Paolo Conti, Corriere della Sera 08/03/2013, 8 marzo 2013
DA MINA AD ALBERTAZZI: ATTORI, ARTISTI E POPSTAR TESTIMONIAL DEI 5 STELLE —
«Ho votato Grillo e direi sì ad un governo monocolore del Movimento 5 Stelle». Il Grande Vecchio del teatro italiano, Giorgio Albertazzi, 90 anni ad agosto ma ancora gagliardamente in scena con «Le memorie di Adriano» a Roma al teatro Parioli, si ritrova allineato al suo antico amico-nemico Dario Fo: entrambi supporter di Beppe Grillo, dell’uomo che ha rivoluzionato il panorama politico italiano. Se il Palazzo e i partiti subiscono l’onda d’urto, attori e intellettuali lo hanno votato e ora lo incoraggiano. Albertazzi, ai microfoni di «Un giorno da pecora» su Radiodue condivide persino il parere positivo sul «primo fascismo» espresso dal capogruppo Movimento 5 Stelle alla Camera, Roberta Lombardi: «Ha totalmente ragione. E non soltanto all’inizio. Fino ad un certo punto, il fascismo ha cambiato l’Italia da paese agricolo a paese industriale, ha inventato l’aviazione, ha dato un’architettura, ha inventato i grandi conclavi della letteratura e l’Accademia della Crusca. È diventato atroce appena è diventato imperialista».
Grillo piace molto anche a Lapo Elkann, che lo spiega a Le Monde: «Alle ultime elezioni ho votato per qualcuno che non mi piace! Voglio vedere il mio Paese risplendere e non mi rassegno alla mediocrità della nostra classe politica, sono un patriota, amo l’Italia». E così, Lapo Elkann si ritrova sulla stessa lunghezza d’onda di Eros Ramazzotti. Martedì 5 marzo, subito dopo il suo concerto a Mantova, il cantautore ha dichiarato: «Ho simpatizzato per Grillo fin dall’inizio. E l’ho votato. Oggi non c’è altro a cui appoggiarsi. Credere in lui è l’unico antidoto alla disperazione. L’importante è che ora facciano quello che dicono». Qualcuno gli ha chiesto: ma approva la sua chiusura? Secondo lei dovrebbe allearsi con il Pd di Bersani? Risposta: «Lui deve andare diritto per la sua strada». Altro che dialogo. Altro che mediazioni.
Di «rivoluzione bianca» parla una vecchia amica di Beppe Grillo, l’attrice Marisa Laurito: «Io non so se Grillo riuscirà a governare, ma me lo auguro, credo molto in questa sua rivoluzione bianca. Chiunque abbia avuto a che fare col potere negli ultimi anni, ne è rimasto invischiato. Io, da normale cittadina, non ne posso più». Crede che Grillo riuscirà nel suo progetto? «È perfetto per scardinare un assetto politico corrotto almeno al 70%. Dicono che sia populista. Ma è populismo protestare perché non si riesce più a vivere? Dicono che abbia fatto eleggere gente comune. E Berlusconi cosa ha fatto con le Minetti, con le Carfagna?».
Grillo, insomma, ispira sentimenti forti come le sue invettive in piazza. Basta rileggersi Paolo Villaggio su Libero: «Quando Grillo promuoverà il referendum per uscire dall’euro vedrà che plebiscito per sciogliere immediatamente il patto. I tedeschi fanno soltanto i c... loro, stiamo precipitando nella m..., in un’unione così disunita che stiamo a fare?». In quanto a Bersani? «Un mediocre tribuno della plebe. Nessuna pietà». Sembra di risentire l’urlo «siete circondati» della campagna elettorale.
Ci sono gli amici-supporter di sempre. A cominciare da Dario Fo, interlocutore privilegiato (Grillo, si sa, lo ha candidato al Quirinale e lui ha rifiutato per l’età) anche per il libro scritto da Fo con Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio, «Il grillo canta sempre al tramonto». E c’è suo figlio Jacopo, sostenitore di Grillo con il suo blog su «Il fatto quotidiano». C’è Leonardo Metalli, inviato del Tg1, autore dell’inno 5 stelle col cantautore Raffaello Di Pietro. Ovviamente, si sa, c’è Adriano Celentano che ha votato per il Movimento 5 Stelle in disaccordo con sua moglie Claudia Mori («non mi piace per niente questo loro modo di sottrarsi al confronto democratico e di far prevalere l’insulto, un atteggiamento pericoloso e sbagliato»). Infine c’è lei, l’immensa e lontana Mina che sta dalla parte di Grillo da tempo. Profezia dell’ottobre 2012: «Incontrollabile, sottovalutato, diverso, è adesso minaccioso veramente. Compare sostanzioso nella sua percentuale e inarrestabilmente spacca equilibri e logiche. Non ne avevano mai parlato». È andata proprio così.
Paolo Conti