia di un passato che non lo abbandona, un «anello d’onore» smarrito nella vergogna della guerra. Quell’anello oggi è al centro di un dibattito che tormenta l’Austria e una delle sue istituzioni più gloriose, i Wiener Philharmoniker, l’orchestra di Mahler e dei valzer straussiani del Concerto di Capodanno, un simbolo della cultura europea.
La missione dell’anello è un episodio emblematico della stretta relazione tra il nazismo e l’Orchestra Filarmonica di Vienna che solo ora, dopo l’ultima polemica esplosa in gennaio, replica all’accusa di aver occultato complicità con il regime e persecuzioni di musicisti ebrei cominciate già negli anni Trenta. Con uno sforzo di trasparenza inedito per l’organizzazione spesso criticata per presunte chiusure sessiste e razziste, la Filarmonica ha aperto i suoi archivi a una squadra investigativa di tre storici indipendenti guidata dal professor Oliver Rathkolb e incaricata di stendere un rapporto da pubblicare online in occasione del 75esimo anniversario dell’Anschluss, l’Annessione dell’Austria al Reich annunciata il 12 marzo 1938. L’équipe ha avuto solo due mesi per studiare documenti a lungo segreti e far luce sui destini dei tredici maestri ebrei espulsi dalla compagine — cinque morirono nei campi di concentramento. Uno dei delatori più attivi fu il trombettista Helmut Wobisch, licenziato subito dopo la guerra ma riaccolto al Musikverein già nel 1947, direttore esecutivo dal ’53. «Il mio più caro nazista» lo avrebbe chiamato Leonard Bernstein, tra i grandi direttori invitati in seguito a dirigere dal palco viennese. Un intreccio inestricabile di luci e ombre. Dalle anticipazioni del rapporto emerge che su 123 orchestrali attivi nel 1942, 62 erano iscritti al Partito nazista, due appartenevano alle SS. Lo stesso Concerto di Capodanno nasce come strumento di propaganda: il ministro Joseph Goebbels voleva una Vienna «di cultura, musica, ottimismo e convivialità». In quella che è stata finora considerata la storia ufficiale della Filarmonica, «La democrazia dei re» del violinista Clemens Hellsberg (1992), non c’è traccia di Baldur von Schirach, appassionato di musica ed erede di un’antica famiglia di intellettuali e artisti. Entrato nel partito a 18 anni, aveva scalato rapidamente le posizioni diventando capo della Gioventù hitleriana; come governatore di Vienna aveva organizzato la deportazione di decine di migliaia di ebrei. Nel 1942 la Filarmonica gli donò l’anello che tre anni dopo gli sarebbe stato sottratto da un soldato americano. Per consegnargli una copia del gioiello, i vertici dell’Orchestra avrebbero aspettato che scontasse la condanna per crimini contro l’umanità e uscisse dalla prigione di Spandau nel 1966. Un omaggio che chiama in causa la coscienza storica di un intero Paese. Baldur, nonno dello scrittore Ferdinand von Schirach che nei suoi libri riflette su colpa e ricostruzione della verità, è morto nel 1974 nella tedesca Kröv. Sulla lapide la scritta: «Sono stato uno di voi».
Maria Serena Natale