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 2013  marzo 06 Mercoledì calendario

ASSEGNO SOCIALE TEDESCO, 382


Noi italiani siamo ampollosi, e lo chiamiamo reddito di cittadinanza. I tedeschi pragmatici lo definiscono assegno sociale, in gergo Hartz IV, dal nome del sindacalista della Volkswagen, amico del cancelliere Schroeder, che gli suggerì la riforma del sistema. Era quello che escogitò la settimana supercorta di quattro giorni e 28 ore alla casa di Wolfsburg, per salvare 10 mila posti di lavoro. Poi si scoprì che invitava l’amichetta brasiliana al Ritz di Parigi a spese dell’azienda, che chiudeva gli occhi. E perse la liquidazione da un milione di euro. Ma questo non c’entra.
Grillo vorrebbe assistere chiunque non abbia un lavoro con 600 o mille euro al mese. In Germania si limitano a 382 euro, e fino a ieri erano 367, più la casa e tutte le spese connesse, compresa la tv che ormai è considerata un bene primario. Corrisponde al minimo vitale, calcolato in modo complicato e burocratico: per esempio, un bambino avrebbe diritto a 2,55 euro per i giochi. In fondo, il minimo lo garantiscono anche a me, e a qualsiasi residente in Germania che paghi le tasse: la quota esente è di 8 mila euro all’anno a testa, su per giù l’assegno minimo più le spese per l’alloggio.
Dalla riforma di Peter Hartz, in otto anni, l’assegno sociale è costato 355,5 miliardi: una cifra enorme, poco meno di un miliardo a settimana. La Germania si può permettere di essere generosa, e l’Italia no? È una questione di equità sociale: sotto varie forme una sorta di Hartz l’hanno adottata tutti i paesi civili, tranne l’Italia e la Grecia. A parte gli abusi, la mancanza di un’assistenza spiega da noi il proliferare dei falsi invalidi: meglio un finto cieco che un morto di fame? Si può discutere sull’entità dell’assegno e sui titoli per averne diritto. Anche in Germania si pensa a una nuova riforma.
In particolare, sono stati erogati 178,7 miliardi di euro per l’assegno. Altri 106,8 miliardi se ne sono andati per l’alloggio, riscaldamento e spese varie. I corsi di addestramento al lavoro sono costati 38,8 miliardi e 31,3 miliardi è stato il costo per gestire il sistema da parte dell’Arbeitsamt, l’ufficio del lavoro. Una cifra che Berlino a suo tempo, tra molte proteste, passò dal Bund, la federazione, alle regioni e ai comuni.
L’assegno tocca a tutti, compresi gli asociali che a 18 anni annunciano: non voglio lavorare, neppure un giorno nella vita. Inevitabile che qualcuno ne approfitti. Hartz aveva modificato anche i contributi alla disoccupazione, che, in fondo, i lavoratori si autofinanziano con una trattenuta sulla busta paga. Prima si aveva diritto fino all’80% dell’ultimo stipendio fino a due anni. Ora dipende dalla singola situazione, ma dopo qualche mese, se si rimane a spasso, si viene retrocessi all’assistenza sociale: colpa tua che non ti dai da fare. Non è facile per un ingegnere elettronico sopravvivere con 382 euro, più quel che tocca ai familiari. Inoltre Hartz è diventato uno stigma, un marchio per quelli che a torto o ragione vengono considerati dei falliti. Una volta retrocessi, si critica, diventa quasi impossibile risalire.
Ci sono famiglie in cui da tre generazioni si vive con l’assegno sociale. Bambini intervistati alla tv, alla fatidica domanda «che vuoi fare da grande», rispondono: «Hartzen come mamma e papà», da sostantivo a verbo. Si è obbligati a cercare un lavoro, ma, per chi non ha qualifiche, il salario si aggira sui 1.200 euro, non molto rispetto all’assistenza, più tutte le spese pagate. Basta un lavoretto al nero e si guadagna di più di chi va in fabbrica. E la punizione può essere simbolica, dato che non si può tagliare l’assegno, se è il minimo per vivere.
Un’agenzia che cercava personale per le pulizie nei grandi alberghi ha trovato solo una signora, una madre single, disposta ad accettare il lavoro di certo non leggero: «Guadagno solo 180 euro al mese in più rispetto all’assegno sociale», ha spiegato, «ma un domani non voglio che mia figlia si vergogni di me». Noi abbiamo il sole e gli spaghetti con il pomodoro, rispose l’ex ministro Fornero a un gruppo di giovani donne che chiedeva l’assegno di cittadinanza. Tutto vero, ma anche un paese moderno dovrebbe vergognarsi di cercare alibi per non aiutare i meno fortunati e gli asociali.