Sara Monaci, il Sole 24 Ore 8/3/2013, 8 marzo 2013
MPS, IL CASO ROSSI ACCELERA L’INCHIESTA
A Siena, pur scossa dalla tragedia, ripartiranno presto gli interrogatori sul caso Mps. L’inchiesta probabilmente, dopo un evento così drammatico come il suicidio di David Rossi, capo della comunicazione della banca, potrebbe avere un’accelerata.
Il dossier sull’acquisizione di Antonveneta, già a buon punto, potrebbe essere completato prima dell’estate, mentre qualche mese in più potrebbe essere necessario per il filone dedicato ai derivati e alle relative commissioni illecite. Tra pochi mesi insomma i procuratori Nastasi, Natalini e Grosso metteranno un punto alle indagini.
Sabato 16 marzo verrà di nuovo sentito l’ex direttore generale Antonio Vigni, già ascoltato 2 volte per otto ore consecutive, indagato per ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto. Poi verranno ancora ascoltate altre persone, indagate e non, per ricostruire i fatti durante tutto il mese di marzo.
Durante la notte in cui è morto Rossi, è stato ascoltato dagli inquirenti Bernardo Mingrone, attuale capo del settore finanziario, che sta collaborando con la procura soprattutto relativamente agli aspetti tecnici delle operazioni bancarie. E ieri, anche per ripercorrere le ultime ore vissute da Rossi, è stato ascoltato nel pomeriggio il presidente di Mps Alessandro Profumo, per circa un’ora. Infine, per il mese di aprile, i procuratori senesi potrebbero già inoltrare all’Eurojust una rogatoria internazionale per sentire a Madrid Emilio Botin, numero uno del Santander, da cui nel 2008 Mps ha acquistato Antonveneta per 9,3 miliardi. Non è previsto che venga ancora ascoltato di nuovo l’ex presidente di Mps Giuseppe Mussari, accusato di manipolazione del mercato, ostacolo alla vigilanza e falso in prospetto.
I reati, dunque, su cui i lavori si avviano a conclusione sono l’ostacolo alla vigilanza, il falso in prospetto e la manipolazione del mercato relativamente all’acquisto di Antonveneta, che secondo la tesi degli inquirenti senesi sarebbe stato messo a punto violando le regole patrimoniali richieste da Basilea 3. In particolare, nel mirino della procura è finito l’aumento di capitale da 5 miliardi e il Fresh (obbligazioni convertibili in azioni) da un miliardo, collocato da Jp Morgan. Secondo i pm il modo in cui è stato realizzato quest’ultimo prodotto finanziario avrebbe violato le norme imposte da Bankitalia, dato che la banca senese si sarebbe accollata indebitamente i rischi che invece avrebbero dovuto tenere su di sé gli acquirenti dei titoli (almeno per circa 160 milioni), sottoscrivendo due "indemnity side letter" con Jp Morgan prima e con Bony dopo. Se questo meccanismo fosse venuto alla luce in modo trasparente, Mps non avrebbe avuto i requisiti patrimoniali per acquistare Antonveneta. I vertici bancari invece, secondo i procuratori, hanno scelto di occultare l’operazione di fronte agli organi di controllo. Da qui l’accusa di ostacolo alla vigilanza, falso in prospetto e manipolazione del mercato.
Il secondo filone di inchiesta, relativo ai derivati, ha a sua volta due diramazioni. Per quanto riguarda, anche in questo caso, l’ostacolo alla vigilanza, la procura di Siena ritiene di avere molti elementi concreti.
Nuovamente si parla di mancate comunicazioni a Bankitalia relativamente alle perdite causate da due prodotti derivati, il primo sottoscritto con Nomura (Alexandria) e il secondo con Deutsche Bank (Santorini). Su questo fronte, la banca ha avviato un’azione di responsabilità contro le banche straniere, chiedendo un risarcimento per almeno 1,2 miliardi. La cifra è stata confermata ieri dall’ad Fabrizio Viola, che a Firenze ad un incontro pubblico ha spiegato che "Mps è parte lesa nei confronti di comportamenti scorretti da parte di banche internazionali e di ex dipendenti". Il fascicolo sui derivati comprende infatti anche i profitti illeciti che alcuni manager, interni ed esterni alla banca (per ora 6, tra cui l’ex capo della Finanza di Mps Gian Luca Baldassarri), avrebbero ricavato sfruttando giri di commissioni in Italia e all’estero. Per ora sono stati sequestrati 46 milioni, ma per la procura il bottino (e i componenti della banda) potrebbe crescere. Per questo ci vorrà ancora qualche mese di indagine.