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 2013  marzo 08 Venerdì calendario

Wanda Marra per il “Fatto quotidiano” – Non solo Livia Turco, ma anche altri 8 funzionari sono stati riassunti dal Pd (provenienza Ds e Dl) poco prima delle elezioni

Wanda Marra per il “Fatto quotidiano” – Non solo Livia Turco, ma anche altri 8 funzionari sono stati riassunti dal Pd (provenienza Ds e Dl) poco prima delle elezioni. Un modo per assicurarsi il futuro, nei venti imprevedibili della politica, che faceva parte degli accordi di nascita del Pd. “Continuerò a svolgere il compito e il lavoro assegnatomi dal Congresso del Pd, quale presidente del Forum immigrazione e politiche sociali, restando in aspettativa non retribuita”. Alla fine Livia Turco si dev’essere resa conto che la ri-assunzione nel Partito democratico non era politicamente sostenibile. Non con una liquidazione da 241 mila euro e un vitalizio (di 5.000 euro, secondo quanto dichiarato da lei stessa al Corriere della Sera) in arrivo tra due anni. “Non sono un’esodata di lusso”, aveva detto. L’altroieri, durante la direzione nazionale, denunciava Francesco Russo, neo senatore Pd eletto in Friuli: “Ho stima di Livia Turco, ma entri al Pd solo dopo che avremo risolto la questione esodati”. La ex onorevole ha recepito il messaggio. “Come tutti gli altri lavoratori dipendenti avrei avuto diritto al reintegro, previsto dallo Statuto dei lavoratori”, ribadisce però nel comunicato. Le cose sono un po’ più complesse di così. Livia Turco, da 27 anni in Parlamento, era in aspettativa non dal Pd, ma dai Ds. E dunque la sua ri-assunzione faceva parte degli accordi presi da Ds e Margherita quando si sono fusi in unico partito. Oltre a lei sono stati riassunti in 2 parlamentari in aspettativa dalla vecchia Margherita (Alberto Losacco e Nicodemo Oliverio) e in 7 dai Ds (tra cui Gianni Cuperlo, Oriano Giovannelli, Walter Verini, Vinicio Peluffo). Tranne Giovannelli, il tesoriere delle primarie di Bersani, parlamentare uscente, sconfitto alle parlamentarie, tutti in lista (bloccata) per il Parlamento, e dunque pronti ad andare in aspettativa. Per adesso, visto che questa legislatura si preannuncia particolarmente breve. E dunque il rischio che qualcuno torni immediatamente in carico al partito è più che concreto. Come ogni lavoratore, anche il parlamentare ha il diritto di andare in aspettativa e poi tornare alla sua occupazione. = In questo caso però, i parlamentari in questione sono stati ri-assunti, in quanto i partiti di cui erano funzionari sono scomparsi. “Si tratta di vecchi impegni e gli impegni si onorano”, spiega il tesoriere, Antonio Misiani. Posizione ineccepibile, che però apre più di una questione. Il Pd nazionale ha un organico di circa 200 dipendenti (compreso anche il personale non politico, come quello di segretaria). Nelle strutture regionali la questione è parecchio nebulosa (molti parlamentari in realtà sono assunti a livello locale). Gli organici in generale non sono sempre sostenibili. Il Pd, per essere un’azienda-partito, che doveva nascere leggera, liquida e libera da debiti, si è appesantito parecchio. E visto che vive di finanziamenti pubblici (sotto forma di rimborso elettorale) i suoi dipendenti sono di fatto pagati dai contribuenti. Per dirla con Matteo Orfini “i finanziamenti pubblici servono a permettere anche ai poveri e non solo ai miliardari”. Ma “così non sono difendibili”. Misiani ha preso la parola in direzione martedì per chiarire: “Il sistema di finanziamento ai partiti, i rimborsi, vanno sicuramente ripensati. Ma prima di tutto ci vuole una legge e serve la trasparenza”. Perché, come disse al Fatto Quotidiano “impossibile rinunciare, se no chiuderemmo”. Anche in tempi di desiderati accordi con Grillo, Bersani si è ben guardato dall’inserire l’abolizione del finanziamento tra gli 8 punti (quelli del programma post-elettorale). Semplicemente non può. (dagospia.com)