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 2013  marzo 02 Sabato calendario

AIUTATE LE PATATE IN ESTINZIONE


Ci battiamo per salvare dall’estinzione le tigri bianche, il panda gigante, il koala, le balene azzurre e anche il cirneco dell’Etna, che sarebbe un cane amato dagli antichi egizi. Ma chi pensa alle piante, alle mele, alle patate? Rischiano di sparire a causa dell’industria alimentare. Si coltivano solo quelle specie che rendono di più, le pere che sopportano un lungo trasporto, e anche i floricoltori producono solo le rose o i tulipani che fioriscono nelle serre esotiche e non appassiscono prima di venir venduti in Europa. Io non ho mai capito quali patate comprare. I miei amici tedeschi si orientano tra almeno 200 tipi: quelle novelle le riconosco, le altre mi sembrano tutte uguali. Ci sono le Kartoffel per il bollito misto, quelle per il puré, quelle da friggere a tocchetti e altre da mettere in padella a striscioline, le patate per il röstli, specialità svizzera, tortino in padella con cipolle, e quelle da servire con i crauti. In Germania il consumo è calato da 125 chili all’anno nel 1960 agli attuali 68. I tedeschi si preoccupano per la linea, seguono i consigli dei dietologi, mangiano meno patate, ma non vogliono rinunciare a nessun tipo. Di anno in anno, tuttavia, aumenta la quota delle patate conservate (31 chili) rispetto alle fresche (37). E quindi cresce il potere delle industrie conserviere e della grande distribuzione. Patatine fritte, cibo preferito dai piccoli tedeschi insieme con spaghetti e pizza, e Kartofellpuffer, le frittelle di patate, sono ormai quasi esclusivamente congelate. E il puré si compra liofilizzato, in busta.
Alle varietà però ci tengono, battendosi contro la grande distribuzione e le sue regole venali. Senza ironia, come la pizza è il simbolo dell’Italia, anche se gli americani pensano di averla inventata loro, il simbolo della Germania è la patata, magari accanto a un boccale di birra. I tedeschi hanno salutato dunque con entusiasmo la decisione delle Nazioni Unite di proclamare il 2008 «anno della patata», fatto che da noi, mi sembra, è passato inosservato. La mobilitazione nazionale è servita a salvare Linda, proclamata nel 2007 «Kartoffel des Jahres», patata dell’anno. Era particolarmente amata per il suo profumo e la sua morbidezza, ma era stata condannata a morte dalla colossale impresa agricola Europlant: non valeva la pena di continuare a tenerla in vendita. Linda, ufficialmente battezzata nel 1974, rappresenta l’1,4% del mercato complessivo in Germania, e secondo i cuochi è la migliore per le Bratkartoffeln, le patate in padella con cipolla e speck. Però era troppo sensibile ai virus. Dunque non redditizia.
L’eroe che ha salvato Linda è l’agricoltore Karsten Ellenberg, diventato il simbolo della resistenza contro i dittatori dell’alimentazione. Quando cominciò a coltivare patate nella sua fattoria nel 1996, gli esperti gli consigliarono di lasciar perdere: il terreno non era abbastanza vasto per una produzione redditizia, a un costo conveniente per resistere alla concorrenza dei produttori internazionali che offrono sul mercato il 67% del fabbisogno. Ogni anno in tutto il mondo vengono prodotte 315 milioni di tonnellate di patate, per un valore complessivo di 46 miliardi di dollari (35,2 mld di euro). Ellenberg riuscì a resistere, anzi a produrre diverse specialità invece di specializzarsi su un solo tipo di Kartoffel: produce 170 qualità, e ne mette in vendita 37. L’arte per l’arte. «In passato», dice Ellenberg, «ogni contadino coltivava la sua patata particolare, ed era orgoglioso di essere l’unico a produrla». Le grandi società alimentari sono una lobby influente a Bruxelles, e c’era il rischio che l’Ue vietasse la coltivazione di specialità non «conformi», anche se, quando prende queste decisioni, non spiega mai il perché. Se tutti coltivassero quel che vogliono, si sostiene, la qualità ne soffrirebbe, ma la verità è esattamente il contrario. Ellenberg, invece di preoccuparsi del suo reddito, si è battuto, ha mobilitato il governo a Berlino, nelle scuole elementari le maestre hanno dato agli allievi il tema «Rettet Linda», salvate la patata del 2007. Infine l’Ue ha sospeso la condanna a morte: per trent’anni Linda potrà essere consumata dai suoi fan, solo in Germania. Poi si vedrà.