Carlo Cambi, Libero 8/3/2013, 8 marzo 2013
MPS, ECCO PERCHÉ SI È UCCISO ROSSI
[due pezzi di Carlo Cambi]
Un sospetto inquietante, una calunnia infamante, forse una verità imbarazzante. David Rossi – responsabile dell’area comunicazione del Monte dei Paschi di Siena – si sarebbe ucciso perché ha sentito attorno a sé, lui finora neppure indagato, ma rimasto l’ultimo della vecchia dirigenza di Mps al vertice della banca, un sinistro tintinnar di manette. Si è trovato isolato, pressato dai magistrati e dal nuovo management del Monte e non ha retto. È quanto si sussurra anche perché, nel tardo pomeriggio di mercoledì - questo è certo - ha ricevuto una lunghissima telefonata sul cellulare. Chi c’era dall’altra parte? Mistero, ma i magistrati che indagano lo sanno, perché hanno acquisito il telefonino di Rossi e altro «materiale informatico ». La chiave del giallo sta in quel lungo colloquio a cui sono seguiti tanti altri squilli della moglie di Rossi. Rimasti senza risposta. In parte questa ricostruzione trova se non fondamento, almeno qualche sostanziale indizio in un certo nervoso attivismo della Procura. Ieri i sostituti Aldo Natalini e Antonio Nastasi hanno fatto due sopralluoghi a Rocca Salimbeni: al mattino nell’ufficio di Rossi, al pomeriggio, mentre si svolgeva l’autopsia sul cadavere del dirigente del Monte poi terminata senza che nulla si sapesse, negli altri uffici della banca. Non è dato sapere se siano stati acquisiti nuovi documenti, di certo si sta studiando il computer di Rossi, che era rimasto nel suo ufficio. Gli inquirenti avvertono che lo scandalo del Monte ha fatto un salto di qualità. Ieri sono stati barricati ore a Palazzo di giustizia. Si pensava che parlassero coi media, ma alle sette di sera Aldo Natalini è uscito senza dire una parola seguito dagli altri. C’è però un dato certo d’imbarazzo per la Procura. Due anni fa David Rossi ha presentato querela contro alcuni blog senesi – in particolare l’Eretico di Siena e il Fratello Illuminato - che da tempo lo massacravano con indiscrezioni, calunnie, gossip di bassa lega. Di quella denuncia non si è fatto nulla. Siena il giorno dopo questa morte non annunciata si scopre ancora più piccola città, ancor più bastardo posto. Il sospetto è che Rossi sia stato «suicidato», ipotesi che la Procura ha tolto di mezzo subito. La calunnia è che dietro questa morte che imbratta uno scandalo senza precedenti vi sia una lettera anonima che lo stesso Rossi avrebbe scritto agli inquirenti per vuotare il sacco e difendersi da un’ipotetica accusa di insider trading. Potenziato, questo veleno, dal sibilare di incontri riservati con Mussari e l’entourage dell’ex presidente. Ma tolta di mezzo questa nebbia resta quella verità imbarazzante. Come in un tragico rebus si cerca di leggere in trasparenza quelle quattro parole vergate su un foglietto, indirizzato alla moglie Antonella, trovato nell’ufficio di David Rossi al terzo piano, scala B, di Rocca Salimbeni: «Ho fatto una cavolata ». Quel foglietto che è nelle mani della Procura è sofferente di altre frasi cancellate, smozzicate, termometro di una febbre d’angoscia che è salita fino all’insostenibile il 6 marzo alle ore 20 e 43, quando David Rossi ha aperto la finestra sul lato sinistro del suo ufficio e si è lasciato cadere. Una botta sorda. Giancarlo, il suo segretario, che accorre, la giacca di Rossi ancora al suo posto, il cellulare, sulla scrivania che squilla a vuoto – è la moglie che chiama – e annuncia il giallo. La «cavolata» mortale sarebbe una visita che David Rossi ha fatto subito dopo la perquisizione del suo ufficio e della sua casa appena fuori le mura di Siena, perquisizione avvenuta il 19 febbraio che l’aveva profondamente scosso, all’ex presidente