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 2013  marzo 05 Martedì calendario

IL MITO DI NORDAHL, POMPIERE BUONO E GENEROSO

Gunnar Nordahl nasce a Hornefors, nord della Svezia, poco sotto il Circolo Polare Artico. La mamma è sarta, il papà fabbro. Ha 4 fratelli: Gosta, Goiam, Knut e Bertil. Lavorano come aiutanti tornitori e poi giocano nella squadretta locale. Gosta e Goiam smettono subito, Knut e Bertil hanno talento e fanno una discreta carriera. Gunnar è un fenomeno. Centravanti, a 16 anni segna due gol a partita e cambia squadra, passa al Degerfors in prima divisione. Quattro stagioni, da dilettante e tornitore, e poi lo convincono a trasferirsi al Norrköping. Accetta in cambio di un buon lavoro. Lo assumono a 23 anni: pompiere, con grado di caporale e pensione garantita. È alto 1,90, pesa 95 chili, larghezza torace 105 centimetri. È un ragazzo timido, con una vocina dolce. In campo è devastante, nel Norrköping gioca 95 gare con 93 gol. È titolare, assieme a Gren, Liedholm e ai suoi fratelli Knut e Bertil (che giocheranno poi con Roma e Atalanta) della Svezia, medaglia d’oro all’Olimpiade di Londra 1948. Con 7 gol è capocannoniere. Lo vogliono tutti, lo opziona la Juve, lo prende il Milan. Arriva alla Stazione centrale di Milano sabato 22 febbraio 1949. Il treno si ferma sbuffando e più di duemila tifosi urlano e sventolano bandiere rossonere e assalgono il vagone. Vetri in frantumi, 4 feriti. Cinque giorni dopo gioca all’Arena la prima partita di campionato, Milan-Pro Patria 3-2, e segna il primo gol.
Il Gre-No-Li Conquista subito il Milan e il calcio italiano. I giornali scrivono: «Il dilettante Nordahl, un pompiere di 27 anni, è un terrificante ammasso di muscoli». Quando prende la corsa è inarrestabile, travolge le difese, gli avversari per fermarlo si aggrappano alla sua maglia e lui li trascina con sé per metri e metri. Segna in tutti i modi: destro, sinistro, testa, in corsa e da fermo. Milano gli piace, ma pensa sempre alla moglie Ingrid e al figlio Tomas di 3 anni in Svezia. Torna a casa e convince Nils Liedholm e Gunnar Gren a trasferirsi in Italia. Liedholm dirà: «Mi ha parlato per una notte intera e mi ha preso per sfinimento». Con Gren e Liedholm costituisce il Gre-No-Li, il trio più famoso del nostro calcio. Uno, il Professore, pratica un gioco che è «un ricamo all’uncinetto». L’altro, il Barone, «attraversa i campi con le sue eleganti gambe da cervo». Gunnar è il Pompiere o il Bisonte sfondatore, a scelta. Nordahl vince due scudetti e cinque classifiche cannonieri. Cifre esagerate, anche per quei tempi. Una valanga di gol, 210 con il Milan in otto stagioni. Poi, a 36 anni passa alla Roma e chiude con altri 15. Segna solo un rigore in rossonero. Ma i rigoristi erano gli altri due del trio. Il Pompiere è buono e generoso e non si arrabbia mai. Una volta, contro la Juve a Torino, segna tre gol e costringe il corretto Carlo Parola a un fallo da espulsione. Il Milan vince 7-1, negli spogliatoi Gunnar abbraccia Parola e gli chiede scusa. «Mi dispiace tanto, ma non potevo non segnare». Negli ultimi anni pesava quasi un quintale, ma era ancora molto veloce e implacabile. Liedholm, il suo migliore amico (assieme fanno anche la pubblicità al vermouth Punt e Mes), racconterà il segreto della sua precisione e potenza: «Lui aveva cominciato a giocare al Polo. Laggiù faceva molto freddo e suo padre a bordo campo gli diceva continuamente: "Se vuoi scaldarti tira Gunnar, tira". E lui tirava sempre: da 40, 50 metri, a volte 60. E colpiva tutto quello che voleva». Gunnar Nordahl muore a 73 anni ad Alghero, dove si trovava in vacanza, il 15 settembre 1995.