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 2013  marzo 08 Venerdì calendario

“MA QUALE FASCISTA, GRILLO È UN ATTORE DI SUCCESSO”

Confusi dal frinire del Grillo, errando nella steppa dell’interpretazione, secondo Pietrangelo Buttafuoco si finisce sempre dalle parti del russo Ivan Pavlov e del suo celebre riflesso. “Se l’atavica aspirazione cechoviana ‘A Mosca, a Mosca!’ è per i dirigenti Pd meno di una nostalgia repressa nel-l’abiura, la lettura del presente somiglia a un tormento. Demonizzano Grillo senza capirlo. Lui utilizza un canone teatrale, un lampo petroliniano: ‘Bene, bravo, grazie’. Poi si volta e si compiace: ‘Guarda ‘sti fessi come mi vengono dietro’. Il pifferaio magico non attira la plebaglia e gli stolti sono solòni, burocrati, venerandi somari, opinionisti dei giornaloni, ‘addottorati”.
È inutile?
Nel più arcaico ethos siciliano si recita: “È lo stesso morto che ti insegna come piangere”. È la realtà che ti piega alle sue necessità, non il contrario. Questo bel catafalco, la novità emersa dalle urne, ci stimolerà a inseguire una soluzione, una trovata, un’idea. Siamo in piena effervescenza anarcoide. Non c’è il Papa né governo. È vacante anche il Quirinale. Non è ghiotta la possibilità di essere contemporanei a questo caos? Siamo sufficientemente stronzi o cinici per resistere. Educati al più crudo realismo, godiamo della messa in scena. Che si sia a 500 anni dal Prìncipe di Machiavelli
Chi è davvero Grillo?
Un attore. Non un comico né un guitto. Viene da una scuola antica. Lima, non improvvisa, ha un copione studiato. A differenza di Benigni, integrato nel sistema, Grillo è un vero censurato (e senza editto), ma non ha mai piagnucolato da martire. È meglio di Benigni e pure di Umberto Eco che dopo non aver capito il santo protettore di Fazio, Mike Bongiorno, si è nuovamente smarrito.
Quindi?
Mentre altri si dirigevano a Gargonza, Grillo costruiva i suoi opliti a teatro. Geniale raccolta del consenso. E il risultato strania. Pensi al ’94. Su Roma calarono truppe con kit di plastica, inno di Forza Italia, lubrica atmosfera gonfia di cravatte grosse e tacchi a spillo. Ora invece jeans e computer sguainati come armi. Un’ondata di nerd. Un inedito. Vedere i grillini ardere nei buoni propositi fa venire immediatamente voglia di leggere De Maistre.
E il riflesso pavloviano?
Nel maldestro tentativo di cooptarlo prima gli dicono fascista, poi lo elevano a costola della sinistra, infine lo ricriminalizzano arando il blog in cerca di un dittongo a cui impiccarlo. Non dimentichi che Grillo è sposato con un’iraniana. Assecondando un sillogismo ignorante, è un terrorista. Quanto avrebbero pagato una sua foto a Teheran in occasione dei funerali del suocero? Come se la sarebbero giocata?
Grillo, l’amico di Ahmadinejad.
La demonizzazione non riesce perché Grillo ha i numeri e non è residuale. Alla supplenza del povero Bersani, provvede il sistema dell’informazione. La messa cantata dei grandi giornali.
Anche il Foglio è ostile.
Ferrara ammira l’attore, ma lì politicamente prevale la Repubblica di Platone. Poi Grillo non scatena l’odio che accendeva Berlusconi. Silvio è un analogico uomo del ‘900. Destra, sinistra, comunismo, anticomunismo. Grillo è avanti. È digitale.
E anche fascista?
Ancora Pavlov. Ho parlato con il magnifico Tom Staiti di Cuddia. È perseguitato da giornalisti democratici alla ricerca dell’archeologia missina di Grillo. Tom dice a tutti loro: “Battisti è dei nostri, Caputo anche, Romano Mussolini va da sé, Grillo mai visto. Se qualcuno lo sostiene è un mitomane”. In Italia l’antifascismo coincide con il conformismo, per dirla con Berselli, trionfa l’indignazione delle professoresse democratiche.
E i giudizi sul ventennio della neocapogruppo del M5s Lombardi? Gramellini ne ha auspicato le dimissioni.
Che il raffinato Gramellini sia caduto nella trappola mi ha stupito. Lisciare il pelo alle professoresse democratiche è sconveniente. Ne indossano solo di ecologico. Ecompatibile. Inadatto a Crepax come a Pratt. Lombardi ha fatto né più e né meno il discorso di un’antifascista onesta.
D’Alema dice che Grillo è un vecchio.
Ste cose non ce le devono raccontare. Il più giovane degli scrittori italiani è Arbasino, nato nel ’30.
Il domani, Buttafuoco?
Archiviato il melodramma, siamo alla commedia dell’arte. Non basta più il sacro testo di Bobbio, “Teoria generale della politica”. Urgono i volumi del D’Amico. È la storia del teatro a decifrare Grillo. Vedi mai che in un niente questo realizza la libera città di Fiume? Ce ne andremo tutti, irresponsabilmente, in trasvolata sui cieli di Roma, a gettar pitàli pieni di pupù su Montecitorio e fasci di rose sul Vaticano come Guido Keller. Come D’Annunzio.