Marcello Zacché, Il Giornale 7/3/2013, 7 marzo 2013
LA TRAGEDIA CHE CI FA TORNARE AL BUCO NERO DI TANGENTOPOLI
Lo scandalo del Monte dei Paschi arriva alla curva che siamo già stati abituati a percorrere tante volte, da Tangentopoli in poi. Quella della morte di un uomo. Quella del suicidio di un uomo. Una tragedia come sempre improvvisa, che sconvolge e disorienta. Un gesto che ieri sera ha colto sgomenti tutti quelli che hanno avuto modo di conoscere David Rossi, di parlargli periodicamente, di litigarci e pure di scherzarci per più di 12 anni, anche fino all’altro ieri. Un gesto reso ancor più terribile perché avvenuto nel cortile della sua finestra nella Rocca Salimbeni, come a lasciare una traccia finale su un rapporto lungo una vita tra Rossi, la sua banca e la sia città. A Siena David era nato nel giugno del ’61 ed era facile sbagliarsi per difetto nel valutare questi suoi quasi 52 anni. Serio professionista, riservato, Rossi era tanto disponibile quanto irascibile; tanto pronto a metterti a disposizione personaggi della banca, quanto facile a inalberarsi per qualcosa di scritto che non gli garbava. Conosceva e parlava quotidianamente con tutti i direttori dei grandi organi d’informazione, con le concessionarie e i centri media. Ed era stimato da tutti per la sua serietà.
Negli uffici dove si è tolto la vita Rossi lavorava da più di sette anni. Ci era arrivato nel 2006 insieme con il presidente Giuseppe Mussari, che lo aveva voluto con sé come responsabile dell’Area Comunicazione, nel passaggio dal vertice della Fondazione Mps che, allora, controllava la maggioranza assoluta del capitale della banca.
Ma Rossi lavorava con Mussari già dal 2001,dopo che in seguito alferoce scontro consumato all’interno degli allora Ds, l’avvocato calabrese era stato chiamato, a sorpresa, al vertice della Fondazione Mps. Mentre l’ex sindaco Pierluigi Piccini, che alla Fondazione puntava come sbocco naturale, era stato fatto fuori da un decreto dell’allora ministro del Tesoro, sempre diessino, Vincenzo Visco. Una norma successivamente dichiarata anticostituzionale. Ma troppo tardi. In quella circostanza Rossi, che proprio con Piccini si occupava della comunicazione per il Comune di Siena, accettò di attraversare la Piazza del Campo, per passare dalla Torre del Mangia a Palazzo Sansedoni. Accettando nello stesso tempo di condividere un progetto ambizioso: contribuire a trasformare il Monte in un colosso bancario europeo, in tandem con Mussari, avendo in mano le potenti leve della comunicazione e dunque anche dei budget per la pubblicità e le sponsorizzazioni. Allora il tema era la fusione con la Bnl, poi naufragata. Successivamente diventò Antonveneta. E fu l’inizio di questa tragedia.
Il suo forte legame con Mussari, con il quale Rossi ha vissuto tutte le vicende della Fondazione e della banca degli ultimi 12 anni, gli ha sicuramente reso difficili questi ultimi 12-18 mesi di Mps. Tuttavia la nuova gestione lo ha confermato. Prima con l’arrivo dell’ad Fabrizio Viola, un anno fa, poi con quello del presidente Alessandro Profumo in primavera,Rossi ha mantenuto l’incarico, delicato, di capo della Comunicazione. Sia Profumo, sia Viola hanno avuto modo di manifestare fiducia e stima nei suoi confronti, come se la sua professionalità avesse fin da subito superato ogni prova, annullando ogni possibile sconvenienza nel tenere come portavoce e come uomo-immagine del Monte dei Paschi chiamato a uscire dal suo passato, lo stesso manager che lo aveva fino a quel momento rappresentato. Una scelta che gli ha fatto sicuramente onore e che Rossi ha saputo gestire al meglio in questi mesi. Ma che forse, alla luce della tragedia di ieri, ha esercitato una pressione alla lunga insostenibile sulle sue spalle.