Fabrizio Dragosei, Corriere della Sera 08/03/2013, 8 marzo 2013
UN «CIGNO NERO» NEL GIALLO DEL BOLSHOI —
Una cosa dovrebbe essere interpretare sulla scena il malvagio zar Ivan il Terribile oppure lo spirito maligno del Lago dei cigni. E altra decidere di «punire» un rivale facendolo picchiare o addirittura incaricando un sicario di gettargli in faccia acido solforico concentrato. Pavel Dmitrichenko, rinomato ballerino solista del Bolshoi, non aveva forse ben chiara la differenza tra realtà e finzione quando affidò a un suo amico il compito di dare una lezione al direttore del balletto Sergej Filin. D’altra parte, come ha ricordato un’altra star del celebre teatro, Dilyara Timergazina, «Dmitrichenko minacciava sempre tutti, come se veramente fosse Ivan». Il ballerino in interviste recenti aveva detto di apprezzare molto il ruolo che Ivan aveva avuto nella storia: «Ancora oggi traiamo benefici dalle sue severe misure».
Secondo l’accusa, Filin si sarebbe rifiutato di concedere il ruolo primario (quello della principessa Odette trasformata in cigno dallo spirito maligno) nel Lago dei cigni alla compagna di Dmitrichenko, Anzhelina Vorontsova.
Tutto chiarito, dunque? Assolutamente no perché dietro l’attacco, il mandante e gli esecutori ci sono i mille intrighi che da anni condizionano la vita della grande istituzione artistica fondata nel 1776. E in quest’ultima faida potrebbe essere coinvolto uno dei clan che lottano per il potere e i soldi al Bolshoi. Ma andiamo con ordine.
Davanti ai giudici Dmitrichenko (potrebbe finire in carcere per 12 anni) ha confessato di aver incaricato il pregiudicato Yurij Zarutsky di dare una ripassata a Filin. Ma Zarutsky, accompagnato da un complice che guidava la macchina, avrebbe deciso di ricorrere all’acido. Forse per odio sessuale, visto che Zarutsky sembra ritenere che Filin, nonostante abbia una moglie, sia omosessuale. A un giornalista che gli chiedeva ragione del suo gesto, ha risposto sprezzante: «Questa è la fine dei finocchi!».
Così Filin ha quasi perso la vista e ha avuto il volto sfigurato. Ultimamente l’ex ballerino era stato trasferito in Germania per essere sottoposto a un nuovo intervento chirurgico. L’operazione, che avrebbe avuto successo, è durata quattro ore.
Dopo le ultime rivelazioni su mandante ed esecutori, l’avvocato di Filin ha però ammonito: «Gli investigatori hanno ancora molto lavoro da fare per stabilire tutta la verità». E a un giornalista ha poi spiegato: «Le minacce contro le persone che hanno lavorato e lavorano al Bolshoi sono iniziate due anni fa; non bisognerebbe parlare di una motivazione sola, pensare che tutto sia successo a causa della Vorontsova».
In realtà chi conosce bene le vicende del Bolshoi parla di problemi che si trascinano da molto più tempo, addirittura da quando nel 1995 venne estromesso il leggendario coreografo Yurij Grigorovich, che aveva guidato il balletto per trent’anni.
Grigorovich è rimasto nello staff del teatro e ha continuato a criticare i vari direttori che si sono succeduti dopo di lui, compreso Filin. Lui era per il repertorio classico e i nuovi direttori, compreso Filin, hanno cercato di innovare, introducendo opere moderne, anche di artisti stranieri. Accanto a Grigorovich si è mantenuto un nucleo di fedelissimi, tra i quali ci sarebbero anche la Vorontsova e il compagno. La ballerina è seguita dal veterano ballerino solista Nikolaj Tsiskaridze, anche lui fedelissimo di Grigorovich.
Sarebbe questo il clan che avversava il nuovo direttore del balletto con ogni mezzo. Fino ad arrivare all’attentato? Nessuno lo ammette, anzi. Dmitrichenko ha sostenuto che sarebbe tutta una montatura della direzione del Bolshoi, «per allontanare Tsiskaridze». Ma è un fatto che le cose siano peggiorate decisamente dalla fine del 2012. A dicembre Filin suggerì alla Vorontsova di abbandonare Tsiskaridze e di prepararsi invece con una donna per il ruolo di Odette. La bella Anzhelina sostiene invece che fu quasi un ricatto: lasciare il suo mentore per ballare nel Lago dei cigni.
In ogni caso, poco dopo Filin iniziò a ricevere telefonate inquietanti tutte le notti. Hacker entrarono nella sua posta elettronica e qualcuno gli bucò le ruote della macchina. Il 17 gennaio, poi, entrò in azione Zarutsky. Aspettò sotto casa il direttore e dopo averlo chiamato per farlo voltare gli gettò in faccia l’acido.
Fabrizio Dragosei