Piero Bianucci, La Stampa 7/3/2013, 7 marzo 2013
PIANETA SOLE PER META’ DEGLI ITALIANI
Fumano ancora le macerie della Città della Scienza di Napoli e un’indagine certifica che un italiano su due crede che il sole sia un pianeta. Stella è la risposta giusta, tanto per non lasciare dubbi. E più di un italiano su due (55%) pensa che l’elettrone sia più grande dell’atomo (mentre la sua massa è un duemillesimo delle particelle che costituiscono i nuclei atomici). Inoltre 6 italiani su 10 ignorano la funzione degli antibiotici.
Da anni un gruppo di sociologi interroga un campione significativo della popolazione su questi tre punti elementari. Apprendiamo così che nel 2012 il livello di competenza scientifica degli italiani è ulteriormente sceso rispetto al 2011 e che non sempre la laurea o gli studi freschi migliorano la situazione: solo il 45% dei laureati e il 30% dei giovani tra i 15 e i 25 anni ha risposto in modo corretto a tutte e tre le domande. Eppure l’esposizione alle informazioni su scienza e tecnologia nell’ultimo anno è aumentata. Cresce il numero di coloro che cercano di aggiornarsi con Internet, programmi tv, riviste scientifiche, ed è incoraggiante il fatto che la divulgazione ritenuta più affidabile sia rappresentata da conferenze tenute direttamente dagli scienziati.
I dati sono tratti dall’Annuario Scienza e Società 2013 curato dai sociologi Federico Neresini e Andrea Lorenzet dell’Università di Padova; completa il quadro Come cambia la comunicazione della scienza di Sergio Scamuzzi e Andrea De Bortoli (entrambi appena pubblicati da il Mulino). Sfogliando queste pagine si capisce meglio come possa accadere che un (ex) ministro della Ricerca pensi a un tunnel per neutrini e che sia Celentano a valutare le cure con cellule staminali. Si capisce anche perché la nostra industria arranca nella competizione internazionale. Ci raccontiamo sempre che siamo creativi, ma nella classifica dei paesi più capaci di innovare occupiamo il diciottesimo posto. Appena un soffio sopra il Portogallo e dopo Slovenia, Cipro ed Estonia: purtroppo la creatività importante non è quella degli chef che reinventano le orecchiette alle cime di rapa.
Dopo aver consultato l’Annuario Scienza e Società 2013, l’incendio doloso che a Napoli ha distrutto la Città della Scienza diventa un segnale ancora più funesto. Non è andata in fumo soltanto una struttura che aveva ridato dignità a un territorio socialmente degradato. Lì in 12 anni milioni di ragazzi hanno trovato laboratori per appassionarsi alla biologia e alla fisica, un planetario per distinguere stelle e pianeti, esperimenti che facevano vivere in prima persona il metodo scientifico. Inventando la Città della Scienza, il fisico Vittorio Silvestrini era andato aldilà di una intelligente operazione didattica. Aveva voluto dirci che l’Italia ha bisogno di razionalità e di leggi basate sulla conoscenza. I numeri devono essere interpretati politicamente, non c’è dubbio, ma senza numeri e dati certi condivisi - come accade nella scienza - non è possibile fare buona politica neppure se si fosse eticamente ineccepibili. Da questo punto di vista, la fragile (inesistente?) preparazione scientifica che traspare dalle prime mosse dei neoeletti non aiuta la speranza.