Mar. Man., il Sole 24 Ore 8/3/2013, 8 marzo 2013
PER PIAZZA AFFARI IL «CONTO» SALE A 40 MILIARDI
Il grosso è stato fatto nel 2011. Specie nel mondo del credito. Ma anche il bilancio dell’esercizio 2012 di Piazza Affari in tema di svalutazione di avviamenti resta a nove zeri. Perché tra Telecom e il «residuo» delle manovre bancarie, il conto arriva a circa 6 miliardi. Cifra che lievita oltre i 40 miliardi se si tiene in considerazione l’effetto goodwill degli ultimi due esercizi.
È l’eredità delle maxi acquisizioni e delle aggregazioni nel mondo industriale e bancario degli anni d’oro che hanno lasciato i segni e hanno portato a iscrivere in bilancio valori che oggi non reggono più. Come il caso di UniCredit che con la riduzione degli avviamenti ha ripulito le scorie delle costose acquisizioni nell’Est Europa. O Intesa Sanpaolo che aveva da svalutare ancora la fusione con la banca torinese. O Mps che nell’attivo di bilancio teneva iscritto il prezzo dell’acquisizione a prezzi stratosferici di AntonVeneta nel 2008.
Sia chiaro: la svalutazione dei goodwill è una mera manovra contabile che registra, ex-post, una perdita di valore che c’è già stata. Tant’è che gli analisti ormai già ci fanno la tara e le Autorità di vigilanza non ne tengono conto nel misurare la solidità patrimoniale di un istituto. L’effetto-boomerang è, nella sostanza, solo sui dividendi, sempre che non si decida di attingere alle riserve per coprire le perdite e accontentare così gli azionisti di controllo. Un discorso che vale, per esempio, per Telecom Italia. L’operatore telefonico a seguito dell’impairment test sugli ingenti avviamenti ha annunciato che è pronto a svalutare quest’anno 4,4 miliardi. Telecom, nonostante abbia già rettificato il goodwill per 7,3 miliardi nel 2011, ha ancora 36,8 miliardi di avviamenti, concentrati sul mercato domestico, che riflettono le operazioni di accorciamento della catena societaria post-Opa e l’incorporazione di Tim. Al netto dell’ultima svalutazione il conto degli asset intangibili scende a 32,8. L’ulteriore svalutazione ha avuto l’effetto di azzerare contabilmente l’utile dell’esercizio 2012, ma tuttavia Telecom potrà attingere alle riserve – intorno ai 9 miliardi – per pagare i dividendi già annunciati: 450 milioni, la metà dell’anno prima quando erano già stati ridotti.
Oltre a Telecom Italia il tema avviamenti anche quest’anno ha colpito alcune banche. Mps, per esempio, nel terzo trimestre ha fatto una svalutazione degli avviamenti per 1,574 miliardi. La scelta di allineare il goodwill ai valori correnti, che già aveva pesato sul bilancio 2011 per 4,274 miliardi, ha ridotto a non più di 700 milioni il valore degli attivi immateriali di Rocca Salimbeni, appena lo 0,3% del totale degli attivi del gruppo.
Ma anche Bpm ha dovuto contabilizzare quasi 240 milioni di riallineamento dei valori. E ancora nel mondo dell’editoria c’è il caso tutto spagnolo di Rcs MediaGroup. I conti della società hanno dovuto contabilizzare 305,4 milioni di svalutazioni di attivi immateriali relativi in particolare alla Spagna. In tutto, dunque, tra Telecom, Rcs, Mps e Bpm fa 6 miliardi, solo per citare i casi di spicco.
Nulla in confronto al maxi rosso provocato dagli avviamenti dodici mesi prima. Solo considerando le banche nel 2011 hanno iscritto a conto economico oneri straordinari per oltre 31 miliardi, dei quali poco meno di 30 legati a svalutazioni di avviamenti. Le più consistenti sono quelle di Intesa Sanpaolo (-10,3 miliardi), UniCredit (-8,7 miliardi), Monte Paschi (-4,3 miliardi), Banco Popolare (-2,8 miliardi attribuibili quasi per intero alla divisione Banca dei territori) e Ubi (1,9 miliardi più 523 milioni di altre attività immateriali). Una manovra di pulizia che in molti casi ha lasciato a secco di cedole i soci di riferimento.
Mar. Man.