Alfredo Roma, il Sole 24 Ore 4/3/2013, 4 marzo 2013
I DRONI UE VOGLIONO VOLARE ALTO
Il termine più conosciuto è "droni" e si riferisce a quegli aerei senza pilota a bordo, impiegati per uso militare. Negli ultimi anni abbiamo letto molte notizie sulle loro missioni in teatri di guerra e sugli errori che hanno spesso portato a colpire civili innocenti. Tuttavia questi errori erano quasi sempre dovuti a false informazioni, non alla tecnologia di queste macchine che ha raggiunto livelli sofisticatissimi. Il termine "drone" fu coniato quasi cento anni fa, perché il ronzio dei primi modelli assomigliava al rumore che fa il maschio dell’ape, il fuco che in inglese è drone.
Nel momento in cui hanno cominciato a svilupparsi gli impieghi civili di queste macchine si è diffuso il termine "Unmanned air vehicle (Uav)", cioè veicolo senza pilota, ma, in effetti, il pilota c’è; è a terra dove, da un’attrezzatura portatile o da una complessa stazione di terra simile alla cabina di pilotaggio di un aereo commerciale, guida il veicolo, in volo a vista o tramite satelliti. I droni impiegati in Afghanistan dagli Stati Uniti sono pilotati dalla Virginia. Occorre dire che da tempo esistono veicoli senza pilota, come i treni delle metropolitane, ma per i prossimi trent’anni almeno non si prevedono aerei passeggeri pilotati da remoto. Una prima ragione è che l’incidenza del costo di due piloti sul costo totale di un volo è risibile; la seconda è che nessun passeggero salirebbe su un aereo senza pilota a bordo, anche se i moderni aerei passeggeri adottano il sistema di fly-by-wire, che riduce al minimo l’intervento del pilota.
Ultimamente l’Icao, l’Organizzazione mondiale dell’aviazione civile, costituita a Chicago nel 1944, ha adottato il più corretto termine di Remotely piloted aircraft system (Rpas), cioè aerei con sistema a pilotaggio remoto.
Esistono diversi modelli di questi aerei che vanno dal peso minore di un chilogrammo a diverse tonnellate di un jet da 12-15 posti. La tecnologia avanzata di questi aerei riguarda il sistema di pilotaggio via satellite, i sistemi anti-collisione e una serie infinita di sensori e di macchine per riprese di foto e video ad alta definizione. Per esempio, la polizia olandese utilizza un piccolo elicottero che pesa meno di 20 chili, dotato di uno "sniffatore" per scoprire le coltivazioni abusive di cannabis sativa. Un Rpa grande come un aereo da turismo può restare in volo per ventiquattr’ore senza rifornimento; grazie a questo è usato per la sorveglianza delle coste e dei confini per prevenire l’immigrazione illegale o attività criminose, inviando continuamente alla stazione di terra immagini o altri dati raccolti con sensori termici o di posizione. La sorveglianza comprende di solito anche i punti sensibili di uno Stato, come gli aeroporti, i porti, le centrali nucleari o elettriche. Questi aerei sono poi impiegati per raccogliere campioni da nubi vulcaniche o nucleari per decidere interventi a difesa della popolazione. Tra gli innumerevoli altri impieghi è molto diffuso quello della lotta agli incendi o la prevenzione di disastri naturali (soprattutto le inondazioni) che nella sola Europa procurano ogni anno danni per più di 300 miliardi di euro, oltre alla perdita di vite umane.
In sostanza la diffusione di queste macchine per impieghi di protezione civile e difesa civile può sensibilmente aumentare la sicurezza dei cittadini.
Finora il mercato di queste macchine, prodotte per uso militare, è stato nelle mani degli Stati Uniti e di Israele. L’industria europea ha prodotto eccellenti prototipi, ma la produzione in serie è stata frenata dal fatto che questi aerei possono volare solo in zone segregate dal traffico aereo ordinario. Questo avviene per ragioni di sicurezza, ma bisogna osservare che le tecniche di pilotaggio da remoto e i sistemi anti-collisione hanno ormai raggiunto un livello di affidabilità sufficiente per far volare questi aerei nello spazio aereo comune. Questo può però avvenire solo quando le autorità politiche della Ue avranno deciso che le tecnologie impiegate nei Rpas garantiscono la stessa sicurezza degli aerei con pilota a bordo, come richiesto dalle norme Icao.
Nel frattempo Unione europea e Stati Uniti, consci dell’enorme potenziale di mercato di questi aerei per usi civili, hanno fissato il termine del 2016 per sviluppare tecnologie ancora più affidabili e disegnare un quadro regolatorio che comprende la certificazione di questi mezzi, le licenze dei piloti, la responsabilità in caso d’incidenti, le coperture assicurative e ogni altra disposizione che faciliti l’accettazione dell’uso di questi aerei da parte del cittadino. Uno dei temi che maggiormente preoccupa le autorità di Governo è quello della privacy. Un piccolo elicottero del peso di un chilo può stare un giorno intero davanti a una finestra e raccogliere immagini, conversazioni o altri dati che possono ledere il diritto alla privacy. In Europa la legislazione in materia è assai vasta e tutela il cittadino. Il problema riguarda il controllo di queste piccole macchine, il cui costo è abbastanza modesto e possono essere autocostruite. I piloti di questi aerei dovranno seguire speciali corsi sull’etica di comportamento, trovandosi a pilotare un mezzo aereo stando comodamente seduti in una stazione di terra, quindi non condividendo le sorti dell’aereo.
Per affrontare e risolvere tutti questi temi, la Commissione Ue ha costituito il 6 luglio 2012 l’European Rpas steering group (Ersg), formato dalle istituzioni e dai maggiori esperti europei di questo settore, con lo scopo di integrare i Rpas nello spazio aereo comune entro il 2016. Particolare impegno di questo gruppo è di informare l’opinione pubblica dei pro e dei contro relativi all’impiego di questi aerei affinché il loro utilizzo avvenga sulla base di un consenso generale.
L’industria italiana è presente in modo sostanziale in questo settore grazie a Finmeccanica che, con le sue controllate Alenia Aermacchi e Selex, produce diversi modelli di Rpa che vanno da pochi chili a oltre mille chili di peso per l’utilizzo in diverse missioni di sorveglianza. A livello europeo Finmeccanica è impegnata, assieme alle altre maggiori industrie europee del settore, a collaborare con la Commissione Ue per il comune scopo di arrivare all’integrazione dei droni nello spazio aereo entro il 2016, quindi per lo sviluppo di questo mercato. Chi arriverà primo in questa gara tra Stati Uniti ed Europa fisserà gli standard mondiali per questo settore. È quindi fondamentale che l’Europa vinca questa gara per creare un vantaggio competitivo alla sua industria.