Terry Marocco, Panorama 7/3/2013, 7 marzo 2013
NON FATE L’AMORE, FATE IL PORNO
Stella, signora di mezza età, appesantita sui fianchi e dall’accento della Bassa padana, si esibisce nella sua cucina, sullo sfondo il microonde e lo sgrassatore. Sandalo d’argento tacco 12 e grembiulino, in un orario dove di solito le casalinghe stirano davanti alla Vita in diretta, lecca il pavimento in cotto, mentre dal suo computer aperto e con la webcam accesa uomini le urlano di tutto. Molto più di quello che un tempo avrebbero potuto immaginare di poter chiedere a una prostituta. E lei, felice, virtualmente non si sottrae a nulla.
Ecco il «neoporn», il nuovo sesso sdoganato da internet, dove non ha importanza essere belli, non c’è estetica, ma quotidianità. Salotti Ikea, biancheria ordinaria, smagliature e pance: il sesso vissuto sul web è diventato quotidiano, una costante della vita di molti. L’Eurispes valuta che il 25,9 per cento degli utenti visiti siti porno e che il giro d’affari nel nostro Paese abbia superato il miliardo di euro. Il 12 per cento di tutti i siti è porno, ogni secondo 28.258 persone cliccano contenuti hard. Spiega Renato Stella, sociologo presso l’Università di Padova, autore di Eros, cybersex, neoporn (Franco Angeli) e grande esperto: «Un tempo esisteva solo la Polaroid, oggi si può produrre la rappresentazione di sé online. È una risorsa, dà la possibilità di spaziare, c’è una maggiore libertà rispetto a prima. E non c’è alcun rischio sociale di trasformare tutte le coppie in scambisti». Siamo finalmente liberi e liberati o è una forma di decadenza? «Un tempo il paziente descriveva la sua parafilia allo psicoterapeuta, oggi la mette online, trova altri che amano le sue stesse cose. E smette di sentirsi un pervertito».
La novità di quest’ultima rivoluzione sessuale è la condivisione, la creazione di community che hanno in comune le stesse trasgressioni. È la nascita di un sesso didascalizzato, più di un’enciclopedia, diviso in categorie ultraspecifiche. Ogni sito le riporta in ordine alfabetico: dagli acrobati ai «bloody tampon» (gli amanti del ciclo mestruale), dalle babysitter alle cheerleader, fino al gettonatissimo vintage (l’ultimo a mostrare donne con peli pubici) e al disgustoso «old farts» (vecchi flatulenti, letteralmente). È la democrazia del porno, dove trova spazio qualsiasi fantasia. Youporn e Pornhub attraggono ogni giorno 15 milioni di contatti. L’Italia è al quarto posto (preceduta da Stati Uniti, Germania, Francia) per visite a Youporn, il principe dei siti: 391.475.719 ingressi nel 2012. «La diffusione in massa del porno ha cambiato la fruizione del sesso. Ma con la rete cambia tutto: non c’è più limite né controllo, decidiamo noi il come e il quando» riassume Simone Regazzoni, autore di Pornosofia (Ponte alle Grazie), pamphlet sul pop porno, con il quale si è giocato il posto di docente all’Università Cattolica di Milano (dove forse il sesso non era ancora così sdoganato). «Non si guardano più film interi ma si diventa registi del nostro piacere. Siamo noi a montare spezzoni di quello che più ci eccita, l’immaginario può arrivare anche al limite del legale».
Il motore di ricerca per adulti Pornwatchers.com ha pubblicato i dati relativi ai due siti cliccatissimi Youporn e Xhamster, dove sono presenti 753 mila video, la lunghezza media è di 11 minuti. Gli utenti potrebbero guardare video per 16 anni senza mai vedere lo stesso filmato. Ma la grande novità che ha cambiato i costumi sessuali è il «gonzo», il porno fai da te, come spiega Paolo Zelat, critico cinematografico di genere: «Nel gonzo chi gira è anche attore. Filmini fatti nelle mise domestiche così richiesti dal pubblico che le case di produzione hanno deciso di girarli con attori professionisti, la maggior parte a Los Angeles nella San Fernando Valley, ormai ribattezzata Pornovalley».
