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 2013  marzo 11 Lunedì calendario

IL PROMOTORE (INCONSAPEVOLE) DEL REFERENDUM — I

parlamentari grillini, ogni volta, cambiano albergo. Quello che hanno scelto per l’assemblea di questa domenica pomeriggio è all’Eur, tra pini alti e pareti di cemento armato, una via di mezzo tra un penitenziario americano e una centrale nucleare.
Arriva un taxi.
Il mucchio dei fotografi e dei cameraman lo circonda, gomitate e urla, bestemmioni, microfoni, domande.
«Onorevole, che assemblea sarà?». «Cosa deciderete?» «Onorevole, è vero che Grillo...».
Lo sportello si apre, volto di donna sorridente. «Oh, ragazzi... Sono Paola Zanca del Fatto...».
La delusione dura pochi minuti. Dal finestrino di una utilitaria ecco comparire la barbetta curata da finto gruppettaro di un parlamentare vero, ecco il deputato Alessandro Di Battista, 34 anni, fino a poco tempo fa brillante cooperatore sulle Ande, che subito, in un miscuglio di ironia e rimprovero, comincia a spiegarci le regole per cercare di essere dei bravi giornalisti. Poi ecco un pullman che parcheggia, ecco che i grillini scendono in gruppo, certi rifilando sguardi disgustati, severi, di purissima commiserazione, altri più indulgenti, qualcuno che sorride c’è, come la Marta Grande, come il capogruppo al Senato, Vito Crimi (ormai considerabile un piccolo dottor Sottile del movimento).
Poi, si fa largo lui: l’onorevole Ivan Catalano da Busto Arsizio, di anni 26, eletto alla Camera in Lombardia, diploma di perito tecnico, disegnatore meccanico in un’azienda della zona industriale di Sacconago.
L’onorevole Catalano è uno di quelli ad aver capito meglio come ci si comporta, quando si arriva davanti a qualche telecamera.
Intanto, si rallenta (non troppo, e non bruscamente). Poi si indugia (qualche secondo). Quindi si comincia a rispondere (possibilmente, fingendo un filo di fastidio).
Gli rivolgono tre domande. Lui fornisce tre risposte che, sintetizzate, cinque minuti dopo diventano il titolo politico della domenica pomeriggio.
Sentite: «Un governo, alla fine, si farà... Qualcuno prenderà la decisione di farlo. Noi abbiamo espresso la nostra linea, vedremo come andranno le cose, la palla di cristallo qui non ce l’ha nessuno. L’alleanza con Bersani? Su questa cosa il mondo del movimento è in fermento da giorni, quindi... la consultazione interna c’è sempre tutti i giorni».
Parole che vengono tradotte in politichese. Parole che diventano un concetto: il Movimento apre al Pd.
Ciò che accade di qui a poco nel salone delle conferenze dove sta per cominciare l’assemblea, spiega bene come ogni genere di linea politica, all’interno del M5S, viaggi per adesso su binari assolutamente atipici. Alcuni aprono l’Ipad e leggono la dichiarazione di Catalano sui siti. Qualcuno annuisce, ha ragione Catalano, sono giorni che ce lo ripetiamo, bisogna trovare un’intesa con il Pd, il Paese comunque va governato; altri gli rimproverano un’eccessiva disinvoltura («Scusa, Ivan: lo sai qual è l’ordine, no? Lo sai che possono parlare solo i capigruppo, vero?»).
È probabile che alla maggior parte dei suoi colleghi parlamentari sia sfuggito che il Catalano da Busto Arsizio, giusto una settimana fa, in barba agli ordini di Grillo e Casaleggio, ha già rilasciato un’intervista al Daily Telegraph, che l’ha pubblicata nella sua edizione domenicale.
Nessuna dichiarazione indimenticabile, ma neppure frasi tipo «sono una persona molto curiosa, che considera la connettività una risorsa, con la quale le idee delle persone possono trovare un punto di incontro e sviluppo» (rintracciabile in una sua biografia ancora presente sul web).
Alla corrispondente italiana del quotidiano britannico, Andrea Vogt, Catalano si descrive come «un cittadino normale, un cittadino come chiunque altro che, grazie a questo nuovo modo di fare politica, entrerà in Parlamento». Catalano è stato uno dei promotori del Meetup Beppe Grillo di Busto, si è contraddistinto per la battaglia contro l’inceneritore Accam, e nel 2007, a soli vent’anni, prese in parola Grillo e si lanciò nella cosiddetta operazione «Fiato sul collo», presentandosi nella sala del consiglio comunale di Busto con una telecamerina «per riprendere e pubblicare su internet tutto quello che facevano i "nostri dipendenti", come li chiamava Beppe».
Adesso, apre a Bersani. E annuncia che un governo si farà.
Rocco Casalino, ex concorrente del Grande Fratello, ora portavoce del M5S in Lombardia, urla: «Ivan? Lasciatelo in paceeeee!».
Si volta Gabriele Paolini, il celebre disturbatore televisivo. «Un po’ isterici, eh? Mi vuole intervistare? No, perché io sono un grillino della prim’ora...».
Fabrizio Roncone