Franco Adriano, ItaliaOggi 8/3/2013, 8 marzo 2013
O GRILLO O LA VIOLENZA IN STRADA
Tra i vecchi partiti e i giornali, il leader di M5S, Beppe Grillo, non ha dubbi. Ce l’ha con il lavoro di «sputtanamento» che stanno facendo i media italiani; non tutti, quelli che contano. Non esita a definirli «un branco di lupi» pronto a sbranare pubblicamente «ogni simpatizzante o eletto del M5S».
Ma non si rilascia un’intervista al Time soltanto per difendere gli innocui grillini verso i quali sta già prevalendo la simpatia generale. In gioco c’è il leader in persona, perché non ci fosse lui «ci sarebbe al violenza in strada». Ecco, perché non vuole alleanze di alcun tipo e vuole prendersi «il 100% del parlamento».
Alla ribalta l’autista di Grillo
Va detto che il killeraggio mediatico ai danni di Grillo, secondo il ben collaudato metodo Berlusconi, è già partito. Dopo l’esecuzione di un carotaggio in campagna elettorale, come l’intervista su Vanity Fair all’orfana dell’incidente stradale, per il quale il leader di M5S era stato condannato molti anni fa, è partita una ricerca più accurata. Ogni minimo dettaglio della sua vita privata verrà messa sotto controllo ed anche il suo patrimonio, gli investimenti suoi, dei suoi parenti e degli amici, saranno scandagliati centesimo per centesimo. In un’inchiesta dell’Espresso, secondo i contenuti dell’anticipazione che è stata diffusa ieri, emergerebbero tredici società dotate per altro di capitali sociali minimi, non più di diecimila dollari ciascuna, aperte nel paradiso fiscale della Costa Rica per compiere operazioni immobiliari, investimenti, costruzioni, incluso il progetto per un resort di lusso, riferibili all’autista di Grillo, Walter Vezzoli, 43 anni, che da oltre dieci segue come un’ombra il fondatore del Movimento Cinque Stelle. In piazza San Giovanni, il politico genovese lo ha presentato alla folla dicendo: «Sta con me, fa la logistica, mi protegge, ha tutto sotto controllo. È un ragazzo formidabile». Insomma, dopo gli autisti di Hugo Chavez (divenuto suo erede) e Alberto Sordi (per un’inchiesa sull’eredità dell’attore) sale alla ribalta mediatica l’autista di Grillo. Si tratta di «sociedad anonima», quindi non si sa chi abbia finanziato queste iniziative, ma dalle carte che l’Espresso avrebbe avuto modo di consultare emergerebbe tra gli amministratori, insieme a Vezzoli, anche Nadereh Tadjik, ovvero la cognata di Grillo, la sorella di sua moglie Parvin, di origini iraniane. Nella Armonia Parvin sa, stesso nome della signora Grillo, la presidente Nadereh Tadijk e il secretario Vezzoli sarebbero affiancati da un terzo amministratore, un italiano residente in Costa Rica che si chiama Enrico Cungi, che nel 1996 venne coinvolto in un’indagine per narcotraffico, fu arrestato in Costa Rica e poi estradato in Italia, dove ha passato tre mesi nel carcere di Rebibbia, ma non risultano condanne a suo carico. Una delle società Vezzoli-Tadijk, Ecofeudo, ha in cantiere la costruzione di ville extra-lusso su una superficie di 30 ettari sulle colline della baia Papagayo.
Il leader M5S sfida dal Time i giornali italiani
Alla domanda del Time: «Cosa le piace meno, tra partiti e media?», Grillo ha risposto: «I peggiori sono i media. Forse, i quotidiani locali sono a posto, ma quelli che formano la pubblica opinione, sette televisioni e tre quotidiani, fanno parte del sistema». Di certo, ha in mente le prime ’’carezze’’ che stanno giungendo a lui e alla sua famiglia, come quelle che gli ha riservato l’Espresso, anche se apparentemente difende soltanto gli eletti grillini dai media che vogliono dimostrare che sono «ignoranti, impreparati, fuori dalla realtà, sbracati, ingenui, incapaci di intendere e di volere, inaffidabili, incompetenti». Ma la crociata è più generale. C’è «un lavoro di sputtanamento» in atto da parte della stampa italiana, secondo Grillo, soprattutto dai conduttori tv, «pagati per quello dai partiti». Ha denunciato che «l’accanimento delle televisioni nei confronti del M5S ha raggiunto limiti mai visti nella storia repubblicana, «è qualcosa di sconvolgente, di morboso, di malato, di mostruoso». Secondo il leader del Movimento, «le televisioni sono in mano ai partiti», le «sette sorellastre televisive non fanno informazione, ma propaganda». Per quanto riguarda la Rai, Grillo ritiene «indispensabile creare una sola televisione pubblica, senza alcun legame con i partiti e con la politica e senza pubblicità. Le due rimanenti possono essere vendute al mercato». Per quanto riguarda le private, invece, come Mediaset e La7, «è necessario rivedere anche i contratti di concessione per le televisioni private e definire un codice deontologico al quale devono attenersi». A proposito di informazione, i soli «titolati a parlare» per i Cinque Stelle, ma soltanto per i prossimi tre mesi, saranno i capigruppo e portavoce Roberta Lombardi e Vito Crimi. Un’esclusiva Tiscali ha svelato lo streaming oscurato in cui Grillo annuncia le prossime mosse in cui si rileva ancora una volta la sua attenzione comunicativa. Grillo spiega perché si rivolge solo ai reporter stranieri, dice che i parlamentari grillini saranno impegnati a votare il presidente della repubblica che riceverà più voti sul suo blog, annuncia una missione parlamentare in Valel Susa.
