Liana Milella, la Repubblica 8/3/2013, 8 marzo 2013
L’INCUBO FINALE DEL CAVALIERE “VOGLIONO FARMI FUORI CON UNA RAFFICA DI VERDETTI”
ROMA — Ha avuto la matematica certezza che sarebbe stato condannato con 24 ore di anticipo. Quando gli hanno riferito che un’intera seduta del Csm era stata dedicata a lui, per criticare aspramente i suoi paragoni — «magistratura come mafia e cancro » — è esploso: «Ecco, il brutto segnale è arrivato. Da Roma hanno ordinato ai colleghi di condannarmi. È l’ennesima, pesante ingerenza sulla vita democratica del Paese. A questo punto non ho via di scampo, le sentenze saranno tutte contro di me». Unipol, Ruby, Mediaset, se le aspetta tutte, una dopo l’altra. A letto, al buio, occhi chiusi o occhiali fumé, Berlusconi non si sorprende affatto quando gli comunicano l’esito del verdetto per l’intercettazione di Fassino. Non è una sorpresa, solo la conferma di un teorema. A tutti quelli che lo chiamano ripete con una risata: «Passerò alla storia giudiziaria dell’Italia come l’unico che è stato condannato per una telefonata pubblicata sui giornali... ».
Sentenze politiche, non certo di giustizia. Questo dice l’ex premier, questo ripetono i suoi. Lo teorizza il segretario del Pdl Angelino Alfano quando dichiara che «è in atto un tentativo di eliminare Berlusconi per via giudiziaria, visto che è fallito quello fatto per via elettorale e democratica». Il complotto delle toghe e Milano, la “maledetta” cittadella giudiziaria di Milano, quella che lo perseguita dal ’94: «Ho avuto ragione a far approvare la Cirami (è la legge sul legittimo sospetto per far spostare i processi dalle sedi dove il giudizio non è sereno,
ndr.).
È convinto che lì, com’è appena avvenuto per Mediatrade, sarà sempre assolto. Il suo avvocato Niccolò Ghedini glielo ripete di continuo, «presidente, stia tranquillo, alla Suprema corte ne usciremo». Lui guarda a piazza Cavour, ma nel frattempo è costretto a «subire una persecuzione giudiziaria che sta cambiando il corso della vita politica italiana».
Questo è il punto. Il prossimo governo. La grande coalizione
cancellata. Berlusconi fuori dai giochi nella corsa al Quirinale. L’obiettivo di buttargli addosso una sentenza definitiva con annessa interdizione dai pubblici uffici, come i 5 anni già previsti per Mediaset che, soltanto a processo chiuso, lo costringerebbe ad abbandonare il Parlamento e la vita politica. La parola che Berlusconi pronuncia è pesante: «È in atto una sovversione giudiziaria di cui sono l’unica vittima». I fatti si inanellano: «L’uso politico delle sentenze è evidente. Quelli di Milano hanno cercato di farle cadere nel
pieno della campagna elettorale per influenzarla. Non ci sono riusciti. Io ho vinto lo stesso, ma loro vogliono azzopparmi ugualmente, vogliono cancellarmi come interlocutore politico, stanno costringendo Bersani a ignorarmi». Le date delle prossime sentenze — Ruby il 18 e Mediaset il 23 — s’intrecciano con gli appuntamenti politici. Il Parlamento che s’insedia, il conclave per eleggere il successore di Napolitano. Lui, Berlusconi, fuori dai giochi. «Il crescendo delle condanne e l’exploit dell’inchiesta di Napoli mirano
a impedire qualsiasi accordo istituzionale. Le toghe vogliono una politica della giustizia gestita da Bersani. Lo stanno spingendo nelle braccia di Grillo e lui ci sta cadendo in pieno».
Certo, Berlusconi sta facendo di tutto per fermare, o quanto meno rallentare, l’orologio delle sentenze. Adesso sfrutta anche l’uveite — una grave forma di congiuntivite — che lo ha colpito. Pronto Ghedini a spedire a Milano il certificato per chiedere un rinvio dell’udienza, visto che è saltato sia l’ufficio di presidenza del Pdl che l’incontro con Monti previsti per oggi e quindi il relativo legittimo impedimento. Non basta. Poi c’è il fronte della protesta di piazza. La manifestazione del 23 marzo a Roma. Se ne può spiegare il senso utilizzando quello che dice Daniela Santanchè: «Siamo all’atto finale, come nel ’94, quando la sinistra non vince carica a pallettoni “l’ingroia di turno”. Ma un italiano su tre ha votato per noi e non vuole un paese da Grande fratello e ha paura degli “ingroia”. A piazza del Popolo diremo questo, la legge non è uguale per tutti, per Berlusconi è diversa».
È il senso del 23 marzo, sollevare la gente contro le toghe. In vista delle nuove elezioni. È lì che adesso guarda Berlusconi, che vuole sfruttare fino in fondo l’immagine di vittima del connubio giudici rossi-Pd. «Bersani si sta facendo condizionare e porterà il Paese alla rovina. Non ha il coraggio di fare un governo di grande coalizione come si farebbe in qualsiasi altro Paese dopo questo risultato elettorale. Si eleggeranno pure il capo dello Stato, ma poi si voterà di nuovo, e i miei sondaggi mi dicono che i nostri consensi sono in ascesa, grazie alla persecuzione giudiziaria». E il Pd? Il pronostico di Santanchè, interlocutore abituale di Berlusconi, è che «sarà asfaltato». Quanto ai processi il Cavaliere si consola, Unipol prescritto in estate, Mediaset azzerato in Cassazione com’è avvenuto per Mediatrade, Ruby forse in crisi grazie al “regalo” di Severino sulla concussione.