VARIE 5/3/2013, 5 marzo 2013
APPUNTI PER GAZZETTA - LA GIORNATA POLITICA
CORRIERE.IT
L’incontro è durato due ore. Il sindaco Matteo Renzi è arrivato a Palazzo Chigi poco prima di pranzo. Un faccia a faccia rimasto segreto fino all’ultimo minuto e chiesto proprio dal premier uscente. «Un incontro previsto da tempo, ben prima del voto», durante il quale c’è stato ovviamente uno «scambio di vedute e opinioni sulla situazione politica attuale», dicono da Palazzo Chigi. Poche parole all’uscita dall’incontro: «Uscirà una nota»; ancora è stata una visita «istituzionale», dice rispondendo ai cronisti che lo tempestavano di domande. Poi si è avviato verso la sede nazionale dell’Anci, dove i sindaci da tutta Italia sperano di giungere ad una svolta che sblocchi il patto di stabilità. Renzi prepara la strategia di attacco alla direzione nazionale del Pd, dunque conferma: «Parteciperò».
LA NOTA DEL SINDACO - Un incontro previsto da tempo e che «era stato ipotizzato per discutere delle varie questioni ancora aperte tra il Governo e la città di Firenze, in particolare del Nuovo Teatro dell’ Opera e delle difficoltà che si trovano ad affrontare gli Enti locali a causa del Patto di stabilità», si legge più tardi in una nota diffusa dal Comune di Firenze sull’incontro fra Renzi e Monti. «L’incontro - si spiega ancora - era previsto da tempo: il sindaco e il premier ne hanno parlato in occasione del concerto dell’Orchestra del Maggio musicale fiorentino, che si è tenuto il 4 febbraio scorso in Vaticano, in onore di Benedetto XVI e del presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano per l’84/o anniversario dei Patti Lateranensi».
L’INCONTRO SALTATO CON I FEDELISSIMI - Renzi avrebbe dovuto incontrare, in un hotel a Firenze, i circa cinquanta parlamentari a lui vicini e appena eletti. E invece neo deputati e senatori provenienti da tutta Italia hanno dovuto farsi rimborsare i biglietti del treno. Il motivo? Renzi ha preferito rinviare il vertice a data da destinarsi, perché l’appuntamento avrebbe rischiato di essere interpretato come una riunione di «corrente», una strategia che il Rottamatore ha sempre classificato «da eterni perdenti». Quindi, cancellato l’incontro fiorentino, il sindaco è salito su un Frecciarossa alla volta di Roma dove è fissato anche un vertice ristretto con un gruppetto di fedelissimi. Il sindaco vuole mettere a punto una strategia «soft» anti Bersani, perché il segretario va messo «davanti a un disastro elettorale di cui è responsabile», anche se «mai e poi mai sarà pugnalato alle spalle».
LA GIORNATA ROMANA - Renzi ha speso la giornata a studiare le contromosse in vista della resa dei conti tra i Democratici. Poi, in serata, andrà in onda un’intervista a Ballarò, su Rai Tre, dove si toccheranno in particolare i temi economici. Il Rottamatore che risponderà alle domande di Giovanni Floris durante una puntata che vedrà ospiti anche Maurizio Lupi (Pdl), Laura Puppato (Pd), il sondaggista Nando Pagnoncelli e il governatore (Pd) della Sicilia Rosario Crocetta. L’intervista di Renzi, che si annuncia tutt’altro che tenera nei confronti dei vertici Pd, servirà a preparare il campo per domani, quando, a meno di improvvisi cambi di rotta, il sindaco si presenterà alla direzione nazionale del partito, in via del Nazareno. Qui, appoggiato da buona parte dei vertici, il segretario Bersani (ri)presenterà i suoi otto punti.
LO SCENARIO - Il piano per un «governo di scopo», per riuscire a convincere il Movimento 5 Stelle ad appoggiare un esecutivo guidato dall’attuale segretario Pd. Tra gli otto punti — con in testa conflitto d’interessi, legge anti corruzione e costi della politica — manca però la riforma della legge elettorale. Tutta la seduta della direzione nazionale del partito sarà trasmessa in diretta su Internet. Come si muoverà? Sul fronte del possibile governo, consapevole che la partita è in mano al Presidente della Repubblica, dovrebbe tenere un basso profilo, ma sulla strategia del partito il suo intervento si annuncia scoppiettante. Il Rottamatore, dopo aver lanciato il suo manifesto anti Grillo e premuto l’acceleratore sui temi che hanno decretato il successo elettorale del Movimento Cinque Stelle, anche ieri ha preferito il silenzio, in attesa di capire l’evoluzione dello scenario. Per lui parla solo Matteo Richetti, braccio destro renziano alla Leopolda: «Mi rassicura il fatto che un’eventuale intesa non sia nelle mani di Bersani e di Grillo, ma in quelle del Capo dello Stato». Cautela, e poi di nuovo all’attacco: «Se si vota tra sei mesi, a quel punto penso sia legittimo che Renzi possa pensare di riproporsi agli elettori». Richetti esclude comunque che l’«uomo della provvidenza» possa essere Renzi: «Sarebbe sbagliato e poco rispettoso di ciò che è avvenuto in questi mesi, con l’esito delle primarie: la nostra proposta non ha convinto la maggioranza del centrosinistra».
