Antonella Luppoli, Libero 5/3/2013, 5 marzo 2013
RUBA LO SPERMA ALL’EX PARTNER, LUI LA DENUNCIA
Diventare papà senza saperlo? Negli Stati Uniti d’America si può. È il miracolo della banca del seme. O forse quello dell’incoscienza di una donna ferita per la fine di una relazione. È successo in Louisiana. Un uomo che si è ritrovato genitore di un bel maschietto senza saperlo. Toby Devall ha avuto un figlio, usando lo sperma di Layne Hardin, il suo ex compagno, senza il suo consenso.
Il piccolo adesso ha due anni, non ha mai visto il suo papà e quest’ultimo non ha mai visto lui. Anzi forse, non l’ha mai voluto. Dopo aver rotto la relazione con Hardin, la Devall ha ben pensato di andare nella clinica in cui lui aveva lasciato il seme durante una precedente relazione e di farsi «inseminare». Il tutto senza che il diretto interessato sapesse nulla. Infatti, né la clinica né lei hanno chiesto l’autorizzazione all’uomo. La donna ha avuto a disposizione il tempo della gravidanza per decidere di comunicare all’ex compagno la decisione presa in maniera totalmente arbitraria. Ma no, perché dirglielo?
I classici nove mesi sono scivolati via nel silenzio e neppure successivamente (di mesi ne sono trascorsi altri 24), la Devall ha mai pensato di dare la lieta novella al suo ex compagno che, una volta scoperto di essere diventato padre, ha querelato lei e l’ospedale privato.
Ciò che preoccupa maggiormente Hardin non è tanto l’idea di aver dato seguito alla prole, seppur involontariamente, ciò che attanaglia i pensieri dell’uomo negli ultimi giorni è cosa potrà succedere in futuro quando il bambino sarà grande. Infatti, lei potrebbe chiedergli il mantenimento, per vendicarsi. Che la Devall sia pronta ai colpi di testa è ormai cosa risaputa. Ma la strumentalizzazione di un bambino per legarsi a un uomo prescinde dalla possessione e ossessione amorosa. O almeno dovrebbe prescindere. Per ora né la Devall né la clinica hanno rilasciato dichiarazioni in merito alla vicenda. Solo l’uomo imbufalito ha deciso di parlare e di sporgere denuncia. Adesso sarà il tribunale a decidere.
Depositare il proprio seme nelle cliniche americane rientra nella normalità. C’è chi sostiene sia una gran cosa poichè aiuta a combattere l’infertilità - causa della mancata felicità di non poche coppie - chi invece ne contesta ogni genere d’utilità. Non siamo qui a sentenziare. L’unica cosa che ci chiediamo è: ma davvero si possono correre questi rischi? La banca del seme in teoria non dovrebbe permettersi questo genere di qui pro quo. Sempre se così possano essere definiti. Di mezzo infatti c’è la vita di un bambino, che non è proprio un semplice inconveniente.
A dirla tutta e per non generalizzare, occorre specificare che alla base del fattaccio pesa più la totale irresponsabilità della donna, che il resto. Cosa dirà questa mamma a suo figlio quando quest’ultimo gli chiederà di suo padre? Ci piacerebbe molto saperlo.