Massimo Gramellini, La Stampa 8/3/2013, 8 marzo 2013
IL CORAGGIO DI CAMBIARE
Mi ha scritto la collega perugina di Margherita Peccati e Daniela Crispolti, le due impiegate (una precaria) della Regione Umbria uccise senza pietà da quell’uomo fragile e disperato che le aveva erette a simbolo di un sistema. E’ una lettera meravigliosa perché sorprendente. Ti aspetti il dolore per le vittime e lo trovi. Ti aspetti la paura che possa succedere di nuovo e la trovi. Ma ti aspetteresti anche il lamento contro chi ha alimentato questo clima, additando la pubblica amministrazione come luogo di ogni nefandezza, e invece non lo trovi. Anziché crogiolarsi nel vittimismo, specialità nazionale, l’impiegata di Perugia scrive: «Se siamo percepiti come poco trasparenti, autoreferenziali e arroganti, forse dovremmo cercare di cambiare, prima che un’ondata di risentimento cieco e indistinto cambi noi, travolgendo tutto». Il cambiamento, e sono parole che andrebbero recitate a memoria come le tabelline, «non arriverà dall’alto e nemmeno un grilleggiante deus ex machina lo potrà attuare, se non sarà la pubblica amministrazione a volerlo, trovando il coraggio di riempire di contenuti quanto sbandiera ma non attua, a cominciare dalla meritocrazia. Dobbiamo smetterla di sentirci “altro” dalla gente, magari anche un po’ superiori, per poi offenderci appena ci chiamano privilegiati».
Cara signora, taccio il suo nome per non esporla a ritorsioni, ma persone come lei meriterebbero la prima pagina tutti i giorni. In quest’epoca di licenziamenti continui, anche da se stessi, è consolante imbattersi ancora in qualcuno capace di un’assunzione. Di responsabilità.