Carlotta Zavattiero, Sette 8/3/2013, 8 marzo 2013
... E LE SORELLE STANNO A GUARDARE
Carismatico, determinato, spirituale, riformista, comunicatore. Non troppo anziano e con un buon vigore fisico, ma nemmeno troppo giovane. Sono questi alcuni tratti dell’ideale identikit del successore di Benedetto XVI tracciati nei concitati giorni del pre-conclave. Ma sono i cardinali e in genere gli uomini a fare ipotesi: la “scommessa” è un gioco tutto al maschile. Le 70.000 religiose italiane non aderiscono al “totopapa”. La mappatura di una parte della pletora di congregazioni religiose femminili, circa 1.900, rivela altre logiche interne alla Chiesa.
L’affetto delle suore per la figura del pontefice impedisce loro di fare pronostici. L’eccezionalità del momento – da sette secoli non accadeva che un papa si dimettesse – le ha colpite e reagiscono pregando, rifugiandosi nel silenzio. Il successore di Benedetto XVI, chiunque sarà, potrà contare su un esercito assolutamente disciplinato, non litigioso o difficile da gestire come la Curia romana. «Non siamo un partito politico, non facciamo pressione», dice a Sette una suora salesiana di origine lombarda. Fino a un anno fa, per otto anni, è stata ai massimi vertici dell’ordine fondato da don Giovanni Bosco. Tra le Figlie di Maria Ausiliatrice, il ramo femminile dei salesiani, non si fanno pronostici: «Pensiamo al papa di oggi, gli stiamo vicino con tanto affetto». La salesiana ha conosciuto anche Giovanni Paolo II: «Un vulcano, espansivo, cordiale». Del papa tedesco dice: «Un pontefice buono, chiaro, sobriamente cordiale, coraggioso».
Nella casa delle domenicane di piazza Ferravilla, a Milano, si prega. Una suora dell’ordine di San Domenico commenta: «Il giudizio sul suo pontificato lo daremo più avanti, ma Benedetto XVI è stato un grande papa. La sofferenza che si prova non è quella di fronte alla morte, come per papa Giovanni Paolo II. È un dolore non paragonabile, che ora è arricchito da una cosa anche bella che insegna qualcosa: il papa, al momento giusto, ha capito che il Signore lo chiamava a pregare».
La domenicana sottolinea una qualità di Benedetto XVI: «Il gesto di rinunciare al “potere”, chiamiamolo così anche se è un servizio, è un atto di grandissima umiltà: ha ammesso di non avere più le forze e di veicolare le ultime rimaste alla preghiera. Il servizio non è facile». Nella Casa generalizia delle Suore ministre degli infermi a Roma, un’anziana camilliana ha visto passare molti pontefici, anche Giovanni XXIII. Di Benedetto XVI ha letto tutti i libri: «È stato un grande pastore, un maestro di fede. Siamo stati scossi dalla sua scelta, ho pianto tanto. È stato un grande dispiacere».
«Un momento delicato». A Rosano, alle porte di Firenze, sotto la diocesi di Fiesole c’è un monastero di monache benedettine. Lì dal 1985, da cardinale, Joseph Ratzinger ha trascorso regolarmente qualche giorno di riposo e raccoglimento. Attorno alla madre badessa Stefania Robione si raccolgono oggi una sessantina di monache: «Preghiamo in silenzio», e non aggiungono altro. Queste oasi spirituali nel deserto si trovano anche nelle città. A Milano, dal monastero della Visitazione di Santa Maria, in via Santa Sofia, suor Maria Silvia ci dice che le “visitandine”, l’ordine fondato nel 1610 da San Francesco di Sales, si preparano al conclave «pregando tanto e offrendo tutto quello che hanno». Irraggiungibili le clarisse del monastero Santa Chiara in piazza Piccoli Martiri a Milano: sono in ritiro e pregano per la scelta del nuovo papa.
In silenzio e nella preghiera vivono il momento epocale anche le orsoline di San Carlo a Milano. Una di loro parla a nome delle consorelle: «È un momento particolare, delicato. Siamo rimaste spiazzate, ma proviamo ammirazione per la scelta». La religiosa si defila, evitando altri commenti: «Lo stile delle orsoline è tranquillo, dimesso: preferiamo non apparire». Uno stile che ricorda quello di Benedetto XVI, molto amato dalle suore per la valorizzazione della dimensione spirituale della fede. Anche le carmelitane della Casa generalizia N.S. del Carmelo a Roma sono raccolte in preghiera. E sempre nella capitale, nella Casa generale delle Piccole Suore Missionarie della Carità, risiedono le orionine, il ramo femminile della Piccola Opera della Divina Provvidenza, fondata da San Luigi Orione. Tra loro trapela un certo nervosismo: «Sono momenti delicati, bisogna avere tanta fede, inginocchiarsi e pregare. Lasciamo fare allo Spirito Santo, è lo Spirito che lavora nelle anime», dice suor Eliodora. Si avverte tensione anche all’Uisg, l’Unione Internazionale Superiore Generali, ma non si va oltre l’affermazione che fra le suore «c’è la massima serenità».
Temi caldi sul tappeto. Un popolo di sentinelle, quello delle suore, ma senza diritto di voto. E preoccupante è il calo delle vocazioni femminili, scese nel mondo a quota 721.935. La crisi, molto forte in Europa e nell’Occidente in genere, può derivare da una “disaffezione” delle donne per l’esclusione a priori dal sacerdozio e dai contesti in cui si prendono le grandi decisioni collettive della Chiesa? Fra i 115 cardinali elettori al prossimo conclave non c’è una sola rappresentanza femminile. La loro influenza è forse indiretta? Le congregazioni religiose femminili hanno modo di pesare su quanto si decide nella cappella Sistina? «Assolutamente no, le suore sono del tutto ininfluenti», dice Fabrizio Mastrofini, autore di Per sempre? Come sono cambiati frati e suore in Italia. «Distinguerei piuttosto tra un papa eletto che appartiene a una congregazione religiosa e uno che è un “semplice prete”. Nel primo caso le suore lo sentirebbero più vicino al loro mondo; il pontefice a sua volta, senza favorirlo, comprenderebbe meglio il mondo di chi aderisce a una congregazione». Quanto avviene in un conclave resta un fatto esclusivamente maschile. Le religiose ne restano fuori, sono messe all’uscio perché nella Chiesa il modello dominante è maschile. Mastrofini, giornalista di Radio Vaticana, incalza: «Persino le religiose americane, le più progressiste, alla fine si conformano al modello dell’obbedienza».
Culto della personalità. Lo spirito di devozione alla figura del papa può rasentare il culto della personalità. Mastrofini segnala: «Con Giovanni Paolo II abbiamo anche assistito a delle scene di isteria da parte delle monache, tanto che si creavano dei problemi di sicurezza». Subiscono, quasi, il fascino della figura del pontefice – chiunque sia – e da ciò deriva la forte diffidenza verso i media. Che temono più dei colleghi maschi. Le suore interpellate non si pronunciano su pedofilia, o altri aspetti scabrosi della Chiesa, come la corruzione, la litigiosità delle fazioni, la presenza di lobby di potere. Le monache contemplative dell’ordine di Sant’Agostino, a Milano, concludono: «Benedetto XVI è un grandissimo papa. Il prossimo dovrebbe stare sulla stessa linea, perché è quella giusta».