Giuseppe Mussari e all’ex direttore generale del Monte Antonio Vigni, entrambi indagati. Questi contatti «proibiti» che si sarebbero sostanziati anche in telefonate e , forse, in e-mail, avrebbero mosso i magistrati ad aumentare la pressione su David Rossi. Facendo intravvedere un’imputazione o persino una misura cautelare? È l’oggetto di quella lunghissima, angosciante telefonata di mercoledì pomeriggio? David Rossi nulla ha fatto trapelare. L’ultima riunione con i collaboratori l’ha avuta poco prima delle sei del pomeriggio. Chi gli ha parlato ricorda, piangendo, che pareva in un limbo di presenza-assenza, rispondeva in automatico alle domande di lavoro. Poi, dopo le 18, è rimasto chiuso nel suo ufficio. Fino al momento dell’ultimo volo. Ieri Mps ha emesso un comunicato di cordoglio, mercoledì sera sul blog «Eretico» alle 22 e 38 compariva un post che finisce così: «Questa città ha perso non solo l’innocenza, ma anche la decenza, ormai da molti anni. Pur non essendone assolutamente convinto, mi piace pensare che, almeno arrivato alla fine che lui stesso ha voluto tale, se ne sia accorto perfino David Rossi». Forse a quelle denunce di Rossi i pm di Siena avrebbero dovuto dare più ascolto.
UN LAUREATO IN STORIA DELL’ARTE DA 350 MILIONI DI EURO–
Al Monte dei Paschi di Siena ci arrivò per volere di Giuseppe Mussari, l’ex presidente della banca, ora il principale inquisito nello scandalo del secolo. David Rossi era considerato un fedelissimo dell’avvocato calabrese, enfant gateé del Pci poi del Pds infine del Pd, ma prima che suo portavoce ne era amico intimo. E forse proprio un estremo gesto d’amicizia, una confidenza proibita a Mussari ne ha segnato la fine. Eppure David era di un’altra pasta. Alla banca era arrivato per caso e anche con l’apparato di partito aveva avuto pochi contatti, se non quando l’allo - ra sindaco di Siena Piccini, colui il quale ha aperto le porte del Monte a Mussari, lo aveva chiamato in Comune, con un contratto, come suo portavoce. David Rossi era un senese purosangue, contradaiolo della Lupa. Studi classici, una laurea in storia dell’arte. Aveva mosso i primi passi insieme al suo amico d’infanzia, Davide Taddei. Avevano fondato la prima agenzia di comunicazione di Siena, la Freelance. Nel 1999 l’in - carico in Comune per volere di Piccini. Che lo presenta a Mussari e quando nel 2001 l’avvocato calabrese sale alla presidenza della Fondazione del Monte dei Paschi, che allora controlla la banca in nome e per conto del Comune e della Provincia di Siena e perciò del «partito» con oltre il 50% del capitale, se lo porta dietro. David Rossi segue di nuovo nel 2006 Mussari, al vertice del Monte dei Paschi diventando il responsabile della comunicazione della banca. Ha gestito in sei anni un budget di oltre 350 milioni di euro. È da quel momento che i blog si scatenano e cominciano a massacrarlo, al punto che il padre Giorgio, funzionario del Monte vecchio stampo, ne soffre e tre mesi fa muore. Comincia da lì la crepa nella solidissima struttura di carattere di David Rossi che nel frattempo ha vinto con le campagne del Monte un’infinità di premi per la pubblicità. Schivo, tifoso della Mens Sana e del Siena, ma prima di tutto innamorato dell’arte era diventato vicepresidente della Fondazione di Palazzo Te. Tempo fa si confidò: «Internet è certamente una risorsa democratica, ma bisognerebbe mettere delle regole. Evitare l’anonimato». David Rossi trattava bene i media, ma aveva la schiena dritta. Se ne è andato a 51 anni. Ha lasciato Antonella che aveva sposato una decina di anni fa, senza grandi cerimonie, con Davide Taddei al fianco come testimone. Lascia anche Carolina, che ha 19 anni ed è la figlia di Antonella. L‘amava come fosse sua.