Claudio Bozza
IMPOSSIBILE ANTICIPARE LA CONVOCAZIONE DELLE CAMERE
Nessuna anticipazione della data di convocazione delle Camere, già fissata per venerdì 15 marzo. Lo ha reso noto il Quirinale che in una nota spiega che ci sono difficoltà di vario ordine. Per cui «resta dunque ancora un ampio spazio per una proficua fase preparatoria delle consultazioni del capo dello Stato per la formazione del governo».
IL SOLLECITO - Giorgio Napolitano ha poi aggiunto: «Nel ringraziare la magistratura per lo sforzo di celerità compiuto negli adempimenti di sua competenza relativi alla verifica dei risultati elettorali, il presidente della Repubblica confida che le operazioni relative all’insediamento delle Camere e alla costituzione dei Gruppi parlamentari si svolgano con la massima sollecitudine possibile».
LE DATE GIA’ FISSATE - Il nuovo Parlamento si riunirà, ha confermato Napolitano, per la prima volta venerdì 15 marzo e il Presidente del Senato verrà eletto al più tardi sabato 16 marzo. Il regolamento di Palazzo Madama prevede infatti al quarto scrutinio il ballottaggio tra i primi due del terzo scrutinio. Per la Presidenza della Camera, dal quarto scrutinio servirà la maggioranza assoluta dei votanti. I tempi sono stretti, perché il settennato di Napolitano scadrà il 15 maggio 2013 e la Costituzione stabilisce la convocazione dei parlamentari e dei delegati regionali per eleggere il nuovo capo dello Stato trenta giorni prima che scada il termine.
LA TELEFONATA DI BARROSO: «PIENA FIDUCIA» - Intanto il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso «ha riaffermato la sua piena fiducia nel ruolo dell’Italia nel processo di integrazione europea» nel corso di una telefonata al capo dello Stato. Al centro del colloquio le prossime scadenze a livello europeo. In particolare, informa il Quirinale, il presidente Barroso ha ragguagliato Napolitano sui seguiti del recente Consiglio europeo in materia di bilancio e del futuro quadro finanziario multiannuale dell’Unione.
Redazione Online
overno tecnico? Non s’ha da fare. Almeno per ora. Dopo l’apertura di Vito Crimi, capogruppo al Senato per il M5S, ecco che arriva la marcia indietro. «Preciso che non ho mai parlato di appoggio a governo tecnico». E per rimarcare il niet, interviene anche Beppe Grillo. «Il M5S non darà la fiducia a un governo tecnico, nè lo ha mai detto. Il governo Monti è stato il governo più politico del dopoguerra, nessuno prima aveva mai messo in discussione l’articolo 18 a difesa dei lavoratori». Per il leader: «Non esistono governi tecnici in natura, ma solo governi politici sostenuti da maggioranze parlamentari».
«NON COI PARTITI MA CON I MOVIMENTI » - E sul blog Grillo aggiunge: «Non esistono governi tecnici in natura, ma solo governi politici sostenuti da maggioranze parlamentari». Perché«il presidente del Consiglio tecnico è un’enorme foglia di fico per non fare apparire le vere responsabilità di governo da parte di Pdl e Pdmenoelle». Poi su Twitter scrive: «Noi non ci alleiamo coi partiti, noi ci alleiamo con tutti i movimenti e le associazioni».
«LASCIATECI LAVORARE» - Insomma, per il momento non si vota alcun esecutivo. O almeno così sembra. Per i neo eletti rimane come priorità, quella di «predisporre uno strumento per comunicare ufficialmente». Ne sono tutti consapevoli. Compreso Vito Crimi che nell’attesa ha affidato la precisazione alla sua pagina Facebook. «Oggi e domani non risponderò a nessun giornalista. Le nostre parole di ieri in conferenza stampa sono state chiare e non lasciano dubbi. Prego tutti di rispettare la mia volontà ed evitate di chiedermi interviste o presenze radiotelevisive. Da ieri ad oggi non è cambiato nulla. Abituatevi anche a chi dice sì per dire sì, no per dire no, senza interpretazioni. Ci aspettano alcuni giorni di lavoro e preparazione, per questo tutti noi parlamentari abbiamo bisogno che ci lasciate lavorare». E poi aggiunge: «Vi garantisco la coerenza, terremo la barra dritta: la nostra è una rivoluzione culturale pacifica e democratica e non la fermeremo, il nostro unico senso di responsabilità è verso gli elettori che ci hanno dato mandato di attuare questa rivoluzione culturale che comunque è già in atto malgrado le resistenze di coloro che sono attaccati a poltrone e privilegi».