Andrea Secchi, ItaliaOggi 6/3/2013, 6 marzo 2013
FICTION, FARO PUNTATO SUL WEB
Il fenomeno non è nuovo: le web series, le serie a episodi create per la rete, sono ormai affermate negli Stati Uniti, soprattutto tra i giovani, ma anche in Italia da qualche anno a questa parte stanno avendo successo. La novità, però, è che i produttori nostrani di fiction o di cinema stanno cominciando ad accorgersene e a sondare il terreno, fino a questo momento animato da giovani amatori o professionisti indipendenti e da qualche piccola web agency. È il caso, per esempio, di Moviemax, di Magnolia Fiction, ma anche di Indigo Film che ha stretto un accordo con Rai Fiction e con Rcs: sul sito del Corriere della Sera a maggio partirà una serie in 25 puntate da 8 minuti, che successivamente sarà trasmessa anche da Raidue. Un progetto crossmediale, più che una web serie, e comunque la prima volta che un sito di un quotidiano fa una cosa del genere. Alla lista si aggiunge Publispei (Un medico in famiglia, I Cesaroni), che con la sponsorizzazione di PosteMobile ha realizzato la serie Lib.
A quanto sembra, però, non sono questi gli unici produttori ad aver drizzato le antenne per capire dove porterà il fenomeno. Dopotutto, i dati dell’audience del web parlano chiaro: nel 2012 gli utenti mensili dei siti di video sono arrivati ai 21,5 milioni, con una crescita del 10% rispetto a un anno prima, ed è a questo bacino, fra gli altri, che gli investitori pubblicitari si stanno rivolgendo.
Non si possono trovare delle caratteristiche uniche per definire le web series: generalmente sono di breve durata, dai pochi secondi alla decina di minuti, ma ci sono anche serie più lunghe. Il genere, poi, è vario: fiction, documentari, animazione. C’è, però, un elemento in comune a tutte queste produzioni: quello di essere nate per il web e, in origine, di essere produzioni indipendenti, realizzate il più delle volte con pochi soldi dai cosiddetti youtubers, gli utenti attivi del portale video di Google. È YouTube, infatti, uno dei siti principali per la diffusione delle serie.
Gli introiti? YouTube divide il fatturato della raccolta pubblicitaria con il produttore della serie, in genere si fa 50 e 50. La serie, però, può raccogliere pubblicità anche sugli altri siti in cui è inserita, sponsorizzazioni per la produzione, product placement.
Uno dei successi italiani del genere è Freaks, serie fantascientifica realizzata inizialmente da un gruppo amatoriale e, dalla seconda stagione dello scorso anno, prodotta da un agenzia creativa milanese, la Show Reel. Alla fine Freaks si è rivelato un prodotto adatto alla tv, per lo meno quella rivolta ai più giovani, e gli episodi sono andati in onda su Deejay tv da ottobre. A sponsorizzare la serie Radio DeeJay, laFeltrinelli, Citroen, Nintendo e Canon fra gli altri. Ma anche Telecom Italia è fra gli sponsor delle produzioni di Show Reel. «Il nostro obiettivo non è di fare prodotti per la tv», dice il direttore creativo di Show Reel, Luca Leoni, «ma se abbiamo carta bianca creativa, ben vengano questi accordi. Viceversa, il mondo televisivo, i produttori di fiction e di cinema stanno guardando con interesse al fenomeno, e più di uno ha cominciato a realizzare qualcosa».
Del progetto di Indigo Film che andrà su Corriere.it prima e poi su Raidue si già accennato. Qui non si tratta di un fenomeno nato amatorialmente, ma di un prodotto che si avvicina alle logiche delle produzioni televisive. Nemmeno si può definire web serie in senso stretto. Il titolo è Una mamma imperfetta, ideato e diretto da Ivan Cotroneo. «Abbiamo pensato che la storia fosse adatta ad avere una serialità e così anche una quotidianità», racconta Francesca Cima, produttrice di Indigo Film. «Per questo l’idea che potesse essere ospitata sul sito del Corriere. Penso che sia il primo quotidiano al mondo a fare una cosa del genere».
Anche Magnolia Fiction ha il suo esperimento di una serie web. Si intitola Kubrick - Una storia porno, in cui quattro ragazzi aspiranti registi sognano di fare il cinema ma una telefonata li catapulta nel mondo dei film a luci rosse. In realtà Kubrick è nato come episodio pilota da presentare alle tv e solo dopo non aver trovato interesse alla produzione è stato messo in rete in tre episodi. «Ma noi siamo convinti che non bisogna perdere il treno del web», commenta Ludovico Bessegato, responsabile editoriale di Magnolia Fiction. «Piuttosto oggi si pone il problema della replicabilità del business: i costi di una casa di produzione, sebbene si pensi a fare un prodotto a basso costo, non sono gli stessi dei ragazzi che fanno tutto questo amatorialmente. Perciò siamo ancora nella fase sperimentale. Fra un anno, però, ci saremo tutti». Tra l’altro lo staff di Kubrick ha proseguito realizzando episodi prequel e mettendoli online sullo stesso canale YouTube, pur senza la produzione di Magnolia.
L’ultimo produttore-distributore a essersi accostato al genere in ordine di tempo è Moviemax che, insieme con l’Università Iulm di Milano ha lanciato il concorso «Senza parole», che mette in gara le produzioni degli studenti dell’ateneo milanese. «Siamo interessati a investire su questo terreno, per diversificare, perché a parte il box office si devono usare nuove forme di distribuzione come il web», racconta Daniela Dagnino, membro del cda di Moviemax e presidente del comitato di indirizzo strategico. «In America il fenomeno è ormai affermato e le serie sono arrivate a forme molto sofisticate».
Moviemax, produttore ma anche distributore, è tra l’altro alla vigilia di un importante operazione del gruppo a cui appartiene. Il fondo che lo controlla, Investimenti e sviluppo, sta infatti per acquisire per circa 2 milioni di euro (ma è in corso la due diligence) il 40% di M2 Pictures, il distributore che nel 2012 ha portato nelle sale 8 film con un volume d’affari di circa 8 milioni di euro. Con l’operazione, per cui è in corso la due diligence, M2 entrerà nel 5% del capitale di Moviemax Media Group ma, soprattutto, insieme le due realtà dovrebbero raggiungere i 18/20 film distribuiti all’anno, collocandosi in Italia subito dopo le major americane.