Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  marzo 07 Giovedì calendario

A RISCHIO IL BILANCIO DELL’INPS, DOVRÀ INTERVENIRE LO STATO


L’ultima minaccia ai conti dell’Inps viene dai tagli alla pubblica amministrazione. Dal momento che i pensionamenti non sono rimpiazzati con nuove assunzioni, la previdenza accumula uno squilibrio sempre più pesante. In altre parole, i lavoratori sono troppo pochi per mantenere i pensionati. Se a questo si aggiunge che le singole amministrazioni hanno mancato per anni di versare i contributi, contando sulla possibilità di farlo al momento di erogare la pensione, si capisce come l’Inpdap, l’ente previdenziale dei lavoratori del settore pubblico, possa avere accumulato un disavanzo di una decina di miliardi di euro.
Tutto questo dovrebbe riguardare solo la pubblica amministrazione e i suoi lavoratori, visto che ad avere il bilancio scassato è il loro ente previdenziale... Sbagliato: riguarda tutti da quando il governo Monti ha deciso di far assorbire l’Inpdap dall’Inps, trasferendo pari pari il disavanzo del primo nei bilanci del secondo. In pratica, per risparmiare qualche centinaio di milioni accorpando le gestioni dei diversi organismi, si è aperta una voragine da circa 10 miliardi nei bilanci dell’ente da cui dipendono le pensioni dei 20 milioni di lavoratori privati.
La novità è divenuta palese il 26 febbraio, in sede di approvazione del bilancio preventivo del 2013, quando i due membri designati dalla Uil nel consiglio di vigilanza dell’Inps hanno rifiutato di firmare il bilancio dell’ente, sottolineando che l’incorporazione dell’Inpdap è destinata a produrre danni sempre più gravi. Difficile dar loro torto, visto che l’imperativo dei risparmi non consentirà certo la crescita del numero degli assunti rispetto ai pensionati del settore pubblico nei prossimi anni. Anzi, è più probabile il contrario, ossia che lo squilibrio si aggravi ancora a causa di nuovi tagli.
Sia il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, sia il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, hanno assicurato che la situazione non desta allarme. Vuol dire che i soldi li metterà, com’è inevitabile, lo Stato, cioè i contribuenti. Ma allora bisogna prendere atto che i conti pubblici sono un po’ peggio di quanto si è detto finora e che nei prossimi anni ci vorranno circa 10 miliardi di euro per pagare la pensione a quanti ne hanno diritto. Per di più dei risparmi attesi dall’unificazione delle gestioni si sono viste solo le briciole. Non è stato infatti possibile procedere agli interventi più corposi, come l’unificazione della gestione degli immobili o la razionalizzazione delle risorse umane, perché il ministero del Lavoro non ha ancora scritto i necessari decreti attuativi.

Stefano Caviglia