Dietmar Hawranek; Armin Mahler, Panorama 7/3/2013, 7 marzo 2013
MR VOLKSWAGEN: «NON È COLPA MIA SE NON SIETE CAPACI DI FARE AUTO COME NOI TEDESCHI»
Il mercato dell’auto europeo arranca e molti costruttori accusano un crollo dei profitti. Anche la Volkswagen ha sofferto, ma Martin Winterkorn, 65 anni, amministratore delegato del gruppo, è convinto che la casa tedesca diventerà il primo gruppo al mondo. E difende il suo stipendio, uno tra i più alti d’Europa (proprio mentre il referendum in Svizzera mette in discussione le megaretribuzioni ai manager).
Signor Winterkorn, nel 2011 ha guadagnato 17,4 milioni di euro. E il suo stipendio dello scorso anno ha probabilmente raggiunto i 20 milioni di euro. Lo ritiene ragionevole?
Se avessi davvero ricevuto 20 milioni di euro, sarebbe senza dubbio difficile spiegarlo alla gente. Indipendentemente dai buoni risultati di una società, gli aumenti dei compensi non possono essere illimitati. Ecco perché ritengo che sarebbe giusto che il consiglio di sorveglianza cambiasse le regole sui compensi dei dirigenti.
Come mai il gruppo ha regole che rendono possibili questi stipendi astronomici?
I nostri bonus non vengono pagati sui risultati del successivo trimestre, ma si basano su criteri a lungo termine: vendite e profitti, oltre alla soddisfazione dei clienti e dei dipendenti. Vi sono obiettivi ambiziosi per ogni cosa. All’epoca in cui sono state stabilite tali regole, tuttavia, nessuno si aspettava che l’azienda avesse uno sviluppo tanto eccezionale. Inoltre oggi siamo un’impresa diversa. La Porsche, la Man e la Scania sono state completamente incorporate nel nostro bilancio, ed è questa una delle ragioni per cui i nostri profitti sono aumentati.
Avrebbe potuto donare una parte del suo stipendio, come ha fatto Wendelin Wiedeking, ex numero uno della Porsche. Perché non l’ha imitato?
Io e gli altri consiglieri in passato abbiamo donato svariati milioni di euro. Potete presumere che io mi dia molto da fare in forma privata per aiutare le persone che si trovano in difficoltà. Ma non lo dico ai quattro venti. Le donazioni in beneficenza da sole non possono rappresentare una soluzione. È opportuno che il consiglio di sorveglianza riveda le norme che regolano i compensi dei dirigenti.
Che cosa significa il denaro per lei? I milioni le servono per acquistare uno yacht, o un Picasso, oppure lo scopo principale del suo stipendio è mostrare la sua posizione nelle graduatorie dei top manager? In Europa lei occupa il primo posto...
Beh, non possiedo né uno yacht né un Picasso. Se ogni tanto mi regalo qualcosa, si tratta di un bell’orologio da polso. Ma il bonus rappresenta anche il successo dell’azienda, del quale non sono responsabili solo i dirigenti, ma anche tutti i dipendenti. È per questo motivo che i 100 mila dipendenti della Volkswagen in Germania hanno ricevuto anche loro un bonus, di 7.500 euro.
Sicuramente in questo momento c’è molto da fare in Volkswagen. A quanto pare le vendite della vettura di punta, la nuova Golf, non vanno molto bene. I concessionari già offrono grossi sconti, come se l’automobile che stanno cercando di vendere non fosse più un prodotto nuovo di zecca.
Un momento, la nuova Golf ha avuto un’ottima partenza. Abbiamo già ordini per oltre 150 mila vetture. Nello stabilimento di Wolfsburg abbiamo dovuto organizzare turni supplementari. E, secondo un recente studio condotto dalla Morgan Stanley, la Volkswagen offre gli sconti più bassi sui prezzi rispetto a tutte le altre case automobilistiche europee.
La crisi del settore ha raggiunto anche la Volkswagen. Nello stabilimento di Emden, dove si fabbrica la Passat, periodicamente applicate la settimana lavorativa di 4 giorni. Questo ricorda la crisi degli inizi degli anni 90. Quanto è difficile la situazione in Europa per la Volkswagen?
Non facciamo settimane di quattro giorni a Emden, fermiamo sporadicamente la produzione per qualche giorno. Ma, è vero, in questo momento il mercato automobilistico europeo è estremamente debole; in singoli paesi, come Italia, Francia e Spagna, è al minimo storico, e senza prospettive di rapida ripresa. Naturalmente, in quanto costruttore leader in Europa, questa situazione ci danneggia. A dispetto di ciò, continuiamo a crescere, soprattutto in Cina, negli Stati Uniti, in Sud America, in India e in Russia.
