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 2013  marzo 06 Mercoledì calendario

MPS, PERQUISITO IL NUOVO CDA E ORA SPUNTA UN «DALEMIANO»

Nuove perquisizioni in casa Mps. Ieri la Finanza ha bussato all’indirizzo di due consiglieri ­non indagati - del Cda Monte­paschi: a Lecce, al domicilio del «dalemiano» Lorenzo Gorgoni (trent’anni tra Banca del Salen­to e Banca 121, dal 2003 nel Montepaschi) e a Torino alla porta dell’ex avvocato della Ju­ve Michele Briamonte ( scomu­nicato da mister Conte dopo il patteggiamento) noto per es­ser stato citato dall’ex capo del­lo Ior, Gotti Tedeschi, tra i suoi «nemici». L’ipotesi di reato dei pm senesi (che sempre ieri han­no sequestrato altri 6 milioni di euro agli indagati nel filone sul­la «banda del 5 per cento») è «in­sider trading» per una fuga di notizie sulla decisione del Cda di Mps di avviare azione di re­sponsabilità e richiesta di dan­ni nei confronti dei «coprotago­nisti » di Alexandria: Deutsche Bank e Nomura. Secondo il Te­sto unico della finanza, infatti, solo dopo che l’atto di citazione è stato depositato in tribunale è possibile darne notizia a stam­pa e mercati.
Il nuovo filone che «tocca» il rinnovato management di Mps dimostra, per il parlamentare leghista Gianni Fava, «che la di­scontinuità nella banca, tanto decantata dal Pd, non c’è sta­ta ». Perché uno dei perquisiti, Lorenzo Gorgoni, «è stato uno dei principali azionisti della banca 121 e amico di Massimo D’Alema, profondo assertore della bontà dell’operazione di acquisizione della ex Banca del Salento, operazione dalla qua­le è incominciato il veloce decli­no » di Mps. Ma chi è Gorgoni? Il dominus della banca salentina acquisita da Montepaschi gra­zie a un esborso colossale di de­naro che ne evitò il crac. Un’operazione condotta dal dg vicino a D’Alema Vincenzo De Bustis, amico e collega di Gor­goni che la presiedette dal 2000 al 2003 prima di entrare di dirit­to (con De Bustis) in Mps dov’è stato rieletto recentemente nel Cda, con l’avvocato Briamon­te, in una lista guidata da Unico­op Firenze e 58 azionisti puglie­si. Quando scoppiò lo scandalo dei prodotti-derivati «121» -con i pm di Trani che lo indaga­rono­con De Bustis e altre 40 per­sone ( per tutti fu disposto il non luogo a procedere) - Massimo D’Alema replicò scocciato al sottosegretario Alfredo Manto­vano che insinuava una sua re­gia «ai danni dei risparmiatori» facendo anche intendere che molte assunzioni in banca, av­venute a ridosso delle elezioni del 2001, erano collegate al vo­to e c­he il dg De Bustis si era spe­so personalmente nella campa­gna elettorale a Gallipoli.«Que­sta vicinanza al centrosinistra ein particolare a D’Alema-chio­sò Mantovano - è sfociata nel­l’acquisizione dell’istituto lec­cese da parte di Mps a un prez­zo spropositato, primo passoverso la creazione e il controllo, da parte dell’allora premier, del grande polo bancario Mps-Bnl, poi naufragato».
L’ex senatore Pds-Ds Pellegri­no raccontò di esser stato lui, nel ’96, a presentare a D’Alema Gorgoni e De Bustis anche se D’Alema ha sempre smentito d’aver avuto un ruolo in«121»e poi in «Mps». Nel marzo 2004 alFoglio negò la«regia» senza pe­rò rinnegare l’amicizia con l’uno e l’altro:«Essendo deputa­todel Salento da 20 anni cono­sco diversi tra i proprietari e i re­sponsabili di Banca del Salen­to. Ci sono persone che stimo a proposito delle quali non mi sentirei di emettere frettolose sentenze (...). Il vicepresidente Lorenzo Gorgoni - un uomo che stimo e della cui amicizia mi onoro- è, come è noto a tutti, legato da un vincolo di parente­la e di solidarietà politica con il presidente della Regione Pu­glia Raffaele Fitto», parentela a dir poco tirata per i capelli (cugi­no di quinto grado) e senza rap­porti fra i due. Continuava D’Alema: «Di Vincenzo De Bu­stis - del quale continuo a pen­sare che sia un ottimo manager - non potrei dire le opinioni poli­tiche, anche se confesso che tra noi vi è stata reciproca stima e simpatia personale. Legami questi che mi sembrerebbe dav­vero inelegante smentire oggi nel momento in cui queste per­so­ne si trovano accusate nel cor­so di una delicata indagine». In un’intervista lo stesso De Bu­stis non nascose che il rapporto privilegiato con D’Alema lo ave­va portato in cima al Monte: «Se dico di no, dico una bugia ma (fu fatto) in perfetto accordo con i decisori a livello locale». Per tornare a Gorgoni, secondo molti in passato legato a «mi­ster 5 per cento» Gianluca Bal­dassarri, il suo nome esce inci­dentalmente anche dalle carte dell’inchiesta su Sesto San Gio­vanni, essendo fra i fondatori dell’immobiliare «Milanopa­ce » presieduta dal dalemiano De Santis che finanziava la fon­dazione «Fare Metropoli» del­l’ex presidente della provincia di Milano, Filippo Penati. A fine giugno 2011 fu protagonista di un episodio che fece molto di­scutere: vendette in due tran­che diritti sulle azioni della «sua» banca per 650mila euro.
Ieri, al termine della visita dei finanzieri, Gorgoni ha dichiara­to che «la perquisizione ha dato esito negativo».