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 2013  marzo 05 Martedì calendario

L’ ULTIMO GIORNO DA DEPUTATO, VIA AL TRASLOCO"

«Vuole sapere una cosa? Quando entro alla Camera e il piantone al portone principale batte i tacchi, beh, io mi emoziono ancora». Osvaldo Napoli ha 69 anni e tre legislature alle spalle. Dodici anni a Montecitorio, da deputato del Pdl. Stavolta, invece, quinto in lista, non è stato eletto. Davanti a lui, in Piemonte, due paracadutati da Roma strappano il biglietto d’ingresso per la diciassettesima legislatura; lui torna a casa, a fare il sindaco di Valgioie, in provincia di Torino. Arrabbiato? «Ma no, devo ringraziare Berlusconi, nella vita non avrei mai pensato di fare tanto. Vuole un rammarico? Qualcuno ha detto che mi hanno messo basso in lista perché mi hanno fatto pagare un’intervista in cui criticavo Berlusconi. Se è così mi dispiace, perché mille volte invece ho difeso tutti, il Cavaliere, i ministri, i colleghi».

Fatto sta che ieri dal suo Piemonte ha preso un aereo per tornare a Roma: bisogna preparare gli scatoloni, entro pochi giorni dovrà liberare l’ufficio da vicecapogruppo che occupa a Montecitorio. «Dovrò restituire la tessera che mi serviva per votare in Aula. Ma ne ho una provvisoria, che mi avevano dato perché non trovavo più quella effettiva. Ecco, quella la terrò e la incornicerò, come ho fatto con il facsimile della scheda di quando sono stato eletto la prima volta». Addio vita di Montecitorio. «Comunque sono spesso a Roma, perché ho un incarico all’Anci. Passerò di lì ogni tanto…».

Mica facile abbandonare 12 anni di abitudini. «Ma guardi che io ho fatto altro nella vita! A 15 anni ero operaio fresatore, a 18 impiegato, poi mi sono diplomato ragioniere alle scuole serali. Ho 37 anni di contributi versati all’Inps. E per 20 anni ho fatto il sindaco di Giaveno», elenca tutto d’un fiato. E guai a sentire parlare di Casta: «Non mi ci sento e sono felice di quello che ho fatto. L’esperienza parlamentare è stata bellissima. E, sottolineo, non ho mai messo piede in una Procura. Ho un ricordo che ancora mi commuove: quando sono stato ricevuto dal presidente Napolitano a nome dei comuni italiani, e lui mi ha detto “Caro Napoli, grande difensore dei comuni, ti faccio i miei complimenti!”».

Eppure, se Grillo prende il 25%, qualcosa come classe politica avrete sbagliato no? «Probabilmente ci siamo persi in tante parole, e gli interessi della politica hanno prevalso su quelli del Paese». Eppure, Scilipoti e Razzi sono dentro e lui fuori. «Scilipoti non lo conosco, ma credetemi, Razzi è una brava persona, sono contento ci sia». Napoli ripercorre questi 12 anni, «il momento più difficile, non c’è dubbio, è stato lo strappo con Fini nel 2010. Qualcuno avrebbe dovuto intromettersi per cercare di evitare quella rottura, mentre forse c’è stato chi l’ha accelerata», sospira. Ma ricorda anche episodi divertenti: come i quattro viaggi nell’inaccessibile Corea del Nord, come presidente dell’interparlamentare Italo-Nordcoreana. «E sa una cosa? Là tutti amano Berlusconi e ti chiedono come sta».

Fuori dal Parlamento, si perde l’atteso avvento dei grillini. «Io credo che chi fa il deputato dovrebbe almeno aver fatto il consigliere comunale di un piccolo centro. Ma lo sa che se a questi grillini gli chiede cos’è una delibera non lo sanno?». Può darsi, ma questo è il nuovo corso. «Io continuo a fare politica, sono sempre operativo». E se si dovesse tornare al voto con le preferenze? «Be’, i consensi sul territorio li ho: se c’è bisogno di qualcuno che porti voti…».