Marco Palombi, Il Fatto Quotidiano 6/3/2013, 6 marzo 2013
I TEDESCHI CHE SOGNANO IL MARCO
Euro o non euro? Forse il dilemma lo scioglierà per noi la Germania. A Berlino si moltiplicano le prese di posizione contro la moneta unica o per la creazione di una Eurozona più omogenea (di fatto, tra i soli paesi del nord Europa). Un gruppo di economisti e professori universitari, per dire, ha appena dato vita a un nuovo partito chiamato Alternativa per la Germania, il primo dichiaratamente antieuro nel paese di Angela Merkel: “Ci impegneremo contro i pacchetti di salvataggio miliardari (…) Appoggeremo la dissoluzione della moneta unica a favore di quelle nazionali o di unioni monetarie più piccole”, ha scritto l’economista Bernd Lucke, uno dei fondatori. Non sono solo i professori a mettere in discussione la moneta unica. Un deputato della Cdu – il partito della Cancelliera – ha auspicato un’uscita dell’Italia: “Se non si riesce a convincere la maggioranza della popolazione di un Paese che gli impegni presi per il funzionamento della moneta unica devono essere rispettati (...) si deve lasciare che il paese torni alla sua moneta”, ha dichiarato Klaus-Peter Willsch. Pure i liberali dell’Fdp (ora al governo con la Cdu) cominciano a parlare di ritorno alle monete nazionali: “Se vogliamo che l’euro possa andare avanti è necessario che diventi una moneta viva. I membri che economicamente non riescono, oppure non vogliono restarci, devono poter uscire”, ha messo a verbale Frank Schäffler, esperto di finanza dell’Fdp nella Camera bassa. Più sorprendente ancora è l’endorsement per un euro dei paesi del Nord del presidente della Bga (una sorta di Confcommercio) Anton Börner: “In nessun modo dovrà essere ridotta la pressione dall’esterno sul’Italia. Se il paese non dovesse superare la sua frammentazione e non realizzasse le riforme (…) dovremmo iniziare a pensare come gestire un’Eurozona modificata”. La Germania è stata, per unanime parere ed evidenza dei fatti, il paese che più ha guadagnato dall’euro grazie al boom delle sue esportazioni nei paesi della moneta unica, ma ora che la gabbia di quella stessa moneta ha condotto e tiene in recessione i paesi del Sud (e sta per portarci la Francia) quei mercati valgono poco per Berlino.