Siamo oltre il voyeurismo, come ha ben capito Cindy Gallop, 52 anni, ex pubblicitaria inglese, che ha inventato Makelovenotporn.tv. Lanciato sei mesi fa, mette a confronto il sesso reale e quello visto nei video porno. Possono partecipare solo coppie normali, mandano al sito i loro video, che vengono messi online e per vederli bisogna pagare, come un film porno. Dopo solo sei settimane si sono iscritte 76 mila coppie. Lei, reduce da un’infanzia puritana con mamma cinese, ha scoperto il sesso con ragazzi più giovani: «E ho visto quanto il sesso online li aveva influenzati, resi uguali». Oggi, nuova guru del piacere, viene raggiunta da migliaia di email: un mondo di amanti ansiosi che vivono l’hard come un tranquillante. Racconta una ragazza di 18 anni: «Grazie a Makelovenotporn mi sento meno inadeguata sotto le lenzuola. Ho capito che cosa mi piace veramente e ho scoperto che non è quello che mi fa il mio fidanzato». Oppure scrive il maschio 22 enne «porn user», ossia consumatore abituale: «Il porno è ormai l’unico insegnante di sesso che abbiamo».
Le nuove generazioni ritengono il porno online una nave scuola. Eppure la libera e progressista Islanda ha deciso di dare lo stop al sesso sul web. Un’inedita forma di censura per proteggere i bambini, che possono arrivare a siti e immagini sconvolgenti. Secondo una recente ricerca dei pediatri italiani, il 74 per cento degli adolescenti e il 37 delle adolescenti va in rete per guardare immagini hard. E secondo l’ultima indagine di Eurispes e Telefono azzurro più del 10 per cento dei nostri ragazzi ha ricevuto video o sms sessuali sul proprio telefonino. Maria, 10 anni, quinta elementare, racconta: «Ho dato solo una sbirciatina sull’iPad di una mia amica a un sito, per curiosità, ne parlavano tutti a scuola. L’abbiamo aperto, c’era una foto terrificante e l’abbiamo subito richiuso: ho visto donne con i piselli». Solo una volta? «Forse due».
Gustavo Pietropolli Charmet, psicoterapeuta dell’adolescenza, ha detto: «La rappresentazione pornografica serve ai ragazzi per due scopi: acquisire informazioni sulle procedure sessuali, sulle manovre possibili, disporre di immagini eccitanti per incanalare lo spontaneo desiderio che attraversa il loro corpo. E abbattere la barriera del pudore innalzata durante l’infanzia, prepararsi a festeggiare la nudità e il contatto con gli organi genitali di un coetaneo dell’altro sesso di cui non conoscono la sensibilità e le propensioni. La pornografia non è educativa, ma mette a disposizione alcune informazioni elementari, che regalano l’impressione di essere spudorati, non più bambini vergognosi di tutto».
Come certifica uno studio internazionale di Iconkids e youth, centro di ricerche tedesco sugli adolescenti europei, il 30 per cento dei ragazzini vede immagini pornografiche a partire dagli 11 anni, a 17 anni il 93 dei maschi e l’80 delle femmine ha frequentato siti porno. Le donne che guardano immagini hard sono ormai il 40 per cento contro il 60 degli uomini. Lo fanno e lo consumano come gli uomini, basta andare su un sito come Jacquieetmichel per rendersene conto: migliaia le foto di donne che si esibiscono nude e serene, addirittura un’orgogliosa nonna che prima si fotografa con la gonnellona a fiori e poi nuda sul divano del salotto, con il nonno.
La rete ha facilitato lo scambismo e spazzato via gli annunci sugli storici giornalini come Fermo posta. Ora in coppia si fa il «camtocam» ossia ci si incontra con la webcam nel virtuale scambiando fantasie attraverso uno schermo. «Tutto ciò ha aumentato la qualità dell’atto onanista, ha facilitato l’avvicinarsi alla prostituzione, e ora le escort si trovano anche su Linkedin. Alcune paure stanno scomparendo» osserva Gianluca Marziani, critico d’arte con un seguitissimo blog fetish, molto patinato.
«Milano e Roma sono le capitali europee con il maggior numero di accessi aYouporn» precisa lo scrittore Mario Desiati. «Ma l’abbondanza di corpi, di qualsiasi perversione (ci sono siti addirittura dove sbirciare chi si lava i denti), non ha portato una corrispondente liberazione. In Italia resta uno sguardo maschiocentrico». Due neuroscienziati dell’Università di Boston, Ogi Ogas e Sai Gaddam, hanno scritto la più mastodontica ricerca sul sesso online, A billion wicked thoughts (Dutton), ossia 1 miliardo di pensieri sporchi. Per cercare di capire attraverso 400 milioni di ricerche online cosa vogliamo veramente. Cosa hanno in comune la Gioconda, il pollo fritto dei fast food e i video porno? Secondo i due studiosi, molto. «Creano l’illusione erotica, manipolano i nostri sensi». Tradotto: il porno online ha semplificato il piacere, la grande abbuffata di nudità ha reso milioni di persone dipendenti e assuefatte. Virtualmente collegati al mondo, nell’assoluto soli. A cercare godimento con bastoncini di pollo in mano e un computer aperto su Youporn. E la Gioconda?