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 2013  marzo 05 Martedì calendario

VIA TARGHE E VINI. IL PALAZZO SI PIEGA ALLO TSUNAMI 5 STELLE —

Solo per Emilio Colombo il tempo sembra non passare mai. E non tanto perché porta i suoi quasi 93 anni bene che più bene non si può. Il senatore a vita sembra essere l’unico, nei palazzi della politica, a restare attaccato alle tradizioni, e non c’è Beppe Grillo che tenga.
Colombo, che presiederà la prima seduta dell’assembla di palazzo Madama essendo il più anziano in quel consesso, ha già messo le mani avanti con gli amici: «Se i senatori del Movimento 5 Stelle si presentano senza giacca e cravatta io non li faccio entrare in Aula». L’esponente della «fu» Democrazia cristiana sembra l’unico a voler resistere all’onda dei grillini. Per il resto, nei palazzi della politica romana ci si adegua con incredibile velocità.
Alla Camera funzionari che annusano il vento hanno fatto sparire le tracce dei privilegi. Nella stanza riservata ai deputati che volevano leggere i giornali — ma che più che altro la usavano per lunghi pisolini — è sparita la targa che precisava come il luogo fosse off limits per i comuni mortali. All’ufficio della posta si è volatilizzata come d’incanto l’insegna d’ottone che ammoniva a dare la precedenza agli «onorevoli deputati». In Corea, il corridoio parallelo al Transatlantico, quello posto alle spalle dell’Aula, i commessi non inseguono più i giornalisti per cacciarli. Per un regolamento interno di Montecitorio anche quello spazio è riservato ai parlamentari. Ufficialmente perché possano tenere le loro riunioni lontane da orecchie indiscrete, in realtà perché non vengano visti in compagnia di clienti, lobbisti e ospiti di dubbia moralità. Ma con i grillini in arrivo meglio chiudere un occhio, anzi due, anzi ancora, meglio lasciarli entrambi serrati e voltarsi pure dall’altra parte. Non si sa mai dicano che la «casta» vuole tenersi stretto qualche metro quadrato di corridoio.
Anche alla buvette la Camera si è adeguata al nuovo che avanza. Sembra di entrare in un emporio bulgaro, dice qualcuno. No, sembrano i magazzini Gum della Mosca sovietica, replica qualcun altro. Le scatole di cioccolatini di marca sono scomparse. Le poche bottiglie di vino decenti anche. Restano sui banconi panini stantii, un po’ di frutta dall’aria affranta e qualche tavoletta di cioccolato non particolarmente pregiato. I prezzi sono esposti ovunque, a mostrare che non sono più bassi che altrove. Fatica sprecata. L’altro giorno, quando hanno fatto la loro gita a Montecitorio, i grillini si sono tenuti ben lontani dalla buvette, quasi fosse un luogo del demonio.
Al Senato, nel frattempo, si provvede a competere in austerity con la Camera. Il ristorante che è stato chiuso pochissimo tempo fa, resterà sbarrato. Era stato la pietra dello scandalo per i prezzi bassissimi e ora è più opportuno evitare che i grillini si ricordino quell’episodio non propriamente commendevole. Si farà un altro appalto, si manterrà l’attuale, sarà quel che sarà, ma si deciderà solo quando si saranno insediati i nuovi senatori. Per ora basta e avanza il bar interno.
Maria Teresa Meli