Bnl-Unipol: un anno a Silvio Berlusconi
Un anno a Silvio Berlusconi. Due anni e tre mesi al fratello Paolo e risarcimento di 80mila euro a Piero Fassino per l’intercettazione dell’inchiesta Bnl-Unipol pubblicata dal Giornale. Il segretario del Pdl Angelino Alfano non ha dubbi: «Tentano di eliminarlo per via giudiziaria». Berlusconi ha scritto ai suoi sostenitori: «Sono stato oggetto di migliaia di articoli di giornali e di trasmissioni televisive che hanno propagato ogni e qualsivoglia notizia di indagine sia coperta da segreto sia con divieto di pubblicazione.Ho presentato decine di denuncie in merito e mai e poi mai si è arrivati ad un processo. In un caso hanno addirittura smarrito il fascicolo con la mia denuncia». E per la pubblicazione su un giornale «non controllato in alcun modo da me, senza neppure portare a processo il direttore responsabile dell’epoca, mi si condanna». Il Cav, comunque, nega tutto e già mette avanti le mani: «Sono ben conscio che anche nei prossimi appuntamenti giudiziari non vi sarà spazio per le doverose assoluzioni che dovrebbero essere pronunciate nei miei confronti e che solo in Corte di Cassazione sarà possibile, come accaduto puntualmente ieri, ottenere giustizia».
Napolitano: fare luce nella nebbia non basta
Il presidente Giorgio Napolitano per l’ennesima volta, ieri, ha smentito l’ipotesi di un bis del mandato presidenziale (la proroga non esiste) per comunicare apertamente a tutti che non ci saranno nemmeno le sue dimissioni anzitempo. Gestirà lui il dopo-voto, il presidente che verrà semmai penserà luia sciogliere le Camere. Gli ahnno dato del faro nella nebbia, ma lui è realista: «Certe volte che io sia faro o luce si fa fatica nella nebbia, ma cercherò di fare del mio meglio. Farò quel che debbo fino all’ultimo giorno del mio mandato». A proposito del rebus governo, ieri ci ha provato Roberto Maroni a rilanciare la grande coalizione «che duri cinque anni». Pier Luigi Bersani ha rivendicato la sua candidatura alla guida del nuovo governo «come dovere» e ha anche detto di non essere attaccato alla poltrona: un’apertura ad altre soluzioni che è stata gradita al Colle. Ieri Bersani ha incontrato Mario Monti a palazzo Chigi per orientare le politiche europee verso «una maggiore attenzione alla crescita, all’occupazione e alla dimensione sociale della crisi, tenendo conto delle specificità nazionali».
Udc, la prima, e forse l’ultima, volta senza Casini
Il Consiglio nazionale dell’Udc che giudicato la debacle al voto per la prima volata dalla fondazione del partito si è svolto senza la presenza di Pier Ferdinando Casini. Il leader giudica l’esperienza del suo partito finita e questo atteggiamento potrebbe aiutarlo per dargli ancora una chance per essere eletto capogruppo di Lista civica al Senato (nomina su cui non avrebbe ancora alcuna garanzia). Intanto, Lorenzo Cesa ha annunciato che lascerà la segreteria, ma preparerà lui il congresso di aprile (con il presidente Rocco Buttiglione) che eleggerà il nuovo segretario «Abbiamo tanti giovani leoni sul territorio». Anche il Fli di Gianfranco Fini ha deciso di non sciogliersi.
Draghi pompiere
«L’Italia prosegue sulla strada delle riforme», indipendentemente dall’esito elettorale, ha spiegato il presidente della Bce Mario Draghi, sottolineando che il processo delle riforme continua come se fosse inserito «il pilota automatico». «È la democrazia, è qualcosa che ci sta a cuore e i mercati lo sanno», ha gettato acqua sul fuoco. E Draghi ha sottolineato come l’esito delle elezioni italiane, e altri fattori come la spinta francese a una monetizzazione del debito da parte della Bce, non abbiano alcun impatto sull’unità di intenti dell’Europa verso le riforme. Il programma con cui la Bce può aiutare gli Stati in difficoltà «c’è, ma la palla è nel campo dei governi e le condizioni le conosciamo», ha concluso sempre in riferimento al voto in Italia. Comunque l’Italia, come altri Paesi, «deve continuare il percorso delle riforme strutturali, unico modo per riportare la crescita, e capitalizzare sul consolidamento di bilancio ottenuto».