Enrico Franceschini, la Repubblica 7/3/2013, 7 marzo 2013
“QUELL’ARCIVESCOVO COME JAMES BOND” LO SCANDALO TRAVOLGE LA CHIESA ANGLICANA
Finora lo hanno chiamato «il petroliere», perché fino a 35 anni, prima di prendere i voti, faceva il manager di una multinazionale dell’oro nero, e già questa sembrava una stranezza. Ma Justin Welby, a pochi giorni dall’assunzione formale del suo nuovo incarico di arcivescovo di Canterbury, riceve un altro soprannome: «la spia». O quantomeno, ex-spia.
Rivelazioni raccolte dal Times di Londra indicano che il neo-primate della Chiesa Anglicana ha avuto esperienze degne di un agente segreto, contrabbandando la Bibbia in Europa dell’Est in epoca comunista, negoziando con signori della guerra e terroristi in Africa, mediando tra sunniti e sciiti a Bagdad subito dopo l’invasione americana, e ha rischiato più volte la vita, al punto da telefonare alla moglie (già, a proposito: l’arcivescovo è anche sposato e padre di cinque figli, ma ciò da queste parti è normale) per dirle addio. Il dubbio è se questi compiti fossero mere coincidenze, magari motivate dalle sue qualità personali, oppure se l’abito talare servisse a coprire, perlomeno “anche” a coprire, un’attività clandestina, concordata con gli 007 di Sua Maestà. L’arcivescovo ieri ha smentito le indiscrezioni: «Non sono mai stato una spia dell’intelligence britannica », ha fatto sapere con una nota. Ma i dubbi restano.
Una cosa è certa: nemmeno John LeCarrè avrebbe immaginato per i suoi romanzi una trama in cui il capo spirituale della Chiesa d’Inghilterra, leader di 80 milioni di fedeli, ha un passato simile. Un “papa” anglicano nei panni di James Bond. Incredibile, ma vero.
Dopo studi a Eton (la scuola dei primi ministri e dei re) e una laurea in storia e giurisprudenza a Cambridge (il college da cui uscì Kim Philby, la spia inglese che faceva il doppio gioco con l’Urss), Welby è avviato a una carriera di successo come dirigente dell’industria petrolifera, mestiere che lo fa viaggiare molto, anche in luoghi pericolosi. La morte della seconda figlia, a pochi anni di età, in un incidente d’auto, cambia il suo destino: già molto religioso, decide di farsi prete. E questo si sapeva.
Non era noto, però, che prima di prendere i voti tenta la carriera diplomatica: fallita solo per avere sbagliato tre volte la domanda d’iscrizione. La sua vocazione era quella e si sa che in ogni ambasciata, sotto false spoglie, c’è sempre un uomo dell’intelligence. Si può aggiungere che suo padre fece fortuna in America con le distillerie clandestine di whisky, andava a letto con la sorella di John Kennedy e, tornato in patria, per un pelo non sposò l’attrice (e paladina della sinistra) Vanessa Redgrave, per capire che la biografia di questo “papa” anglicano è piuttosto fuori dal comune.
Ma più ancora sorprendente è il lavoro che fa, per così dire part-time, quando diventa sacerdote. La sua esperienza di manager del petrolio non sfugge al Centre for International Reconciliation, un’agenzia della Chiesa Anglicana che si occupa di mediare conflitti in giro per il mondo e che lo recluta immediatamente: uno così non può passare il tempo a dir messa. L’agenzia, secondo il libro di uno storico inglese, viene usata da Londra come copertura per infiltrare i suoi agenti nei paesi del Patto di Varsavia al tempo della Guerra Fredda. Ed è come agente «quasi segreto» che Welby parte per la nuova avventura. Memorizza mappe e messaggi in codice per comunicare con dissidenti cattolici nell’Europa dell’est comunista. Distribuisce copie della Bibbia oltre cortina, portate da lui in persona in Romania e Cecoslovacchia a bordo di un pullmino con il doppio fondo. Tratta con guerriglieri ed estremisti in Kenya e in Nigeria per ottenere il rilascio di ostaggi. Viene bendato, condotto nei loro covi, ma non dimostra paura. Varie volte si trova in situazioni ad alto rischio, al punto da telefonare alla moglie e dirle: «Tesoro, ti amo, qui me la vedo brutta, addio». Come in un film d’azione, in almeno una circostanza ha il sangue freddo di telefonare a un collega (un prete o un agente segreto?) e avvertirlo: «Stanno per catturarmi, ora conto fino a dieci, poi metto il telefonino acceso in tasca, io non parlerò più ma tu potrai sentirmi e così cerca di localizzare il luogo dove mi porteranno». Il collega sente uno scalpiccio, delle grida, colpi d’arma da fuoco e una voce che grida: «Ammazziamolo». Ma, grazie al telefonino nascosto, Welby viene localizzato e poche ore più tardi è liberato dalle forze speciali dell’esercito nigeriano.
In almeno quattro occasioni ha fatto rapporto sulle sue missioni in Africa a funzionari del dipartimento di Stato americano: una routine normale o il segno di una collaborazione occulta?
Innegabile è che a Bagdad, dove arriva poco dopo le truppe Usa durante l’intervento per rovesciare Saddam Hussein, viene a trovarsi a un certo punto a pochi passi da sir John Sawers, allora capo della delegazione britannica che cercava armi non convenzionali in Iraq e in seguito capo dell’MI6, il servizio segreto di Sua Maestà (il Times pubblica la foto che li mostra vicini). E’ vero che, mingherlino e occhialuto com’è, il nuovo arcivescovo di Canterbury non ha l’aspetto di uno 007. Ma è proprio così che devono essere le spie, per non dare nell’occhio.