Omero Ciai, la Repubblica 7/3/2013, 7 marzo 2013
SPAGNA, SCIOPERO A CORTE LA PROTESTA CONTRO I TAGLI LASCIA IL RE SENZA SERVITÙ
POVERO re Juan Carlos, adesso resta anche senza servitù. Non bastavano quelli, politici e anchorman, che gli suggeriscono di lasciare il passo al figlio Felipe; né quelli che lo rimproverano di aver cercato di occultare lo scandalo del genero Urdangarin, il marito truffatore della secondogenita Cristina; né le polemiche per le spese della scorta ufficiale della sua ormai non più segreta amante, Corinna Sayn Wittgenstein; e neppure i sondaggi sulla sua popolarità che da mesi gli rovinano le giornate. I tagli nella pubblica amministrazione spagnola sono arrivati anche nelle residenze della Casa Reale e gli impiegati sono in rivolta. Per la prima volta da quando lui è re e in Spagna è tornata la democrazia (1977) i 500 “lavoratori della Corona” che dipendono dal Patrimonio Nacional hanno convocato uno sciopero generale per le giornate del 28 e 29 marzo, giovedì e venerdì santo. Sono autisti, giardinieri, camerieri, portieri, alabardieri, palafrenieri e guardiani, insieme al personale dei Musei: quelli del Palazzo Reale, del monastero di San Lorenzo all’Escorial, del mausoleo della Valle de los Caidos, del Pardo e perfino della Zarzuela, la residenza della famiglia reale spagnola. E le date non sono scelte a caso: il sindacato vuole far male.
I giorni intorno alla Pasqua infatti sono quelli nei quali ogni anno si registra la massima affluenza di visitatori nei siti turistici e, il sindacato di categoria Csif calcola che per amministrazione e Casa Reale il danno economico corrisponderà a circa 100mila turisti in meno che avrebbero pagato, a seconda dei luoghi, un biglietto d’ingresso fra i 10 e i 17 euro. Ma salasso economico a parte il re e i suoi familiari rischiano due giorni d’inferno senza personale in cucina, camerieri e il resto della servitù. Senza dimenticare che — se lo sciopero verrà confermato — la Casa Reale sarà anche costretta a cancellare l’agenda, rinviando o annullando i ricevimenti e le attività ufficiali previste per Pasqua.
All’origine della inedita protesta ci sono le sforbiciate al bilancio dell’amministrazione pubblica e dei dipendenti della Corona decise dal governo Rajoy per contenere il deficit. I lavoratori non contestano solo i tagli del 15 percento al salario ma anche «cambiamenti negli orari di lavoro, turni massacranti e la riduzione dei tempi di pausa per i pasti». Ma anche — dicono — l’essere costretti a svolgere per mancanza di personale ore di straordinario non retribuite. Nell’ultima manovra economica il governo ha allungato la settimana lavorativa dei dipendenti pubblici, reso più flessibili le norme per i licenziamenti e soppresso la tredicesima a Natale.
Una rivolta della servitù di Casa Reale in Spagna non s’era mai vista. E, se alla fine lo sciopero andrà in porto, l’assenza del personale della Corona corrisponderà anche con il periodo che Juan Carlos deve dedicare al riposo dopo l’intervento che ha subìto in questi giorni per curare un’ernia. Colmo della sfortuna l’altro ieri nella clinica dov’era ricoverato Juan Carlos è scoppiato un vasto incendio provocato dalle bombole d’ossigeno conservate in un magazzino.
Altro che annus horribilis, la Corona spagnola attraversa il periodo più difficile da quando la famiglia Borbone riuscì a riprendersi il trono perso nel 1931 con l’abbandono di Alfonso XIII dopo le elezioni che diedero la vittoria ai repubblicani. Dopo le bufere di safari, amanti e parenti maldestri ora Juan Carlos dovrà affrontare anche la collera dei più prossimi tra i suoi sudditi.