Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2013  marzo 05 Martedì calendario

LA MELINA DI TRE TEDESCHI ALLONTANA IL NUOVO PAPA

Tre sedie vuote, e di quelle che pesano. All’apertura delle congregazioni generali che devono fissare l’inizio del conclave ieri mancavano tre cardinali tedeschi, uno dei quali legato anche da profonda amicizia nei confronti di Joseph Ratzinger. Gli assenti in tutto erano dodici, perché 103 elettori hanno preso parte sia alla prima che alla seconda riunione della congregazione generale. Mancavano i cardinali più lontani (Vietnam, Hong Kong, Senegal), qualche arabo e qualche altro di cui si conoscono già i problemi di salute. Ma ben tre tedeschi assenti hanno fatto una certa impressione, perché a dare buca all’inizio del pre-conclave sono stati nomi di peso come Rainer Maria Woelki, arcivescovo di Berlino; Joachim Meisner, arcivescovo di Colonia e Karl Lehman, arcivescovo di Magonza.
Sulla carta poteva essere una semplice coincidenza: fra i dodici c’erano anche altri cardinali europei assenti, come quelli di Praga e di Madrid. Ma tre tedeschi sono tanti, e l’impressione è stata che il clero più vicino al papa emerito intenda fare melina e prendere tempo nonostante la velocizzazione dei lavori del conclave resa possibile da Benedetto XVI con il motu proprio firmato prima delle dimissioni. Naturalmente i cardinali arriveranno a Roma nelle prossime ore, e se dovessero latitare, possono farlo per pochi giorni: dopo il 15 marzo rischierebbero di restare esclusi dall’elezione del nuovo Papa, e non è certo quello che vogliono.
IL FATTORE TEMPO
Quell’assenza però indica che il “fattore tempo” in questo momento è proprio l’argomento che divide l’assemblea dei cardinali. Ieri pomeriggio ci sono stati solo due interventi, dopo la riflessione avviata dal predicatore cappuccino padre Ruggero Cantalamessa, per chiedere un anticipo del conclave. In mattinata gli interventi sono stati 13, e nessuno si è pronunciato sui tempi.
Molti cardinali non europei però hanno fatto una richiesta formale, che è assai indicativa del “fattore tempo”: un dossier sintetico su ciascun cardinale elettore, con tanto di corredo fotografico e biografico. Il motivo di questa richiesta è semplice: molti cardinali non si conoscono fra loro, o perché non hanno mai frequentato la curia stando in paesi lontani, o perché di nomina abbastanza fresca. È un altro segno della melina in corso, che rende difficile assai più di quanto non si pensasse alla vigilia un anticipo della prima votazione per il nuovo Papa a lunedì 11 marzo. Chi vuole velocizzare i lavori è soprattutto la curia romana, che è più organizzata e più unita e quindi prima inizia a votare, più chance ha per i propri progetti. Gli altri cardinali invece si è ben capito ieri- preferirebbero frenare, e dare più tempo a tutti per parlarsi prima di procedere con il voto. Secondo le regole vaticane in ogni caso si potrà anticipare solo se tutti i 117 elettori saranno presenti e se chi sceglierà di essere assente lo comunicherà con lettera formale al collegio.
Al momento solo un cardinale ha formalizzato la sua rinuncia al conclave per motivi di salute: l’indonesiano Darmaatmadja. Lo scozzese Keith O’Brien, travolto dallo scandalo pedofilia, ha annunciato la sua assenza a mezzo stampa e con una lettera al suo clero. Ma non ancora con una missiva al collegio dei cardinali. Se non arriva, loro sono comunque obbligati ad aspettarlo fino al 15 marzo prossimo nonostante il motu proprio di Benedetto XVI.
Anche gli americani hanno fatto capire di volere prendere tempo, allungando la discussione nelle congregazioni generali. Hanno bisogno di farsi sentire e conoscere dagli altri, di fare “campagna elettorale” presso colleghi che non li hanno mai visti in faccia. Perché più si va veloce, più si rafforzano candidature di cardinali che hanno girato il mondo e incontrato i vari episcopati (fra i più conosciuti per questo ci sono Angelo Scola e Marc Ouellet), più si prende tempo, meglio è per gli outsider.
GIORNATA PERSA
Con la melina in corso, il primo giorno delle congregazioni è stato quasi inutile: non si è nemmeno deciso se e come procedere con le riunioni nei prossimi giorni. Questa mattina si metterà ai voti una proposta di rallentare le riunioni ufficiali a quelle informali, dove è più facile conoscersi, e iniziare a costituire gruppi di voto.