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 2013  marzo 11 Lunedì calendario

NELLA COMUNITA’ INVISIBILE DELL’ AMORE SENZA SESSO

Innamorarsi. Avere una relazione. Fidanzarsi. Vivere insieme. Ma rigorosamente senza sesso. Non per scelta, non per motivi etici o religiosi, non per astinenza forzata: semplicemente perché manca totalmente il desiderio e l’attrazione erotica. Con consapevolezza e la voglia di sentirsi comunque normali. Si definiscono «asessuali», uomini e donne per i quali l’amore è «sex-free».

Una comunità invisibile, non quantificabile, senza numeri e statistiche ufficiali, che si ritrova in Rete per raccontarsi, confrontarsi e condividere la propria esperienze. Il sito www.asexuality.org/it/ conta circa 2100 iscritti (ed è una sezione del forum mondiale di Aven, Asexual Visibility and Education Network) e www.asessuali.it, portale nato un anno fa, sono i punti di riferimento in Italia.

Piazze virtuali che ho frequentato alla ricerca di storie e parole che permettessero agli asessuali di presentarsi, uscire allo scoperto e farsi conoscere. «La maggior parte di noi non ha un atteggiamento di disprezzo o vergogna verso il sesso, anzi ci eccitiamo, possiamo provare piacere a livello fisico e siamo in grado di avere rapporti: l’unica verità è che tutto questo non c’interessa». Lea, 26 anni, vive a Roma dove lavora in un centro commerciale. Dopo l’ultima relazione durata qualche mese e finita oltre un anno fa, ora è single e ammette di non sentire il bisogno di trovare un nuovo partner. «Ho scoperto di essere asessuale quando avevo 24 anni: al termine di un fidanzamento mi sono chiesta perché sentissi questo distacco dal sesso. Mi sono decisa a fare un po’ di ricerche in Internet, e ho capito che non c’è nulla di sbagliato o di disfunzionale in me, non sono malata o repressa, e ci sono migliaia e migliaia di persone che provano ciò che provo io».

Jun ha 24 anni ed è fidanzata da 8 anni con un ragazzo: «La prima volta che mi ha chiesto di avere un rapporto, dopo che l’avevo fatto aspettare per due anni, con tutta la mia ingenuità gli ho chiesto: “Perché?”. Poi per amore ho ceduto, anche perché mi sembrava ingiusto che si adattasse sempre lui. Quando ho capito di essere asessuale con estrema difficoltà gli ho spiegato tutto: inizialmente per lui non è stato facile, non era felice. Ora ci siamo chiariti dettagliatamente su limiti e desideri di ognuno di noi, e abbiamo trovato dei compromessi accettabili per entrambi».

Quello dei compromessi è un tema critico e sensibile: in un sondaggio realizzato da Aven internazionale, a cui hanno risposto tremila degli oltre 43 mila iscritti, il 28% per cento ha ammesso di cedere alle richieste del partner occasionalmente, il 17% di farlo regolarmente e il 25% di rimanere fermo sulle proprie posizioni. Mentre al pensiero di immaginarsi durante un atto sessuale il 17% ha provato repulsione totale, il 38% repulsione moderata e il 27% indifferenza.

«Io non ho mai sperimentato cosa voglia dire sentirsi fisicamente attratti, anche se ho sempre avuto un tipo di richiamo romantico nei confronti delle ragazze della mia età – spiega invece Andrea, 20 anni, studente di medicina – ho costantemente pensato di costruirmi una famiglia con una ragazza che mi amasse per ciò che sono, e tale sogno è rimasto inalterato anche ora che so di essere asessuale: sarà un rapporto sentimentale fatto di baci, abbracci e coccole».

«Anche io sono un asessuale romantico: provo emozioni e attrazione emotiva per altre persone – aggiunge Marco, 21 anni, impiegato nel settore turistico – il sesso non mi dà nulla, e giusto per confutare tanti pregiudizi nei nostri confronti, non ho avuto nessun trauma da bambino, i miei genitori erano presenti e ho avuto un’infanzia felice: quindi è inutile disturbare Freud».

È stata invece una lezione di Psicologia sociale all’Università a far scoprire l’esistenza degli asessuali a Klizia, 32enne romana impiegata nel settore finanziario: «Benché non m’interessasse a 17 anni ho voluto avere rapporti con il mio fidanzato di allora, per capire qual era la differenza tra pulsione e attrazione sessuale. A 24 anni poi, rendendomi disponibile a un rapporto sessuale, speravo di far funzionare meglio una storia con un ragazzo. Non è servito a molto, perché abbiamo capito in fretta che il problema della nostra relazione era altrove. Ora ho un compagno da sei anni, viviamo insieme ed è asessuale: siamo compagni di vita e ci amiamo come sappiamo e vogliamo amarci: in modo platonico».