Simone Di Meo, il Sole 24 Ore 7/3/2013, 7 marzo 2013
LE MANI DELLA SPECULAZIONE SULLA CITTÀ DELLA SCIENZA
NAPOLI Città della Scienza. E dei misteri. La Procura distrettuale antimafia di Napoli ha maturato, in queste ultime ore, un dubbio e una certezza. La certezza è che si indaga per incendio doloso, come ha confermato il capo dell’ufficio inquirente Giovanni Colangelo, al termine del summit con l’aggiunto Giovanni Melillo. «Attendiamo di acquisire ulteriori elementi ancora più concreti che ci consentiranno di indirizzare le indagini su una direzione più precisa», ha detto il capo dei pubblici ministeri. Il dubbio, invece, è che possa non trattarsi di camorra nel senso "classico" del termine. Un lavoro da professionisti, lo definiscono gli investigatori. Competenza e perizia che non tutti i gruppi criminali cittadini possono vantare, tra l’altro.
I rilievi della Scientifica e l’analisi comparata di immagini («Ce ne sono alcune, ma non molte: le esamineremo», ha confermato il Questore Merolla) e sopralluoghi tecnici fanno propendere infatti per un attentato ad alto contenuto tecnologico e organizzativo. Anzitutto per le modalità. Gli inquirenti ipotizzano che il gruppo di "guastatori" possa essere giunto a ridosso della struttura di Bagnoli via mare. Posizionati e attivati gli "inneschi", i piromani sono fuggiti con tutta tranquillità sulle onde, confidando nella protezione dell’oscurità. Un’altra circostanza sospetta è la velocità inspiegabile, data l’assenza di vento, con cui le lingue di fuoco hanno avviluppato il sito. All’arrivo dei pompieri, sei minuti dopo il propagarsi delle fiamme, il rogo aveva già ingoiato cento metri di pavimento e arredamenti. Il sistema anti-incendio è entrato subito in funzione e ha fatto il suo dovere. La centralina elettrica è risultata integra. Dunque, qualcuno ha appiccato il fuoco.
Nel libro nero degli indizi è finita anche una circostanza che è tutt’altro di poco conto: sono state appena due le telefonate ai vigili del fuoco, nel momento in cui il rogo ha iniziato a ruggire. Poche. Pochissime per un disastro del genere. Perché nessuno ha chiamato il 115? Da qui, il ragionamento dei pm e dello stesso sindaco Luigi de Magistris: c’è stata una "manina" incendiaria che ha voluto radere al suolo una delle rare eccellenze tecnologiche di Napoli e della Campania.
Nei prossimi giorni, arriveranno i risultati dei test di laboratorio su alcuni reperti recuperati dalla polizia scientifica nelle ultime quarantott’ore. E inizierà, a tutti gli effetti, l’indagine vera e propria. Dove non è affatto detto che la camorra abbia un posto in prima fila. Non a caso, infatti, indaga anche la sezione Criminalità comune col pm Ilaria Sasso del Verme. Certo è che, nelle ultime ore, nei corridoi degli uffici giudiziari si sta rispolverando una vecchia informativa del centro Dia di Napoli che, qualche tempo fa, decise di realizzare un’indagine preventiva sul mercato immobiliare nella zona circostante Città della Scienza. Il sospetto di allora (che potrebbe essere anche il sospetto di oggi) è che, in vista della rigenerazione urbanistica del rione, la camorra dei colletti bianchi potesse aver fatto incetta di immobili a basso costo da rivendere, poi, al momento opportuno. Una speculazione edilizia in piena regola, che tenne impegnati gli agenti della Direzione investigativa antimafia di Napoli per diverse settimane nell’accertamento dei contratti di compravendita e, soprattutto, degli identikit degli acquirenti. Senza Città della Scienza, oggi, quegli appartamenti, hanno una splendida vista mare.