Alcune case, come Fiat, Opel e Peugeot, sono fortemente concentrate sul mercato europeo, e lì stanno subendo gravi perdite. Grazie al suo successo sui mercati emergenti, i risultati complessivi del gruppo Vw sono eccellenti. Questo fa pensare che la Volkswagen stia tentando di buttare i suoi concorrenti fuori dal mercato facendo leva sugli sconti. L’amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne ha dichiarato che la Vw sta cercando di creare un «bagno di sangue».
Non vogliamo mettere nessuno al muro. Però non dobbiamo neppure vergognarci del successo ottenuto grazie alle nostre automobili. Beneficiamo del fatto che attualmente possediamo un sistema di piattaforme che ci consente di produrre una vasta gamma di modelli per i nostri marchi partendo da un’unica base tecnica. Queste automobili hanno un’estetica del tutto diversa e anche il modo di guidarle cambia completamente. Ma i costi si ridurranno del 20 per cento e i tempi di produzione caleranno in percentuale ancora maggiore. Queste riduzioni ci metteranno in condizione di investire in innovazione e nuove tecnologie, oltre a guadagnare bene con modelli speciali.
Attualmente anche in Francia la Volkswagen è vista come un aggressore. Il settimanale «L’Express» ha pubblicato un articolo sulla politica espansionistica della Vw con il titolo in tedesco: «Volkswagen über alles» («La Volkswagen al di sopra di tutto»).
Sì, ne sono al corrente, e questo mi preoccupa. Ma pensate all’Italia. Gli italiani hanno marchi fantastici, come Lancia e Alfa Romeo. Dieci anni fa veniva prodotto oltre 1 milione di automobili all’anno, ora sono solo 400 mila. Non possiamo seriamente essere ritenuti responsabili di questo declino.
Considerata la crisi che dilaga in Europa, sarete ancora in grado di raggiungere il vostro obiettivo di rendere il gruppo Vw la più grande casa automobilistica del mondo entro il 2018?
Teniamo fisso questo obiettivo. Abbiamo sempre ipotizzato che la crescita non sarebbe avvenuta principalmente in Europa, bensì in Cina, Russia e nel Sud e Nord America. In quei mercati la lotta è ancora più dura. Se uno dei nostri modelli non ottiene risultati soddisfacenti in un test automobilistico in Germania, mi precipito subito al telefono per sapere che cosa è andato storto. Dobbiamo dimostrare lo stesso impegno in tutti gli altri mercati. È altrettanto importante eliminare tutti i punti deboli anche in quei paesi.
Le cosiddette auto economiche, o veicoli con prezzo inferiore agli 8 mila euro, sono un segmento in espansione in quei mercati. La Vw non ha alcun prodotto in questa categoria. Quando li introdurrete?
Non è ancora stata presa una decisione definitiva. Ma in sostanza svilupperemo un’auto economica in una fascia di prezzo tra 6 mila e 7 mila euro. In questo segmento la Cina da sola ha un potenziale di vendita pari a oltre 3 milioni di vetture all’anno, più 1 milione in India. Anche l’Africa è un mercato molto promettente.
C’è un’altra sfida che vi attende: la questione dell’efficienza del carburante. L’Unione Europea sta mettendo a punto una norma che entro il 2020 limiterà le emissioni a una media del parco auto di soli 95 grammi di CO2 per chilometro, il che equivale a meno di 4 litri di benzina ogni 100 chilometri. La Vw è in grado di rispettare questo limite?
È un obiettivo estremamente ambizioso, ma accettiamo la sfida. Il gruppo raggiungerà l’obiettivo dei 95 grammi entro il 2020. Tuttavia, ci attendiamo che i veicoli elettrici e i veicoli ibridi plug-in verranno inclusi nel calcolo, come accade anche negli Stati Uniti e in Cina.
Il suo contratto è valido fino al 2016, quando lei avrà 68 anni. Ha intenzione di prorogarne la scadenza e andare in pensione a 70 anni?
Questo lavoro è decisamente estenuante. Per fare un esempio, di recente abbiamo preso un aereo la domenica per andare al Salone dell’automobile a Detroit. Il lunedì mattina abbiamo proseguito per il Messico per l’inaugurazione del nostro nuovo stabilimento di produzione dei motori. Il martedì mattina siamo atterrati a Wolfsburg per l’incontro del consiglio direttivo. Nel pomeriggio siamo saliti su un altro aereo diretto in Svezia, dove abbiamo collaudato alcuni nuovi modelli. Ma d’altra parte questo lavoro mi piace immensamente. Di sicuro continuerò a svolgerlo ancora per un po’, fino a quando mi sentirò idoneo a farlo. Dare forma alla prossima generazione di Golf...
... il cui lancio sul mercato è previsto per il 2018...
Ed è qualcosa che non voglio perdermi.
Grazie, signor Winterkorn, per questa intervista.
2013 Der Spiegel. Distributed by the New York Times Syndicate. Traduzione dal tedesco di Christopher Sultan