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 2013  marzo 06 Mercoledì calendario

L’EBBREZZA DELLA DIPLOMAZIA

I bicchieri tintinnano, i cocktail girano e i negoziati si dilungano fino a tarda notte. Al Palazzo di Vetro dell’Onu, nelle lunghe sere in cui funzionari di 180 nazioni sono impegnati a discutere dei fondi da assegnare e dei contributi dovuti, l’alcol scorre e aiuta a oliare le trattative.
Ma lunedì 4 marzo la bottiglia deve essere scivolata di mano. E i gomiti si sono alzati tanto da indurre il rappresentante degli Stati Uniti per le riforme, Joseph Torsella, a lamentarsi pubblicamente, facendo calare il silenzio nella sala della quinta commissione e richiamando i cronisti presenti con il taccuino in mano.
«Lasciate lo champagne per il brindisi finale e onorate la reputazione di questa assemblea», ha rimbrottato i colleghi l’americano.
«Gli Stati Uniti non chiedono di proibire l’alcol, ma i drink», ha chiarito un portavoce, quando il pubblico rimprovero ha fatto il giro del Palazzo.
«Qualche funzionario si è presentato ai colloqui completamente sbronzo», ha spiegato un diplomatico all’agenzia France Presse sotto la garanzia dell’anonimato. «In un’occasione l’addetto alla registrazione dei colloqui era talmente ubriaco che abbiamo dovuto sostituirlo», ha sussurrato un altro volto senza nome. «Non è che tutti vengono ai negoziati bevuti. Anzi, sono tutti sobri», ha cercato di riparare un altro tra gli inviati presenti, rigorosamente anonimo.
Ma che gli incontri diplomatici siano occasioni per lasciarsi andare non è una novità: dalla Francia alla Colombia, i casi non si contano.
L’ubriaco più celebre (almeno presunto) è, ça va sans dire, l’ex presidente francese Nicolas Sarkozy. Memorabile la sua performance del giugno 2007, quando al termine del G8 di Heiligendamm, in Germania, Sarkò si presentò di fronte ai cronisti visibilmente scosso. Con movimenti lenti e tondi, alzate di spalle e risatine appena trattenute, si rivolse ai giornalisti chiedendo scusa per il ritardo: «Cosa preferite, mi fate delle domande? Avete domande?». Monsieur Sarkò era appena uscito da un incontro bilaterale con l’allora (e attuale) presidente russo Vladimir Putin, e i pensieri maliziosi si sono sprecati. Il consorte di Carlà, un frequentatore di party della Parigi che conta e amante del lusso, è famoso per essere astemio.
Ma un’implicita conferma della sua presunta ebbrezza, secondo le malelingue, è stata la scelta della televisione francese di non trasmettere il filmato. Lo fece, invece il cronista di un’emittente belga che introdusse il video con plateale soddisfazione: «Non resisto alla voglia di farvi vedere l’inizio della conferenza stampa del presidente francese».
Già nell’ottobre 1994, un altro presidente russo, Boris Eltsin, finì nel mirino della stampa inglese per i suoi vizi. Eltsin si sarebbe presentato alla cena con il premier britannico John Major stordito dall’alcol, tanto da soffermarsi in apprezzamenti verso la 60enne principessa Alessandra. Il Sunday Telegraph riferì l’inquietudine della Regina Elisabetta, attesa in Russia per un viaggio ufficiale. Solo pochi giorni prima, del resto, Eltsin aveva saltato la sua visita ufficiale in Irlanda, lasciando il premier Albert Reynolds e la moglie ad attenderlo invano ai piedi della scaletta dell’aereo.
Nel 2009, Bill Clinton rivelò all’amico Taylor Branch ciò che tutti sapevano: la passione dell’ex presidente russo Eltsin per la vodka. Gli agenti di sicurezza della Casa Bianca lo trovarono nel pieno della notte, ubriaco e in mutande, in mezzo a Pennsylvania Avenue: stava cercando di chiamare un taxi e di raggiungere la pizzeria più vicina. E le fughe (ripetute) di Eltsin finirono immortalate nel libro di Taylor Branch Clinton tapes.
Drammatico, invece, il caso dell’ex ministro delle Finanze giapponese, Shoichi Nakagawa. Al G7 di Roma, nel febbraio del 2009, si presentò alla conferenza stampa di chiusura, incapace di ricordarsi una cifra esatta, sbiascicante, con gli occhi ridotti a una fessura e la testa ciondolante. E presumibilmente sbronzo.
La sua apparizione accanto all’imbarazzato governatore della banca centrale fu cliccatissima su Youtube, lo rese famoso a ogni latitudine e lo portò dritto alle dimissioni. L’uomo non ammise mai di aver bevuto. E giustificò il suo stato come effetto collaterale di farmaci contro il raffreddore.
La scena è finita in dramma. Otto mesi dopo, una domenica mattina di ottobre, fu trovato morto, riverso sul letto della sua casa di Tokyo con tracce di alcol in corpo.
L’alto funzionario che ha battuto ogni record, però, è Carlos Rodríguez Andino, l’ambasciatore colombiano in Honduras, richiamato in patria a dicembre 2012 dopo essere stato beccato ubriaco nel mezzo di un’orgia con una decina di prostitute seminude e arrabbiate, che avevano appena defecato sulla sua scrivania per non essere state pagate abbastanza. L’ambasciatore era solito organizzare festini a base di alcol e cocaina, con l’aiuto della sua guardia del corpo. La stampa locale le ha chiamate ’puta party’ (feste delle prostitute).
La notte del 20 dicembre, però, complici le droghe, i funzionari dell’ambasciata avrebbero tirato sul prezzo delle prestazioni sessuali, scatenando l’ira, le urla e i gesti inconsulti delle ragazze. Che per rifarsi rubarono cellulari e computer del personale dell’ambasciata. Come si dice, l’ebbrezza della diplomazia.