Francesco De Dominicis, Libero 8/3/2013, 8 marzo 2013
Mps potrebbe lasciare Siena La sacralità di Rocca Salimbeni è stata violata. Il suicidio di David Rossi, capo della comunicazione del Monte paschi, che si è ucciso buttandosi da una finestra della banca, è anche questo
Mps potrebbe lasciare Siena La sacralità di Rocca Salimbeni è stata violata. Il suicidio di David Rossi, capo della comunicazione del Monte paschi, che si è ucciso buttandosi da una finestra della banca, è anche questo. Al punto che già ieri, il giorno dopo la tragedia dell’alto dirigente Mps, l’abbandono dello storico quartier generale era ritenuto meno improbabile. «Il trasloco non è più un tabù» si dice, tra altro, nei corridoi dell’istituto. La questione non è nuova. Se ne parla da qualche settimana: da quando, cioè, è cominciata a circolare una bozza di riforma dello statuto della Fondazione Monte paschi. Le regole dell’ente presieduto da Gabriello Mancini - azionista di riferimento della banca - prevedono tra gli scopi il mantenimento di sede legale e direzione generale proprio a Siena. Tuttavia lo scandalo derivati e le indagini della procura di Siena hanno rivoluzionato un po’ tutto. La Fondazione è destinata a ricucirsi un ruolo marginale nell’azionariato; quel vincolo territoriale viene ritenuto anacronistico e - forse - non in linea con le esigenze di mercato oltre che con le eventuali pretese di un nuovo socio. Roma e Milano le due alternative, con la capitale favorita nell’ipotesi di nazionalizzazione del gruppo. Non è stata certo la faccenda del trasloco - peraltro mai affrontata formalmente al ponte di comando di Mps - a occupare ieri i pensieri di Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. Presidente e amministratore delegato del Monte paschi hanno tenuto subito a ricordare, già nelle primissime ore della mattina con una nota ufficiale congiunta, di aver «rinnovato» la loro «fiducia» in Rossi. Quasi a voler spazzar via ombre su frizioni venute a galla recentemente. «Se ieri eravamo determinati, oggi lo siamo ancora di più, anche se scossi» ha poi aggiunto in serata Profumo in un convegno a Firenze che era stato organizzato proprio dal dirigente scomparso. «In questa fase che abbiamo attraversato - ha poi aggiunto il presidente - si è appannata la nostra reputazione, lo sappiamo benissimo: dobbiamo incontrarci per ricostruire». E la morte di Rossi corre il rischio di essere un colpo troppo forte per gli oltre 31mila dipendenti della banca, già sottoposti a pressioni incredibili da mesi a causa degli scandali finanziari su cui sta cercando di fare luce i magistrati di Siena. Profumo è determinato: «Ci sono 6 milioni di clienti e una banca che ha il 9% del mercato italiano. È importante che tutto il sistema non perda nessuno dei propri pezzi». I conti versano in una situazione complessa. C’è il buco cagionato dalle operazione di finanza derivata (Alexandria, Santorini, Nota Italia) da 700 milioni di euro. Una toppa, almeno parziale, potrebbe arrivare dal risarcimento chiesto agli ex vertici - Giuseppe Mussari e Antonio Vigni - dall’attuale consiglio di amministrazione: una richiesta da 1,2 miliardi complessivi - come ha ricordato ieri sera l’ad Viola, a Firenze con Profumo - che è indirizzata anche alle due banche d’affari coinvolte nelle manovre spericolate: la tedesca Deutsche Bank e la giapponese Nomura. Per chi lavora nella banca c’è un compito non semplice. I dipendenti - specie quelli operativi nelle filiali - devono fare i conti anche con le pressioni dei clienti. Il tam tam dell’inchiesta giudiziaria, del resto, alimenta le tensioni fra correntisti e investitori, preoccupati per il destino dei loro quattrini. A tutti, Profumo e Viola hanno sempre ribadito la solidità del bilancio. I due «risanatori» sono convinti di poter rimborsare anche i 4 miliardi di Monti bond appena emessi e sottoscritti dal Tesoro per sostenere la ripresa della banca. La mancata restituzione farebbe scattare l’ingresso dello Stato. E l’addio alla città - che forse non è più capace di reggere il peso della banca nata nel 1472- sarebbe il passo successivo.