Federico Rampini, la Repubblica 6/3/2013, 6 marzo 2013
DRONI– Ora il trasporto aereo ci offre un’emozione in più. Ne sa qualcosa il comandante dell’Alitalia che ha “incrociato” un drone poco prima dell’atterraggio a JFK
DRONI– Ora il trasporto aereo ci offre un’emozione in più. Ne sa qualcosa il comandante dell’Alitalia che ha “incrociato” un drone poco prima dell’atterraggio a JFK. È accaduto il 4 marzo sul volo AZ 608, RomaNew York. La notizia è stata data ieri dallaCnn e confermata dalla compagnia aerea italiana. Il comandante del Boeing 777, Sergio Blasoni, e il suo co-pilota, hanno avvistato un oggetto di colore arancione durante la fase di atterraggio, a circa 500 metri di altitudine. «L’equipaggio ha completato la fase di atterraggio in piena sicurezza — informa l’Alitalia — e come da procedura, ha immediatamente avvisato i controllori di volo». L’incidente scampato rilancia le polemiche che già imperversano qui in America sul dilagare dei droni. Fino a poco tempo fa questi velivoli senza pilota erano associati a teatri di guerra lontani: bombardamenti “chirurgici” (o presunti tali) contro i Taliban in Afghanistan, contro basi di Al Qaeda in Somalia o nel Mali. Ma nel dibattito sulla riforma dell’immigrazione proposta da Barack Obama, molti hanno scoperto per la prima volta che i droni sono già in dotazione alla polizia di frontiera: per avvistare immigrati che entrano senza documenti, o inseguire narcotrafficanti al confine col Messico. E non è solo la polizia di frontiera ad averli. Il Congresso sta esaminando in questi giorni un nuovo disegno di legge per regolamentare l’uso dei droni, garantire che possano fare “sorveglianza e spionaggio” sul territorio nazionale solo previo mandato della magistratura. Secondo una ong che tutela i diritti civili e la privacy, sono già 80 i corpi di polizia e altre agenzie federali che hanno presentato la richiesta alla Federal Aviation Administration per poter usare i droni sui cieli d’America. Alcune lo fanno per scopi “civili” e benefici: il monitoraggio dell’inquinamento o la prevenzione delle calamità naturali. Ma la maggioranza delle applicazioni riguardano la sicurezza, la lotta alla criminalità, l’ordine pubblico. E’ in questo settore che si moltiplicano le proteste delle organizzazioni che si appellano al Quarto Emendamento contro le “perquisizioni illecite”. I droni sui cieli d’America sono un business da 5 miliardi di dollari, con tecnologie sempre più raffinate: i velivoli senza pilota possono avere le dimensioni di un aereo, oppure quelle di un giocattolo miniaturizzato come nel caso dei Nano Hummingbirds (19 grammi di peso). L’American Civil Liberties Union che paventa il dilagare del Grande Fratello sul cielo, ha già ottenuto alcune vittorie simboliche. In California la contea di Alameda ha preventivamente messo al bando i droni. A Charlottesville in Virginia una legge locale proibisce alla polizia di portare in tribunale prove raccolte usando questi mezzi di spionaggio aereo. A Seattle la protesta dei cittadini ha costretto la polizia a rivendere due droni che aveva già in dotazione. Ma la logica economica li favorisce: grazie alle nanotecnologie, e risparmiando i salari dei piloti, i droni costano molto meno degli elicotteri. Lo ha spiegato di recente lo sceriffo di Alameda, Tom Madigan: «In un periodo di austerità siamo alla ricerca di metodi efficienti e poco costosi per garantire la sicurezza dei cittadini. E bisogna precisare che noi non stiamo parlando di droni militari. I nostri non sono armati, non hanno niente a che vedere con la potenza di fuoco dei Predator in dotazione all’esercito». Gli apparecchi non-militari usano solitamente delle batterie dalla durata corta, la loro autonomia di volo è di poche ore, le distanze che possono percorrere non sono paragonabili alle missioni sui cieli dell’Afghanistan. Ma è la potenza di spionaggio quella che crea tante resistenze. Anche minuscolo, un drone può essere pieno di sensori incluse micro-camere digitali. E la normativa attuale è piena di lacune, riguardo all’uso che la polizia e la magistratura possono fare di questi dati. Un conto è raccogliere dati scientifici sulle emissioni di CO2, perfezionare la qualità delle previsioni meteo per l’avvistamento di uragani, o localizzare velocemente degli escursionisti persi in montagna, altra cosa è monitorare le manifestazioni di protesta. Intanto la Federal Aviation Administration ha già aperto sei siti per i voli di prova e altri test di sicurezza sui droni. Uno di questi rischia di essere stato “scoperto” dall’Alitalia, suo malgrado.