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 2013  marzo 08 Venerdì calendario

EFFETTO ELEZIONI, ESCONO 20 MILIARDI


Non sarà stata una vera e propria fuga di capitali, probabilmente si tratta soltanto di un effetto temporaneo e destinato a rientrare il prima possibile, ma il turbolento mese di febbraio qualche contraccolpo l’ha provocato e potrebbe essere costato fino a 20 miliardi di euro al sistema finanziario italiano. Gli investitori esteri hanno venduto le attività vestite di tricolore, prima per prudenza in vista delle elezioni e poi per disappunto dopo l’esito incerto delle urne, come è evidente dalla pesante battuta d’arresto registrata da Piazza Affari (-8,7% il Ftse Mib in febbraio) e dal rialzo dei rendimenti dei BTp (nello stesso lasso di tempo il decennale è passato dal 4,31% al 4,79%).
Ora però iniziano ad arrivare le prime conferme, per il momento indirette (i dati sugli investimenti di portafoglio dei soggetti esteri contenuti nella bilancia dei pagamenti sono aggiornati a fine ottobre e quelli dei titoli di Stato detenuti da mani straniere non vanno oltre novembre), ma ugualmente significative. Negli aggregati di bilancio della Banca d’Italia pubblicati ieri spicca infatti la voce «altre passività nette intra-Eurosistema», tornata a crescere nel solo mese di febbraio da 228,2 a 256,4 miliardi.
Questo numero misura il saldo (in questo caso negativo) di Target2 (Trans-European Automated Real-Time Gross Settlement Express Transfer System), un sistema centralizzato creato per compensare debiti e crediti che sorgono fra le Banche centrali dei Paesi dell’euro a causa degli squilibri delle transazioni commerciali e dei flussi di capitali, e che in questa fase rispecchia per l’Italia con buona approssimazione la dinamica degli investimenti provenienti da oltre frontiera.
In condizioni «normali» gli squilibri fra le banche nazionali sono infatti minimi, ma da quando la crisi finanziaria si è fatta acuta l’Europa si è spaccata in due: da una parte la Germania e gli altri Paesi solidi, che hanno attratto investimenti (e hanno un saldo Target 2 positivo); dall’altra i Paesi «periferici», che hanno accumulato deficit perché con la chiusura dei canali tradizionali di raccolta le banche hanno dovuto cercare il denaro oltre frontiera e perché gli stessi investitori esteri hanno ritirato i fondi dalle aree più in difficoltà.
Così il saldo dell’Italia, che come si vede nel grafico a fianco era prossimo all’equilibrio fino al giugno 2011, è lievitato fino a sfiorare i 290 miliardi lo scorso agosto. Un effetto – come rileva anche uno studio di Martina Cecioni e Giuseppe Ferrero pubblicato nei mesi scorsi dalla Banca d’Italia – dovuto non tanto alla fuga dai depositi (come per la Grecia e in misura inferiore per la Spagna) quanto al ricorso delle banche italiane ai finanziamenti della Bce e ai disinvestimenti dei soggetti esteri nel nostro Paese.
Da quel momento, soprattutto in conseguenza del discorso del «faremo tutto il possibile» di Mario Draghi, la tendenza si è invertita a favore dell’Italia (con l’unica eccezione di dicembre) fino appunto alla nuova «emorragia» dell’ultimo mese. Dei 28 miliardi circa «volati» oltre frontiera almeno 8 sono però addebitabili alle richieste delle banche italiane alla Bce, cresciute a febbraio - e questo è l’altro elemento di novità evidenziato dai dati Bankitalia – da 273,9 a 281 miliardi di euro e tornate sui livelli di agosto.
Gli istituti di credito del nostro Paese non solo non hanno finora restituito a Francoforte il denaro preso a prestito per tre anni attraverso le aste Ltro, come dimostra il dettaglio dei prestiti ottenuti attraverso le operazioni di rifinanziamento più a lungo termine (267,7 miliardi), ma hanno anzi più che raddoppiato (da 7,5 a 15,3 miliardi) le richieste nelle operazioni principali, quelle con scadenza settimanale. Il fatto che si raccolga denaro allo 0,75% anziché ai tassi «rasoterra» dei mercati interbancari è un altro campanello d’allarme risuonato in questo febbraio complicato.
m.cellino@ilsole24ore.com